Dopo la militarizzazione, il governo affibbia i debiti della gestione straordinaria ai comuni. E li scippa della Tarsu, la tassa urbana. Come il governo gestisce l’«affaire» monnezza in Campania
L’emergenza rifiuti sotto il Vesuvio è finita, non perché il problema sia stato risolto ma perché il governo l’ha stabilito con decreto legge, come piace al presidente del Consiglio. Così il 30 dicembre scorso sono arrivate le “Disposizioni urgenti per la cessazione dello stato di emergenza in materia di rifiuti nella regione Campania”. Nel pacchetto di Natale anche un bel regalo per il fido Guido Bertolaso, con un paio di norme sul post emergenza in Abruzzo e, soprattutto, le disposizioni sulla privatizzazione della Protezione civile. In attesa della conversione in legge, i comuni campani hanno organizzato riunioni e schierato le truppe mentre il sindaco di Salerno e candidato alla presidenza della Regione, Vincenzo De Luca, incita alla disobbedienza civile invocando un bel Tso, cioè il trattamento sanitario obbligatorio, per gli estensori del decreto. Che in effetti assomiglia a una bomba piazzata direttamente sotto le fondamenta dei municipi della regione. Tira aria di vendetta e sembra che i suggerimenti della Lega nord siano stati messi ancora una volta a frutto.
Il decreto
La norma prevede che «le somme dovute dai comuni alla struttura del Sottosegretario di Stato (…), in relazione al ciclo di gestione dei rifiuti, sono recuperate mediante riduzione dei trasferimenti erariali, nonché in sede di erogazione di quanto dovuto per la compartecipazione al gettito Irpef e per la devoluzione del gettito d’imposta Rc auto». Cioè, nel caso di Napoli, lo stato taglierà alla fonte parte del gettito dovuto fino a ripianare il debito di 130 milioni di euro, quantificato dalla stessa strutta commissariale, accumulato nel periodo che va da giugno 2008 al 30 dicembre scorso. La liquidazione dell’enorme massa di debiti viene affidata a una Unità stralcio, che avrà sede nel comando logistico Sud dell’esercito a Palazzo Salerno in continuità, almeno per un altro anno, con l’equazione «militarizzazione del territorio uguale gestione rifiuti in Campania». Ovviamente i comuni non vogliono pagare per un servizio che per 15 anni è stato sotto gestione di un commissariato straordinario di governo. Però, come suggerì la Lega nel 2008, i costi della cattiva gestione dei rifiuti li devono pagare i cittadini, fatti salvi i risarcimenti ampiamente corrisposti all’Impregilo per l’impareggiabile lavoro svolto. «Il decreto è chiaramente incostituzionale – il commento del sindaco di Napoli, Iervolino – un atto in contrasto con le competenze dei comuni relativamente all’articolo 118 della nostra Carta. Si impedisce, inoltre, il ricorso giurisdizionale contro gli organismi del Commissariato ed è la prima volta che mi accade di leggere l’impossibilità di ricorrere in giudizio».
La punizione prosegue poi con il capitolo Tarsu, cioè la tassa sullo smaltimento dei rifiuti urbani. I sindaci, spesso in prima fila nelle rivolte contro le discariche, secondo il governo non sono in grado di effettuare una riscossione efficace e così, invece di riorganizzare la materia, passa semplicemente alle province con la gestione delle discariche e dell’intero servizio, attraverso le società provinciali, le Sap, che governeranno dal 2011 tutto il ciclo integrato. Alle province spetterà anche la decisione sull’ampliamento delle discariche, che potranno anche sconfinare presso altri comuni, un dispositivo che sembra studiato su misura per Chiaiano, Terzigno e Sant’Arcangelo Trimonte. Alle Sap la raccolta e il conferimento dei rifiuti in discarica, quindi, un affare da milioni di euro per cinque enti tutti a gestione Pdl, tranne Benevento. E sarà interessante seguire gli sviluppi, in particolare, per quello partenopeo dove, dall’ultima tornata amministrativa, si è insediato Luigi Cesaro, famoso per la fornitura industriale di mozzarelle a Berlusconi e per essere legato a Nicola Cosentino, a cui l’accomuna l’accusa di collusione con i Casalesi secondo l’accusa del pentito Gaetano Vassallo, il colletto bianco che gestiva il traffico illegale di rifiuti per il clan del casertano.
La tassa scippata
Lo scippo della Tarsu, accanto alla sottrazione del gettito Irpef e Rc auto, provocherà un terremoto nelle casse comunali, tanto da portare l’Anci, l’associazione nazionale comuni italiani, sul piede di guerra, mentre molti sindaci per ora si rifiutano di fornire i dati relativi alla tassa. «Si tratta di una riorganizzazione di poteri intorno alla Protezione civile, in via di privatizzazione. Un’enorme trasferimento di fondi dagli enti locali a un soggetto autonomo, che costringerà i comuni a tagliare ancora i servizi» commenta il consigliere comunale di Rifondazione Alessandro Fucito, che aggiunge: «Fino al 2009 Palazzo San Giacomo raccoglieva 70 milioni di euro dalla Tarsu, sui 120 dovuti. Poi il governo ci ha obbligato ad aumentarla fino a 170 milioni e ora la sposta alle province». «Con il decreto – spiega Ivo Poggiani, consigliere indipendente della III Municipalità – i cittadini pagheranno anche in termini di servizi, dopo quanto hanno subito con la distruzione del territorio. Caso lampante è la mancata partenza della raccolta differenziata porta a porta, slittata nei quartieri della parte bassa dei Colli Aminei e su tutta la collina di Capodimonte. Servizio che viene chiesto a gran voce dai cittadini, comitati e associazioni».
L’inceneritore di Acerra
Interessanti anche le disposizioni sull’inceneritore di Acerra: la proprietà dovrà essere ceduta entro il 2011, possibili acquirenti gli enti pubblici, la Protezione civile o i privati, il prezzo fissato dall’Enea entro questo mese. Se non si riuscisse a venderlo, scatta l’obbligo di affido alla Protezione civile, che avrà la possibilità di indire una gara di gestione per 15 anni. E si torna alla struttura guidata da Bertolaso, quella che nel passaggio a Spa incamererà, se consideriamo solo i debiti del comune partenopeo e dei consorzi di bacino delle province di Napoli e Caserta altri, circa 330 milioni di euro, oltre ai trasferimenti delle attuali sedi più le flotte aeree e navali, quella che vedrà la più grande stabilizzazione di massa del personale con la regia del fido Guido e Gianni Letta. Un esercito del premier costruito con i soldi pubblici.
Il Manifesto 03.02.10
Pubblicato il 3 Febbraio 2010