Entro marzo un bonus da 500 euro a persona, per sostenere i consumi. E successivamente il taglio dal 23% al 20% della prima aliquota fiscale, a tutto vantaggio delle fasce di reddito più deboli, dipendenti e pensionati in prima fila.
Sono due delle proposte contenute nel documento che la Cgil presenta lunedì all’attenzione di Silvio Berlusconi, dopo il suo annuncio di riforma fiscale e in vista di due sole aliquote. Una proposta – quella del presidente del Consiglio – che alla Cgil non piace e che il suo segretario confederale, Agostino Megale, ha già dichiarato di vedere come «propaganda»: l’obiettivo del sindacato di Corso d’Italia è quello di realizzare una riduzione delle tasse su redditi da lavoro e da pensione di 100 euro medi al mese per i prossimi tre anni. Se infatti il primo obiettivo è quello del bonus di 500 euro, successivamente si deve passare per il taglio della prima aliquota di tassazione e poi per l’armonizzazione della tassazione sulle rendite al 20% e per una nuova imposta sulle grandi ricchezze, ovvero sui patrimoni sopra gli 800mila euro. Senza dimenticare la lotta all’evasione, che secondo i calcoli del sindacato comporta una «tassà per i lavoratori quantificabile in 3mila euro l’anno».
La posizione della Cgil su lotta all’evasione e armonizzazione delle rendite (a esclusione dei titoli di Stato, come Bot e Btp) è condivisa anche da Cisl e Uil, che lo scorso 15 dicembre hanno consegnato direttamente nelle mani del ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, un loro documento unitario sulle proposte per un percorso di riforma del fisco condiviso con le parti sociali. Fra i punti del testo, l’aumento della detrazione da lavoro dipendente e l’equiparazione della «no tax area» per i pensionati al livello di quella dei lavoratori dipendenti (8mila euro), oltre a un aumento delle detrazioni per pensioni. Come la Cgil si chiede la riduzione della prima aliquota dal 23% al 20%, ma anche si aggiunge anche il taglio della terza, dal 38% al 36 per cento. Accanto a queste misure di riduzione del carico fiscale si chiedono interventi a sostegno della famiglia, fra cui spicca il nuovo assegno per i figli, che accorperebbe le detrazioni annuali per i figli a carico e l’assegno al nucleo familiare. Fra le proposte, anche l’incentivazione del secondo livello di contrattazione, portando da 35mila a 40mila euro la soglia di reddito al di sotto della quale si applica l’agevolazione.
Il sole 24 Ore 11.01.10
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Tasse, la Cgil boccia la riforma “Poco ai poveri, troppo ai ricchi” , di Luisa Grion
Dalla Lega via libera a Tremonti Brunetta: dovremo alzare le imposte sui consumi
Non gli piacciono i tempi: la riforma fiscale rilanciata da Berlusconi vuol cambiare tutto dopo, per non cambiare nulla adesso. Ma non è d´accordo nemmeno sui numeri: due aliquote sono troppo poche perché non rispettano la progressività e anche le percentuali scelte non vanno bene. Guglielmo Epifani, leader della Cgil, boccia il piano del governo sul fisco. «E´ una mossa furba, propagandistica – commenta – fatta apposta per rimandare decisioni che dovrebbero essere prese subito. Si propone un progetto globale, che chiede tempi lunghi e approfondimenti, e si tralasciano interventi – come le detrazioni – che potrebbero invece dare sollievo immediato alle famiglie impoverite dalla crisi». Non solo: «Anche le due aliquote di cui si parla sono sbagliate perché la prima, quella al 23 per cento, è troppo alta, dovrebbe scendere al 20. E la seconda, quella del 33, è troppo bassa. Così facendo si promettono grandi risparmi ai redditi medio alti, ma si concede poco a chi ha entrate ridotte».
Insomma l´idea che la Cgil ha sul fisco è abbastanza diversa da quella prospettata dal premier e le proposte che proprio oggi il sindacato presenterà all´attenzione di Berlusconi poggiano su basi diverse: riduzione delle tasse per cento euro al mese per redditi da lavoro e pensionati e recupero dell´evasione. Il mix di interventi che porterebbe a questi obiettivi, nei piani della Cgil, fa base su una riforma Irpef che per il periodo 2010-2012 dovrebbe costare 19,8 miliardi. Dovrebbe comprendere la riduzione della prima aliquota dal 23 al 20 per cento – appunto – e della terza dal 38 al 36; un aumento delle detrazioni per i redditi da lavoro dipendente e da pensione per almeno 500 euro entro marzo; l´innalzamento e unificazione delle quote esenti. In più la tassazione delle rendite finanziarie al 20 per cento e una tassazione extra per grandi patrimoni (sopra gli 800 mila euro).
Ma se la Cgil la pensa in un altro modo, un netto «sì» alla riforma delle due aliquote è arrivata dalla Lega e dal ministro Maroni: «E´ una proposta che condividiamo – ha detto – in questa fase è giusta e può far ripartire l´economia». Via libera anche dal ministro Brunetta, che però è d´accordo con «la cautela di Tremonti» e guarda anche al bilancio: «la riforma si farà entro la fine della legislatura», ma la minore tassazione sui redditi, ha precisato, dovrà accompagnarsi ad una maggiore tassazione sui consumi. Maggioranza a parte, aperture sul piano del governo arrivano anche dalla nuova formazione di Rutelli, Alleanza per l´Italia. «La doppia aliquota, se accompagnata da adeguati meccanismi di esenzione e di deduzioni, può essere un sistema che va nella direzione giusta» ha detto Linda Lanzillotta. Quanto all´accusa mossa ieri da Bersani di puntare a un fisco utile ai ricchi, a rispondere è Della Vedova, deputato Pdl: «La riduzione delle aliquote marginali aumenta e non riduce il contributo percentuale dei ricchi al gettito – ha commentato – Limitarle a due e ridurre quella massima permette una guerra totale all´evasione».
La Repubblica 11.01.10