……venni inviato a Fossoli presso Modena dove un vasto campo di internamento già destinato ai prigionieri di guerra inglesi e americani andava raccogliendo gli appartenenti alle numerose categorie non gradite al neonato governo fascista repubblicano.
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Ma il mattino del 21 si seppe che gli ebrei sarebbero partiti. Tutti, nessuna eccezione. Anche i bambini anche i vecchi anche i malati.
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Ognuno si congedò dalla vita nel modo che più gli si addiceva. Alcuni pregavano altri bevvero oltre misura, altri si inebriarono di nefanda ultima passione. Ma le madri vegliarono a preparare con dolce cura il cibo per il viaggio e vegliarono i bambini e fecero i bagagli e all’alba i fili spinati erano pieni di biancheria infantile stesa al vento ad asciugare; e non dimenticarono le fasce, e i giocattoli, e i cuscini, e le cento piccole cose che esse ben sanno, e di cui i bambini hanno in ogni caso bisogno. Non fareste anche voi altrettanto? Se dovessero uccidervi domani col vostro bambino, voi non dareste oggi da mangiare?
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…..e quando tutto fu pronto, le focacce cotte, i fagotti legati, allora si scalzarono, si sciolsero i capelli e disposero al suolo le candere funebri, e le accesero secondo il costume dei padri, e sedettero a terra a cerchio per le lamentazioni e tutta la notte pregarono e piansero. Noi sostammo numerosi davanti alla loro porta e ci discese nell’anima, nuovo per noi, il dolore antico del popolo che non ha terra, il dolore senza speranza dell’esodo ogni secolo rinnovato.
L’alba ci colse come un tradimento; come se il nuovo sole si associasse agli uomini nella deliberazione di distruggerci. I diversi sentimenti che si agitavano in noi, di consapevole accettazione, di ribellione senza sbocchi, di religioso abbandono, di paura, di disperazione, confluivano ormai, dopo la notte insonne, in una collettiva incontrollata follia. Il tempo di meditare, il tempo di stabilire erano conclusi, e ogni moto di ragione si sciolse nel tumulto senza vincoli, su cui, dolorosi come colpi di spada, emergevano in un lampo, così vicini ancora nel tempo e nello spazio, i ricordi buoni delle nostre case. Molte cose furono allora fra noi dette e fatte; ma di queste è bene che non resti memoria.
Primo Levi