«Emozionata e determinata». Si presenta così all’appello Emma Bonino, da pochi minuti ufficialmente candidata del Pd nel Lazio. Incoronata, dopo giorni di polemiche, con un sì unanime a sostegno della sua candidatura, arrivato dall’assemblea regionale del Pd. «Dopo decenni di profondissima intesa con la gente di sinistra e cattolica che tanto ha contribuito alle grandi vittorie di civiltà nel nostro Paese, quest’ assemblea ci mostra che l’alternativa alla quale ormai da tanto lavoriamo controcorrente stiamo forse riuscendo a realizzarla anche a livelli partitici», ringrazia Emma. Quanto ai cattolici: «La mia vita dimostra l’attenzione alle diversità, ai più deboli e ai grandi problemi sociali o di negazione del diritto, perchè legalità, legge e diritto sono il fondamento della convivenza».
Certo, il metodo con cui si è arrivati alla scelta non è piaciuto a molti. «Zingaretti, che sarebbe stato il candidato migliore, è stato esposto troppo a lungo e c’è il legittimo dubbio che la segreteria nazionale abbia preferito la Puglia al Lazio», ha attaccato, senza peli sulla lingua, la popolare Silvia Costa: «Non abbiamo nominato la Bonino d’intesa, ma abbiamo creato un vuoto politico nel quale i radicali si sono inseriti e il segretario nazionale ha indicato il suo nome senza consultazioni».
E però alla fine il voto dell’assemblea del Lazio è unanime. Emma Bonino è la candidata che il Pd sosterrà per non cedere il Lazio alla destra di Renata Polverini.
«Dobbiamo iniziare subito la campagna elettorale», recita il pressing con cui il bersaniano Alessandro Mazzoli, segretario regionale, ha aperto l’assemblea lanciando per il 24 gennaio, il giorno inizialmente fissato per le primarie, una giorata di mobilitazione per la Bonino. «È una fuoriclasse», le aveva dato l’imprimatur il segretario Pier Luigi Bersani, davanti alle telecamere del tg1. «È un nome forte con il quale possiamo vincere», ha ripetuto Mazzoli: «Non è una candidatura imposta o di ripiego, non è un corpo estraneo». E la proposta del segretario nazionale ha trovato alla fine, dopo gli anatemi della Binetti e le fuoriuscite cattoliche, il consenso del Pd laziale, riunito questo pomeriggio in assemblea presso l’Aran Hotel di Roma per decidere.
Anche l’ala franceschiniana ha dato il via libera. «Noi non siamo mai stati contrari alla Bonino e questa assemblea colma il deficit di democrazia che ha portato alla candidatura della Bonino», ha spiegato Roberto Morassut, che della leader radicale dice: «Ha dei punti che possono farci vincere e altri che possono essere implementati con l’aiuto del Pd», spiega indicando il mondo cattolico e quelli con il mondo del lavoro, «realtà fondamentale per il Lazio», come i due fronti su cui il Pd dovrà lavorare di più «per dare alla candidatura di Emma Bonino un carattere popolare».
«È necessario ora mettere in campo una proposta politica che consenta alla Bonino di essere la candidata di tutta la coalizione», detta le prossime mosse Michele Meta, uno dei senior del Pd del Lazio, sostenitore al congresso di Ignazio Marino e uno dei primi a lanciare l’idea di affidare nelle mani della leader radicale le regionali del Lazio: «La sua candidatura restituisce alla
nostra coalizione la competitività e l’entusiasmo per vincere una partita dura ed impegnativa, ma ad oggi apertissima».
E Silvia Costa che aveva avvertito «quella di Emma Bonino è una candidatura con forte identità, e va considerata con i suoi pro e i suoi contro», ora la invata a «presentarsi all’assemblea regionale del Pd come già fece Marrazzo». E prova a dettare l’agenda: «Va formato un comitato per il programma con i nomi e i cognomi e bisogna fissare nel
programma alcuni punti irrinunciabili per il Pd».
L’Unità 16.01.10