Bersani ricorda Don Sturzo ed i mali della Sicilia . Poi annuncia una settimana di battaglie sulla giustizia. E sulle candidature in Lazio e Puglia rivendica al PD il ruolo di “unico partito federale del Paese”. Pierluigi Bersani sceglie il 91° anniversario dell’appello di Luigi Sturzo “ai liberi e forti”, celebrato a Caltagirone in provincia di Catania, per guardare al futuro del Paese. Lo facciamo con un disegno in grado di affrontare il tema delle alleanze alle regionali di primavera come una tappa nella costruzione di un’alternativa da offrire agli italiani, assieme a tutte le forze che hanno un’altra idea rispetto a quella plebiscitaria della destra al governo.
C’è un populismo strisciante che va contrastato e in questo scenario bisogna ricondurre il dialogo con l’Idv, l’Udc, le forze di sinistra e con l’Mpa di Raffaele Lombardo.
Il segretario dei democratici, parlando con i giornalisti, spiega come il Partito Democratico vuole essere il perno di convergenze più ampie “per battere la destra. Vedo quello che sta succedendo tra la destra e l’Udc e noi abbiamo un atteggiamento che sta al merito. L’Udc ha fatto una sua scelta politica generale, noi ne prendiamo atto e lavoriamo regione per regione in chiave federalista per vedere se ci sono convergenze su programmi e candidature. Fin qui -ha concluso Bersani – abbiamo fatto passi avanti, mentre l’atteggiamento della destra mostra solo segnali di arroganza e condizionamento da parte della Lega”.
Chi non si fa condizionare è proprio il PD, che in vista delle regionali va definendo le candidatura lasciando le scelte alle assemblee regionali elette durante le primarie del 25 ottobre. Così nel Lazio e in Puglia con votazioni unanimi si è deciso per la candidatura di Emma Bonino alla presidenza della Regione Lazio, e per la candidatura del deputato Francesco Boccia alle primarie che si terranno domenica prossima. L’obiettivo è quello di vincere con candidature autorevoli e capaci di raccogliere un amplissimo consenso nella coalizione e tra i cittadini. “Tutto questo mostra la faccia reale del Pd, unico partito veramente a base federale di questo Paese – ha spiegato Bersani – che valorizza il territorio e affronta discussioni anche difficili e percorsi di partecipazione inediti, sapendo riaffermare il proprio profilo con decisioni positive”.
Le tre emergenze della Sicilia.
Bersani parlando della situazione politica in regione ha invitato tutti a mantenere l’unità del Pd: “La Sicilia ha bisogno dell’unità del nostro partito: e questo è un problema di responsabilità. Noi vogliamo che succedano delle cose, come il credito d’imposta, le zone franche, il decentramento, e che i siciliani le vedano”. E ha citato le ”tre emergenze. La prima è di natura economico-sociale, basta vedere cosa succede all’industria, all’occupazione e ai giovani; la seconda è amministrativa e civica, guardando al problema dei rifiuti; la terza è politica: il centrodestra con le sue spaccature è rovinosamente venuto meno alle sue responsabilità creando una situazione di ingovernabilità”. Di fronte a queste emergenze, ha spiegato Bersani, ”il Pd non ha niente da chiedere e tutto da dare senza avere interessi di governo”.
Il leader del Pd inoltre considera “una situazione inaccettabile”, il proseguo della vertenza della Fiat sulla chiusura degli stabilimenti di Termini Imerese, ed esorta il governo a non spostare l’attenzione dal palermitano e a trovare una soluzione che permetta di non ridurre l’industrializzazione di quell’area”.
“Senza giudici la mafia non si combatte”.In ottica nazionale ha parlato poi di giustizia. E’ partito dal problema degli organici dei giudici, procure vuote a fronte delle quali il governo mostra “un’irresponsabilità micidiale” commentando l’annuncio dell’ipotesi di sciopero dell’Anm sulla ”desertificazione”delle procure. ”Non si può accusare di corporativismo l’Associazione nazionale magistrati, nei luoghi più esposti alla criminalità organizzata c’eèuna carenza d’organico paurosa. Con che armi combatteremo la ‘ndrangheta e la mafia?” Ma la settimana sarà infuocata anche per altri motivi, per il leader del PD: “Vogliono andare avanti sul processo breve, disastroso dal punto di vista di assetto della giustizia italiana, una vergognosa amnistia per i colletti bianchi. E tutto questo per un problema del premier. No, noi li combatteremo con forza”.
Invece di confrontarsi su questo il senatore Maurizio Gasparri non ha trova di meglio che affidare allee agenzie una nota in cui ci suggerisce di preoccuparci delle procure vuote . Gli ha risposto Andrea Orlando, presidente del Forum Giustizia del Pd: “Il vero bugiardo è Gasparri, che non dice la verità sul processo breve e cioè che si tratta di un’amnistia mascherata, perché intervenendo su molti processi in corso, alcuni dei quali casualmente riguardano il presidente del Consiglio, impedirà che gli stessi si concludano e dunque non consentirà di giudicare i responsabili di reati anche gravi”. Quanto agli organici la verità è molto semplice: la norma che impediva la prima nomina presso le procure, combinata con la costante aggressione a chi svolge l’attività di pm, ha svuotato le procure stesse . Orlaando ricorda: “Fummo noi a proporre quella norma, la cui necessità e’ oggi in parte superata e siamo noi oggi a dire rivediamola insieme in Parlamento, senza contrapposizioni ideologiche e nell’esclusivo interesse dei cittadini”.
Immigrazione, meno lavoro nero e più regole flessibili. Commentando le parole del capo dello Stato (“Dobbiamo migliorare le nostre regole in una politica per l’integrazione ed evitare di essere un’idrovora per la clandestinità e anche di fenomeni di possibile degenerazione”) Bersani ha detto: “Dobbiamo avere meno lavoro nero e regole più flessibili, che aiutino a ridurre la clandestinità ed una politica dell’integrazione che sia propria di un Paese civile. Non possiamo più assistere a quello che abbiamo visto a Rosarno. Chi ha speculato fin qui sul tema dell’immigrazione per ottenere vantaggi elettorali – ha concluso- ha fatto un colossale danno al Paese. Questo è un tema che va affrontato seriamente essenzialmente perché noi non possiamo e non potremo fare a meno dell’ immigrazione”.
C’è chi ha chiesto a Bersani perché era in Sicilia e non al decennale della morte di Bettino Craxi e ha risposto così: “Non è il momento di gesti, ma di consentire una riflessione storica e un giudizio più equilibrato su quella figura e quella vicenda. Spero che questa non sia l’occasione per accendere gli animi ma che si riescano ad apprezzare gli elementi di novità che questa figura ha introdotto nella discussione politica, parlando delle grandi riforme come quelle istituzionali, e dei meriti e dei bisogni: temi certamente notevoli e attuali. Ma senza dimenticare come quelle idee di riforme siano degenerate nel meccanismo opaco della governabilità che ha sottovalutato largamente i temi della questione morale che non può essere ridotta solo al tema del finanziamento dei partiti: c’era qualcosa di più e di più largo, e questo lo sappiamo. Credo che tutto ciò- ha concluso Bersani – vada consegnato a una riflessione più pacata”.
Come quelle attorno allo sturziano “manuale del buon politico” che ha costituito il fulcro del confronto moderato dal giornalista Claudio Sardo, tra il leader del Pd e Pierluigi Castagnetti. Castagnetti ha spiegato come “la lezione del popolarismo” che si evince dal manuale, sia importante per creare un partito democratico, punto di incontro di storie politiche diverse. E Bersani, nella discussione, ha dato atto ai popolari e al loro fondatore, don Sturzo, di aver posto storicamente l’accento sui “limiti della politica” e censura certe pagine buie del passato della sinistra ree di aver sacrificato “l’uomo reale” sull’altare di quello “ideale”.
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