Nel G5 della criminalità l´Italia è in testa. Abbiamo la mafia più potente e, per volume d´affari dell´economia criminale, siamo il secondo mercato del pianeta, dopo gli Stati Uniti e prima del Giappone e della Cina. Nella classifica delle grandi mafie globali, quelle italiane prese nel loro complesso sono al posto numero uno. Seguono la mafia cinese, la Yakuza giapponese, la mafia russa e le mafie sudamericane. Insieme questi cinque sistemi criminali, ciascuno formato da diverse organizzazioni, si spartiscono cifre che sono nell´ordine delle migliaia di miliardi di dollari realizzati su vari mercati. Quello degli Stati Uniti da solo viene valutato 310 miliardi di dollari, quello italiano 112, quello giapponese e cinese rispettivamente 84 e 83.
Traffici di droghe e di uomini, di farmaci e di oggetti contraffatti, di armi, di prodotti chimici, di rifiuti tossici, traffici di tutti i tipi. Per la prima volta i numeri e i sistemi di relazioni che sono alla base di questi immensi affari illeciti sono stati messi insieme, con una analisi indipendente realizzata dal Global Agenda Council on Illicit Trade promosso dal World Economic Forum. Il Council è composto da 18 studiosi ed esperti di vari paesi che partecipano al progetto non in rappresentanza delle loro organizzazioni ma a titolo personale. Il presidente è Sandro Calvani, italiano, direttore del Centro di Ricerca delle Nazioni Unite sulla Criminalità Internazionale e la Giustizia, a Davos nella sua qualità di presidente del Coucil on Illicit Trade.
I numeri sono impressionanti. Le stime dicono che in ogni giorno ci sono almeno 2 milioni e 400 mila persone che sono oggetto di traffici illeciti. Una parte sono i “nuovi schiavi” impiegati nella pesca, nelle costruzioni, nelle fabbriche, nel sesso, per un giro di affari annuale di 32 miliardi di dollari. Poi c´è il “contrabbando” di esseri umani, l´organizzazione dell´immigrazione clandestina, che vale 10 miliardi di dollari l´anno e c´è il traffico di organi.
La droga è la fonte di finanziamento di molti altri affari illeciti, con i suoi 400 miliardi l´anno di proventi, in parte impiegati nella corruzione, nel finanziamento del terrorismo e di altri business illeciti, come per esempio la contraffazione, che vale 200 miliardi di dollari l´anno per i prodotti della moda e cd musicali e cinematografici e altri 75 miliardi per i medicinali.
Nella gestione di questa ragnatela di affari le mafie hanno cambiato natura, le vecchie specializzazioni si sono affievolite, gli ambiti territoriali si sono allargati e anche l´organizzazione si è trasformata: è meno piramidale e più orizzontale, invece del vecchio capo cartello al quale riferiva l´intera organizzazione ora prevalgono organizzazioni più piccole, “i cartellini” come vengono chiamati in America Latina.
Spiega Calvani: «Mafia, camorra e ‘ndrangheta hanno il monopolio dell´importazione di stupefacenti in Italia e sono leader assoluti nella distribuzione di prodotti contraffatti in Europa e nell´area del Mediterraneo, controllano il traffico est-ovest e quello nord-sud, hanno la rete e grandi capacità di collegamento tra i produttori e i mercati. Dominano il settore delle contraffazioni “perfette” quelle che nemmeno i produttori degli originali riescono a distinguere, grazie a collegamenti con artigiani e fabbriche nel sud est asiatico. Sono rapidissimi nel riciclaggio di denaro sporco in affari leciti, spesso immobiliari o commerciali, in Italia e all´estero».
Non c´è un vero sistema di alleanze internazionali, i rapporti più forti le mafie italiane li hanno con quelle latino americane, con le quali collaborano e investono nel business della droga. «La novità del rapporto del Council on Illicit Trade è che mette insieme per la prima volta tutti i tipi di traffico illecito, con l´obiettivo di sensibilizzare le opinioni pubbliche e di favorire un coordinamento che è diventato fondamentale», continua Calvani. «Le faccio due esempi: l´Organizzazione Mondiale della Sanità ha varato una serie di iniziative per contrastare i medicinali contraffatti, molte delle quali potrebbero essere replicate anche per contrastare le merci contraffatte e i prodotti pirata, ma chi si occupa di un settore spesso non sa quello che avviene nell´altro. L´altro esempio riguarda l´intersettorialità del crimine. Un motoscafo veloce che parte da Miami per andare a ritirare la droga in Colombia non parte vuoto ma porta armi che lascia nelle isole dei Caraibi e quindi in quella operazione sono coinvolti due diversi tipi d traffico».
La Repubblica 29.01.10
Pubblicato il 29 Gennaio 2010
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