Un emendamento presentato dal Pdl introduce l’abolizione dei limiti temporali per il calendario venatorio. Con il fucile tutto l’anno, ma a guadagnare sono le aziende faunistiche e i candidati leghisti per le regionali.
Sfondamento del calendario venatorio. Cacciatori in giro per campagne ad agosto a sparare alle tortore e per paludi a febbraio, a riempire il carniere con uccelli acquatici. Rischia di passare come al solito sottobanco, travestito da norma filo ambientalista, l’allungamento no limits dei tempi dell’attività venatoria: stavolta è nella legge Comunitaria che viene discussa al Senato oggi e votata, presumibilmente, tra stasera e domani mattina. L’articolo 38 sostanzialmente annulla i due limiti temporali all’attività venatoria, che oggi – con tutte le deroghe regionali – non può essere permessa prima del primo settembre e oltre il 31 gennaio. Dopo quella data si entra in epoca di nidi e passaggio di migratori in buona parte protetti dalle norme europee, e prima è la piena stagione degli amori e dell’allevamento dei piccoli. Ha quindi un senso, la scelta operata a suo tempo dalla legge 157, vero obiettivo dei numerosi tentativi operati in questa legislatura di rivedere e riscrivere più o meno parzialmente le norme venatorie.
Stavolta, come accade quasi sempre, all’attacco del calendario venatorio è una parte consistente della destra. A far risuonare i corni di caccia della Lega Nord e della maggioranza Pdl sono con forza i capigruppo al Senato, Gasparri e Brucolo, spinti dalle elezioni che incombono e dalla minaccia della Confavi – associazione venatoria che fa capo al centrodestra e alla Lega – di piazzare una manifestazione di cacciatori il 9 marzo prossimo, a pochi giorni dal voto. «Togliere i riferimenti ai limiti temporali di caccia significa di fatto esporsi a pesantissime sanzioni europee.
E a guadagnarci non saranno tanto i cacciatori che vivono sul territorio quanto le aziende faunistico-venatorie che affittano a 10-15mila euro l’anno le botti di caccia nelle paludi venete», spiega Osvaldo Veneziano, presidente di Arcicaccia e da sempre strenuo difensore della 157 come «punto di mediazione che riconosce le ragioni di tutti, ambientalisti e cacciatori compresi». Spiega il senatore Pd Roberto Della Seta: «Nel centrodestra e nel governo ci sono posizioni molto diverse. Ad esempio, il ministero dell’Ambiente ha dato parere negativo. In Senato purtroppo prevale la linea dura ‘caccia libera tutti’, ma alla Camera non sono pochi i contrari all’allargamento dei termini: penso al ministro Brambilla e al sottosegretario Martini, e a parecchi deputati che si definiscono animalisti».
Di certo, la Comunitaria non appare proprio la legge più opportuna dove piazzare una norma che di fatto azzera il calendario venatorio, visto che è una norma pensata per recepire le direttive europee e rispondere alle procedure di infrazione in corso. Sulla caccia l’Italia è già entrata nel mirino dell’Unione europea a causa dell’eccessiva facilità con cui le Regioni concedono deroghe sia sui calendari (ma sempre all’interno dei paletti temporali) che sulle specie cacciabili. Ora l’aula di Palazzo Madama si prepara, nell’indifferenza della politica distratta da mille questioni, a dare il via libera alla caccia no timing.
da Terra news 27.01.10
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Dissensi anche nelle fila del Pdl. Giammanco: «Il Senato rispetti la volontà degli elettori»
Caccia, «Berlusconi ferma tu la strage». Appello al premier da 100 associazioni ambientaliste: articolo-trappola, permetterà di sparare senza limiti
L’appello del Wwf contro la legge sulla caccia
ROMA – «Berlusconi ferma la strage» cancellando l’articolo 38 dalla legge Comunitaria. Questo l’ appello che 100 associazioni ambientaliste – tra cui Lipu, Amici della Terra, Enpa, Legambiente, Lav, Greenpeace e Wwf – animaliste, civiche, culturali, sociali, di cittadini, sparse in tutta Italia stamattina al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi a poche ore dal voto della legge Comunitaria nell’aula del Senato. «L’articolo 38 dalla legge Comunitaria – dicono le 100 associazioni – è un inganno all’Europa e ai cittadini italiani», nonchè «il via libera a un nuovo assalto agli animali». Per questo, prosegue l’appello, «ci rivolgiamo a lei, Signor Presidente, perchè intervenga immediatamente e impedisca l’approvazione dell’articolo 38 della legge Comunitaria».
CACCIA NO LIMITS? – Secondo l’allarme lanciato dalle associazioni «l’articolo 38, tra le altre cose, prevede la cancellazione degli attuali limiti massimi della stagione venatoria» permettendone «l’estensione anche oltre i già lunghi 5 mesi attuali, con l’ennesima strage di animali selvatici, di uccelli migratori, di cuccioli ancora alle dipendenze dei genitori, ma anche la presa in giro dei cittadini italiani che dovranno tollerare la presenza e i fucili dei cacciatori nei propri terreni. Il paradosso, Signor Presidente – continuano – è che tutto ciò avviene in risposta ad una durissima procedura di infrazione europea che contesta all’Italia di concedere troppe deroghe e di non prevedere il divieto assoluto di caccia nei periodi di dipendenza e migrazione degli uccelli». In sostanza «ci contestano di cacciare troppo e male» mentre la risposta che «darà oggi il governo» è di «aumentare la caccia». Tutto questo, fanno notare, avviene nel 2010, nell’anno internazionale della natura e della Biodiversità, «con il primo provvedimento del governo che sarà una riduzione delle tutele per la biodiversità e il via libera a un nuovo assalto». Le chiediamo, concludono i 100, di «intervenire in prima persona sul suo governo e in particolare sul ministro Ronchi, chiedendo la cancellazione dell’articolo 38».
DISSENSI NEL PDL – Ma forti dubbi sull’articolo contestato, oltre che dalle fila delle opposizioni che hanno presentato diversi emendamenti per la sua cancellazione, arrivano dalle fila della stessa maggioranza. «Il dissenso di gran parte dell’opinione pubblica nei confronti della caccia appare sempre più chiaro – sostiene ad esempio in una nota la deputata Gabriella Giammanco (ma contro il provvedimento si è già espresso anche un altro deputato pidiellino, Basilio Catanoso) -. Ciò emerge anche dall’ultimo sondaggio realizzato dall’Ipsos per le associazioni ambientaliste, dal quale risulta che l’86% degli intervistati dice ‘nò al prolungamento della stagione venatoria. Mi auguro, quindi, che l’Aula del Senato non accolga l’emendamento che cancella i limiti temporali della stagione venatoria, attualmente compresa tra il 1 settembre e il 31 gennaio». Lo afferma in una nota Gabriella Giammanco, deputata del Pdl. «Qualora l’emendamento dovesse essere approvato – sottolinea la Giammanco – si avrebbe un netto aggravamento della procedura di infrazione che la Ue ha aperto dal 2006 nei confronti del nostro Paese, al quale non si chiede di cancellare l’arco temporale della stagione venatoria ma di prevedere il divieto di caccia durante il periodo di riproduzione e migrazione delle specie cacciate. Sono sicura che al Senato la maggioranza di centrodestra, sostenuta dai rappresentati del governo, interverrà per rispettare l’opinione della maggioranza degli elettori».
La Stampa 28.01.10