"Se la scuola va avanti con i soldi dei genitori", di Giuseppe Marotta
Il contributo volontario versato dai genitori è da anni prassi comune nelle scuole. Serve a finanziare l’ampliamento dell’offerta formativa che ciascun istituto decide autonomamente. Ma è anche una voce di bilancio certa e prevedibile nei tempi di incasso. Tanto che il ministero consente ora di ricorrervi per colmare la carenza dei finanziamenti statali per le spese ordinarie necessarie all’erogazione del servizio scolastico base. Equivale all’imposizione di una nuova tassa, regressiva perché di ammontare fisso indipendentemente dal reddito. Da diversi anni al momento dell’iscrizione dei figli a scuola viene chiesto ai genitori un contributo “volontario”, con la motivazione che serve per finanziare l’assicurazione per lo studente e soprattutto per consentire l’ampliamento dell’offerta formativa. La dimensione dell’obolo ha raggiunto livelli relativamente elevati, prossimi ai cento euro nelle scuole medie superiori, con valori più contenuti ma sempre significativi nelle scuole elementari e medie inferiori, finendo per rappresentare una componente stabile e prevedibile quanto ai tempi di incasso tra le entrate di bilancio degli istituti. Nel 2007 il decreto Bersani ha previsto la detraibilità di questi contributi, che rientrano …