"La società civile e la casta dei politici", di Eugenio Scalfari
DA qualche tempo la cosiddetta società civile si sta prendendo alcune rivincite. Era stata assai bistrattata dalla “casta”, sia di destra che di sinistra. I partiti, anzi la partitocrazia, avevano invaso tutto l’invasibile. Non c’era candidatura elettiva, non c’era ente pubblico o parapubblico che non fossero caduti nelle mani della “casta” e il berlusconismo non faceva eccezione, anzi, nonostante il piglio anti-partito del suo leader. Chi accedeva al governo o al sottogoverno doveva innalzare i vessilli e indossare i colori d’uno dei componenti della casta, gravitare nella sua orbita, sollecitarne i favori e pagarli al prezzo convenuto. Non soltanto e non tanto in termini di danaro, ma in termini di sudditanza politica. O corporea. Ma sì, anche corporea, Tarantini insegna. Questo ritorno in forza dei politici era stato accolto con favore anche da molti intellettuali all’insegna della supremazia della politica. Alla società civile erano state addebitate molte turpitudini, comunque un cattivo odore di corruttela che inquinava anche la politica e i suoi “operatori”. Per di più si addebitava alla società civile anche la responsabilità di …