Caselli: "Ci hanno ridotti a fare gli accattoni", di Alberto Gaino
Seduto in prima fila, la toga sulle spalle, Gian Carlo Caselli si alza e lascia l’aula magna del Palazzo di Giustizia torinese non appena prende la parola il rappresentante del Guardasigilli. Fuori, il procuratore della Repubblica non si sottrae alle domande: «Ho aderito alla protesta per stare realmente dalla parte dei cittadini. Altro che casta – sbotta indignato – non siamo messi in condizione di rendere il servizio che la cittadinanza si aspetta». Rientra per ascoltare l’intervento del procuratore generale Marcello Maddalena. «Lo condivido pienamente», commenta alla fine. «Chi ci impone certe riforme deve assumersene la responsabilità. Ogni giorno al nostro ufficio arrivano 150 nuove notizie di reato. Alcune comportano investigazioni complesse, con il ricorso (autorizzato da un giudice) ad intercettazioni telefoniche. Non si può gridare che è venuto il momento della tolleranza zero e sbrecciare, nel modo previsto dal disegno di legge approvato alla Camera, la linea Maginot delle inchieste penali: lo strumento delle intercettazioni telefoniche e ambientali. Senza le quali migliaia di delinquenti resteranno impuniti e si avrà serio motivo di invocare più …