Il Consiglio di Stato boccia la riforma scolastica proposta dalla Gelmini per le scuole superiori: gli obiettivi sono ben aldilà dei limiti contenuti nella delega concessa dal Parlamento. Il Pd chiede il rinvio di un anno per l’entrata in vigore. Un responso chiaro e inconfutabile: ridurre le ore scolastiche e le materie di studio con il solo fine di tagliare i costi e il personale, non rientrano negli obiettivi contenuti nella delega concessa dal Parlmento al ministro Gelmini. Questo è quanto emerge dal giudizio del Consiglio di Stato sulla riforma delle scuole superiori avanzata, a colpi di mano, da parte del governo Berlusconi. La delega concessa, infatti, prevede “la sola ridefinizione dei curricula vigenti nei diversi ordini di scuola anche attraverso la razionalizzazione dei piani di studio e relativi quadri orari”.
In attesa di un giudizio definitivo da parte del Consiglio di Stato, anche la creazione dei Dipartimenti scolastici previsti con la nuova normativa potrebbe essere a rischio. Cancellando di fatto i collegi dei docenti, i dipartimenti sono in netto contrasto con la legge sull’autonomia scolastica.
L’unica a non accorgersene della non tempestività della riforma scolastica e delle gravi carenze e superficialità che essa comporterebbe sembra essere proprio il ministro Gelmini, più impegnata a far bella figura con il premier che a dare risposte concrete sul riordino del sistema del Sapere.
“Dopo il pronunciamento del Consiglio di Stato si rafforza la richiesta già avanzata dal Pd di rinviare di un anno l’entrata in vigore la riforma della scuola superiore”. Così la capogruppo del Pd nella commissione Cultura della Camera, Manuela Ghizzoni e il responsabile Scuola del partito, Giovanni Bachelet. “Se questo non accadesse – hanno aggiunto – la riforma comincerebbe nell’incertezza più assoluta alimentando le preoccupazioni dei docenti , delle famiglie e degli studenti. In particolare – hanno sottolineato Ghizzoni e Bachelet – il Consiglio di Stato ha sostenuto che gli atti che devono essere emanati per dare attuazione alla riforma (come ad esempio i programmi, i quadri orari) abbiano natura normativa e quindi un iter di approvazione lungo e laborioso. Questa richiesta, che sembra essere stata accolta dal Governo, rende impraticabile l’entrata in vigore della nuova normativa in tempi così ristretti. Ma la questione più rilevante – hanno precisato Ghizzoni e Bachelet – riguarda le modalità di entrata in vigore della riforma che, al momento prevedono negli istituti tecnici un cambiamento di orari e programmi per le prime due classi e degli orari settimanali per le terze e quarte a partire dal prossimo anno scolastico; mentre in quelli professionali il cambiamento dei programmi nelle seconde e terze. Si tratta di una scelta di una gravità inaudita destinata a produrre gravi disagi agli studenti e difficoltà gravissime nella vita delle scuole determinata solo dai tagli di spesa pretesi dal ministro Tremonti. In Parlamento ribadiremo tutte le nostre perplessità e chiederemo con forza il rinvio di un anno dell’entrata in vigore della riforma delle scuole superiori”.
Per Antonio Rusconi, capogruppo del Pd nella Commissione Istruzione, “il parere del Consiglio di Stato sul riordino della scuola superiore conferma una volta per tutte che è necessario il rinvio di almeno un anno della sua entrata in vigore, come diciamo da tempo, per non gettare le scuole, gli studenti e le famiglie nel caos. Speriamo che il ministro Gelmini se ne convinca”.
“Nel suo parere il Consiglio di Stato – ha spiegato Rusconi – sottolinea con chiarezza la richiesta che gli atti che il governo deve emanare per dare attuazione alla riforma delle superiori devono avere natura normativa e seguire quindi l’iter di esame delle leggi, che è più lungo e deve coinvolgere il Parlamento. Inoltre il Consiglio di Stato ha nella sostanza fatto una serie di altri rilievi significativi e non marginali. Tutto questo rende impossibile un’entrata in vigore rapida, a partire dal prossimo settembre, con iscrizioni da fine febbraio a fine marzo, così come annunciato oggi dal ministero. Ricordiamo, tra l’altro, che le scuole sono già provate dai tagli operati dal ministro Tremonti e che dunque questa accelerazione porterebbe ulteriori disagi, inaccettabili, agli istituti, agli insegnanti, alla famiglie e agli studenti”.
Dello stesso parere anche Francesca Puglisi, responsabile Scuola della segreteria del Pd: “dopo il pronunciamento del consiglio di stato il Partito democratico chiede al governo, con ancora più convinzione, il rinvio di almeno un anno del riordino della scuola secondaria superiore”.
“Chiediamo di rispettare il diritto ad un’istruzione di qualità per tutti e di permettere ai ragazzi e alle loro famiglie una scelta consapevole di un percorso formativo che andrà a determinare il loro futuro lavorativo e di vita” ha ribadito il responsabile Scuola. “Il ministro – ha concluso la Puglisi – utilizzi per una volta questo tempo per aprire un confronto con il mondo della scuola che richiede rispetto e ascolto”.
A.Dra
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