Una mappa del 1979 indica 45 zone idonee per le centrali. Realacci: “Il governo non parla perché non vuole compromettere le elezioni”. “E’ questa la mappa all’interno della quale si sceglieranno i luoghi in cui costruire le centrali nucleari. Il governo non lo dice perché vuole continuare a mentire agli elettori assicurando in ogni regione, fino all’appuntamento con le urne, che gli impianti verranno collocati altrove. Ma l’elenco è qui, perché non discuterne adesso? Se non parliamo di energia, di lavoro e di sicurezza di cosa vogliamo parlare in campagna elettorale?” Ermete Realacci, del coordinamento del Pd, mostra una cartina dell’Italia con 45 località cerchiate: i punti in cui è possibile collare un reattore. E’ un documento preparato dal Cnen (Comitato nazionale per l’energia nucleare) nel 1979 incrociando i dati sul rischio sismico, sulla popolazione e sulla disponibilità di acqua.
“Da allora poco è cambiato: è questa la rosa entro cui scegliere”, continua Realacci. “In Sardegna ci sono 5 siti, ma prima delle ultime elezioni il presidente del Consiglio ha assicurato che l’atomo non sbarcherà sull’isola. In Veneto ci sono 4 siti ma il presidente della Regione Galan ha messo le mani avanti parlando di pericolo subsidenza. La stessa scenetta si è ripetuta in Puglia e in altre regioni. E’ un gioco delle tre carte in cui rientrano anche i conti economici che non tornano”.
Nel giugno scorso è uscito un rapporto del Massachusetts Institute of Technology di Boston in cui si sostiene che in un’economia di mercato il nucleare non è competitivo rispetto al gas. Dal 2003 i costi di costruzione delle centrali atomiche sono aumentati in media del 15 per cento all’anno: nel 2007, secondo il Mit, realizzare una centrale nucleare costava 4.000 dollari per chilowattora contro i 2.000 di quattro anni prima. E i dati di mercato confermano l’analisi. A luglio la società francese Areva ha chiesto al Canada 4.500 euro per chilowattora – più della stima del Mit – per realizzare una centrale: il progetto è stato sospeso.
In tutto l’Occidente sono in costruzione due soli impianti nucleari, uno in Francia a Flamanville e uno in Finladia a Oikiluoto. La centrale di Oikiluoto, la più avanzata, ha già subito un aumento dei costi del 60 per cento e le cifre continuano a salire trainate dai continui ritardi. Il 22 ottobre è stata resa ufficiale una pesante critica all’impianto firmata da tre agenzie per la sicurezza nucleare: la francese Asn, la britannica HSE’sND, e la finlandese Stuk.
“Continuiamo a pagare una tassa di 400 milioni di euro sulle bollette elettriche per smaltire le scorie del vecchio nucleare: andarsi a cercare altri debiti è una follia”, conclude Realacci.
“Meglio seguire il mercato che sta premiando chi punta sull’innovazione, l’efficienza e le fonti rinnovabili: la spinta della green economy può produrre in Italia un milione di posti di lavoro. Mentre la maggioranza votava in Senato una mozione di critica al solare a concentrazione, una tecnologia perfezionata da Carlo Rubbia, Germania e Francia, con il sostegno Ue, decidevano di investire 400 miliardi di euro nell’operazione Desertec che prevede proprio l’uso delle tecnologie che non piacciono al centrodestra”.
La Repubblica 14.01.10