Lo Stato deve dare un segnale forte di presenza in Calabria. A dirlo è il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, a margine della commemorazione di Piersanti Mattarella, a Palermo, commentando la bomba di Reggio Calabria contro la procura generale. «C’è stato un grave atto intimidatorio nei confronti della magistratura e questo è anche conseguenza del clima che si è creato nei confronti della stessa magistratura: sembra quasi che si possa facilmente attaccarla, anche con un atto del genere. Questo deve scomparire, Stato e governo devono affiancare la magistratura, come del resto stanno facendo e credo che faranno. Anche la magistratura al proprio interno deve muoversi come un solo uomo, senza lasciare sacche di sofferenza in certi settori».
Per il procuratore lo Stato deve dare «un segnale forte di presenza in Calabria come è stato presente in Sicilia. Le situazioni generali di quella regione sono forse come quelle di 50 anni fa in Sicilia. Il punto di partenza essenziale è quello delle indagini e ci sono già eccellenti investigatori nella regione. Bisogna incrementare le forze nel numero per continuare su questa strada».
A Palermo la città ha ricordato, a 30 anni di distanza, con la deposizione di una corona di fiori in via della Libertà, l’uccisione da parte della mafia di Piersanti Mattarella, presidente della Regione, allievo di Aldo Moro, colpito dai killer al volante della sua Fiat 132, mentre stava per andare a messa, nel giorno dell’Epifania, senza scorta. È stata ricordata, alla presenza della famiglie e delle autorità, la sfida di Mattarella, il suo sogno di una nuova Sicilia, di una regione «con le carte in regola».
«Le speranze per capire i retroscena del delitto Mattarella – ha detto il procuratore Grasso – sono ancora accese. Le indagini non finiscono mai, ci può sempre essere qualche spunto, qualche collaboratore che faccia un po’ più di luce sull’omicidio». Grasso 30 anni fa, quando fu ucciso il presidente della Regione siciliana, era il pm di turno in procura e fu proprio lui ad effettuare il primo sopralluogo.
Il Sole 24 Ore 06.01.10