Non male, come prima giornata di lavoro. Pier Luigi Bersani rientra dalla vacanza negli Stati Uniti e nell’ordine: chiama Antonio Di Pietro per capire cosa vuol dire che il leader dell’Idv diserterà il vertice di martedì prossimo sulle regionali, risponde ai tanti che lo chiamano per chiedergli cosa si debba fare ora che Emma Bonino si è candidata nel Lazio, risponde ai dirigenti del Pd pugliese che gli comunicano che l’Udc ha deciso di sostenere Francesco Boccia ma subito dopo a quelli laziali che lo avvisano delle brutte voci che girano su un accordo tra i centristi e il Pdl, poi chiama Nicola Zingaretti per chiedergli un ulteriore giro d’orizzonte per verificare se sia possibile dar vita in questa regione a una coalizione sufficientemente larga contro Renata Polverini, quindi è il turno dei dirigenti dell’Umbria che gli parlano della polemica tutta interna al partito sul terzo mandato per l’uscente Maria Rita Lorenzetti e poi di quelli piemontesi alle prese con un Idv che ha sospeso il confronto con la candidata Mercedes Bresso. «Stiamo lavorando per costruire coalizioni ampie che possano vincere», è la risposta che dà Bersani a chi più semplicemente gli chiede a che punto sia il Pd con il rebus delle candidature per le regionali. I nomi, nel ragionamento che fa il segretario del Pd, vengono dopo rispetto alla priorità di dar vita a «un nuovo e coeso centrosinistra». Ed è in questo schema che il leader democrat telefona a Zingaretti per affidargli un «mandato esplorativo» nel Lazio.
L’ESPLORAZIONE DI ZINGARETTI
Il presidente della Provincia di Roma accetta, ma mette subito in chiaro che la sua sarà una «mera esplorazione» e che lui la porterà avanti avendo un «ruolo terzo». Ovvero, non sarà comunque lui il candidato. Bersani si dice d’accordo, consapevole da un lato che un ultimo tentativo con l’Udc va compiuto e dall’altro che se i centristi si diranno pronti a chiudere con il Pd se proprio Zingaretti sarà candidato, per lui sarà più complicato tirarsi indietro. Lo diranno i colloqui di queste ore a dire come andrà a finire (entro domani sera si saprà l’esito dei vari incontri). E se l’Udc dovesse confermare l’indisponibilità a fare fronte comune col Pd nel Lazio? Tra i dirigenti del Pd c’è chi a questo punto non esclude che il partito possa alla fine sostenere Emma Bonino. La leader radicale era stata “lanciata” ad ottobre proprio da un esponente democrat, Goffredo Bettini, ma poi il partito ha lasciato cadere la cosa. Ieri la Bonino ha rotto gli indugi e si è candidata autonomamente per i Radicali. Un’iniziativa che non è piaciuta al Pd. Che però è consapevole del rischio di dispersione di voti se il centrosinistra si presenterà alle elezioni di marzo con più candidati. A questo punto, nel partito c’è chi pensa sia meglio lavorare già da venerdì (in caso di cattivo esito dell’«esplorazione») sulla candidatura della Bonino. Del resto non a caso Zingaretti, nella nota diffusa dopo aver accettato l’incarico, fa riferimento alla possibilità di «candidature all’esterno del Pd». Che, a questo punto, non sono più un tabù.
DI PIETRO POLEMICO
La matassa si è troppo ingarbugliata e sono troppi i fronti polemici da affrontare, dentro il partito e con gli alleati. In Umbria, l’uscente Lorenzetti si è candidata alle primarie contro l’ex tesoriere del Pd Mauro Agostini senza chiedere la deroga per il terzo mandato all’assemblea regionale. La minoranza ha invocato il rispetto dello statuto (per il quale serve il via libera dei due terzi del partito per andare oltre i due mandati) e la segreteria convocata per ieri è saltata. Per quanto riguarda gli alleati, Di Pietro ha innescato una polemica dura nei confronti del Pd. Nella telefonata con Bersani, il leader dell’Idv ha detto che non parteciperà al vertice sulle regionali previsto per il 12 e che lo stesso faranno i suoi dirigenti locali. Questo il messaggio che Di Pietro lancia a Bersani: «Dica con chi vuole stare e se con l’Idv vuole costruire una coalizione, noi non siamo un partito eversivo, siamo il partito che difende la Costituzione». L’ex pm non ha gradito le critiche per quel «dichiarazioni incaute» a Napolitano. Ma anche Bersani, riferiscono al Nazareno, non ha apprezzato Di Pietro quando ha detto che, in Puglia, «se vinciamo o se perdiamo se ne devono assumere la responsabilità coloro che finora hanno fatto tante chiacchiere e hanno ridotto la credibilità di una coalizione ai minimi termini, se non ci fosse Idv davvero oggi sarebbero poco credibili».
L’Unità 06.01.10