Mi hanno chiamato la notte di Natale, mi hanno proposto di candidarmi. Ho pensato che fosse mio dovere, sono anni che dico che bisogna tornare alla società civile e che il sistema ha bisogno di rinnovamento, non potevo tirarmi indietro, non era logico». Loretta Napoleoni è esperta di economia internazionale e di terrorismo internazionale, il suo curriculum è un lungo elenco di titoli accademici ottenuti in prestigiose università, collaborazioni con amministrazioni e testate giornalistiche (anche l’Unità). È nata è cresciuta a Roma oggi vive a Londra con frequenti viaggi su e giù per il mondo.
Attraverso Facebook, un gruppo di persone la candida alle primarie del centrosinistra per la presidenza del Lazio «perché – scrivono- pensiamo che la sua candidatura possa favorire la partecipazione e quel rinnovamento della politica di cui l’elettorato, non solo di centro-sinistra, sente imprescindibile bisogno». Come ha reagito a questa proposta? «Mi ha fatto molto piacere, sono anni che dico che bisogna tornare alla società civile, che il sistema ha bisogno di un rinnovamento: e dato che dall’alto non è venuto, è bene che arrivi dal basso. Trovo inoltre fantastico l’uso di Internet, di Facebook, dà la possibilità di raggiungere chiunque, è profondamente democratico. Ha un potenziale enorme, si è visto nell’elezione di Barack Obama».
Dunque accetta, sembra entusiasta, lo vuole fare? «Sì, lo faccio perché è il mio impegno civile. Non posso andare in giro per il mondo a dire mobilitiamo la società civile e poi ritrarmi se mi tirano in campo. Non mi sembrerebbe logico. Lo faccio come dovere, la politica deve ritornare al concetto di dovere, il politico è un servitore del cittadino». Un tempo si diceva per spirito di servizio… «Si, per questo. Per me è un sacrificio, vivo a Londra, ho una famiglia e altri impegni, ma non intendo vivere l’impegno politico solo a parole. Mi chiedono di fare la mia parte, andrò fino in fondo, poi tornerò a essere un cittadino normale. Non è mia intenzione fare il politico professionista, anzi trovo che questo sia uno dei problemi che abbiamo». Raccoglie la sfida che, peraltro, la potrebbe portare a competere con un’altra donna.
Dovesse farcela, che giunta sarebbe la sua? «Una giunta con una forte presenza di donne professioniste, una giunta tecnica in un certo senso, di persone che non hanno tessere in tasca, ma con solide carriere, competenze da spendere per rimettere a posto le cose e rilanciare la politica. Bisogna cambiare. Investire sulle donne potrebbe sembrare un cambio di facciata, invece no è un elemento catalizzante, il vero cambiamento è politico». E i contenuti? Ha pensato a due, tre punti? «Occorre una pulizia generale, come le pulizie di casa, buttare via la zavorra che è dentro la macchina amministrativa, si spreca troppo, si spende in modo sbagliato. Torniamo alla buona gestione e al risparmio. Secondo: aiuto e attenzione ai giovani, sono il nostro futuro, se non riescono a inserirsi che cosa faremo tra vent’anni? Infine la lotta al crimine organizzato: tendiamo a sottovalutare l’influenza della penetrazione del crimine organizzato nella nostra società. E purtroppo negli ultimi 20 anni si è vista un’avanzata progressiva. Il Lazio non è una regione tranquilla, lo sembra, ma la presenza del crimine organizzato è capillare».
Vive viaggiando, il suo è un curriculum prestigioso e globale. La sua è una candidatura sofisticata. Ma si presta a un’obiezione: che cosa c’entra Loretta Napoleoni con la regione Lazio? «Credo che la mia esperienza internazionale sia più un vantaggio che un limite. Ho visto da fuori l’evoluzione o l’involuzione del mondo occidentale quindi posso fare dei paragoni: il modo in cui, ad esempio, viene amministrato lo stato di Washington offre moltissimi spunti, apriamoci un attimo, non stiamo sempre chiusi nel nostro giardinetto, guardiamo al mondo, tante iniziative prese fuori possono essere riportate qui. Collaboro con le forze di polizia di Barcellona, ho visto come l’amministrazione ha potenziato la città, come le ha dato un nuovo respiro anche affrontando grossi problemi come l’immigrazione musulmana o il crimine organizzato. Ho un’esperienza internazionale su quei tre punti che dicevo che può essere positiva per una riforma. Anzi, direi, per un rinascimento della regione Lazio».
L’Unità 32.12.2009