Anno: 2009

“Disoccupati, la beffa-una tantum va solo a 1.500 lavoratori a progetto”, di Roberto Mania

ROMA – Co.co.pro. senza sussidio. In oltre centomila hanno perso il lavoro per la crisi, più di 10 mila hanno chiesto l´indennità “una tantum” prevista dalla legge, ma meno di 1.500 l´hanno ottenuta. Sono i numeri di un “flop”, al termine di un anno nel corso del quale il governo ha ripetuto che chiunque avesse perso il lavoro sarebbe stato aiutato. Ma, appunto, non è andata proprio così. Tanto da spingere il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, ad annunciare ieri che dopo le regionali il governo procederà, con un disegno di legge delega, ad una riforma degli ammortizzatori basata su due pilastri: una indennità di disoccupazione su base generalizzata e una Cig integrativa “privata”, gestita direttamente dalle parti sociali. Nel frattempo, la montagna di cassa integrazione (ordinaria, straordinaria e “in deroga”), costruita per fronteggiare la recessione, ha ammortizzato la crisi del lavoro standard a tempo indeterminato, ma ha continuato – di fatto – a lasciare senza tutele il mondo del lavoro precario. Quello che nel nostro paese coincide largamente con i giovani, il cui tasso …

“Il mondo decide, l’Italia lo ignora”, di Roberto Della Seta e Francesco Ferrante

Siamo un paese “extra-territoriale”. Mentre nel mondo per quindici giorni la conferenza sul clima di Copenaghen ha occupato stabilmente le aperture di giornali e telegiornali, ha invaso le dichiarazioni dei politici, ha mobilitato l’attenzione dei principali decisori economici, da noi l’informazione, la politica, le grandi imprese hanno fatto finta di niente, come se il problema le sfiorasse appena, e quando hanno detto o scritto su Copenhagen spesso hanno mostrato una desolante incapacità di entrare nel merito delle questioni su cui si stanno giocando l’andamento e l’esito del vertice. La misura di questa nostra “alterità” è quantitativa e qualitativa. Per esempio, com’è possibile che l’ormai celeberrimo omicidio di Garlasco, un caso giudiziario come ce ne sono centinaia ogni anno, diventi il tema obbligato di tutti i talk-show e gli approfondimenti tv e la prima notizia sui più autorevoli quotidiani, mentre Tg1 e Tg2 dedicano al summit sul clima due minuti a fine telegiornale? In alcuni casi, la distratta sottovalutazione dell’evento danese ha prodotto effetti paradossali. Così, la Repubblica ieri ha affibbiato all’ottimo resoconto da Copenhagen di …

Il Viminale sacrifica la legalità al “territorio”, di Claudia Fusani

Primo comandamento: non disturbare il territorio. Anzi, assecondarlo, cioè inviare prefetti graditi agli equilibri politici del luogo. Possibilmente, poi, premiando non i funzionari già in servizio a Roma-Viminale ma pescandoli in giro, nei vari uffici territoriali del governo anche se questo vuol dire scavalcare le graduatorie. Anche questo è federalismo. Anzi, una sua forma assai sottile e più evoluta. Era già successo con il prefetto di Roma Carlo Mosca, rimosso a novembre 2008 perché si rifiutava di far prendere le impronte digitali ai rom così come voleva il sindaco Alemanno. Succede, e si ripete, di nuovo adesso con i casi di Venezia e Fondi dove sono stati rimossi-promossi due prefetti – Michele Lepri Gallerano e Bruno Frattasi – entrati in rotta di collisione con le autorità politiche e amministrative del luogo. Vanno sempre letti in controluce gli sterminati elenchi della Presidenza del Consiglio con cui vengono comunicati i movimenti e le promozioni dei prefetti in giro per l’Italia. «Rispetto al 1994, la prima volta di Maroni al Viminale come titolare dell’Interno – viene fatto notare …

“La pubblicità del Cavaliere”, di Edmondo Berselli

Gli ultimi sondaggi sembrano attestare una significativa crescita di consenso di Silvio Berlusconi dopo l’aggressione di Piazza del Duomo (l’indice sarebbe cresciuto di sei-sette punti). I numeri sono la prova provata del successo propagandistico ottenuto dalla campagna del Pdl. In sintesi, secondo Fabrizio Cicchitto e soci: i nemici del Cavaliere hanno creato un clima di odio, e in questa atmosfera livida si è scatenata la violenza di Massimo Tartaglia. Uno “psicolabile”, che però ha riassunto nel suo gesto l’avversione antropologica verso il premier, un sentimento che secondo il sondaggista Renato Mannheimer accomuna il 20-25 per cento del centrosinistra. L’aspetto pubblicitario di questo argomento è stato immediatamente raccolto ieri nella telefonata del premier ai giovani del Pdl radunati a Verona. Il ragionamento di Berlusconi è stato di una semplicità assoluta. Quando si racconta che il capo del governo non soltanto frequenta minorenni (e prostitute), ma viene additato anche come corruttore, mafioso e stragista, non c’è da stupirsi se certe menti deboli si fanno prendere la mano. Fin qui l’inversione dei fatti e delle responsabilità è vistosa. …

“Mutui, famiglie in affanno: boom di pignoramenti”, di Bianca Di Giovanni

Mangiati dai debiti. È l’effetto della crisi e della debolezza del welfare. Secondo le associazioni dei consumatori Adusbef e Federconsumatori, nel 2009 pignoramenti e vendite all’asta sono aumentati del 15,2% rispetto all’anno precedente, nonostante tassi di interesse bassissimi e la conseguente diminuzione dei costi dei mutui a tasso variabile. Nel triennio 2007-2009, sempre secondo i dati raccolti dalle associazioni dei consumatori, i pignoramenti sono addirittura aumentati del 60,5%, per un totale di circa 130 mila case all’asta. «L’insostenibile crisi economica – commenta il presidente dell’Adusbef, Elio Lannutti – porta sempre più famiglie italiane a non poter onorare le rate dei mutui, impegno sempre più gravoso che mangia il 33% del reddito, e ciò si traduce in un rischio reale di insolvenza per almeno 350 mila famiglie». È necessario, sostengono dunque i consumatorii, «che il governo, dopo il decreto salva-banche e le provvidenze per le imprese, emani anche un decreto urgente “salva-famiglie” con sgravi fiscali di almeno 1.500 euro a favore di lavoratori a reddito fisso e pensionati, o si allargherà la frattura sociale». La preoccupazione …

Da Copenaghen piccoli passi avanti. Ambiente, serve fare di più

Difficile dire se si tratta di una vittoria o di una sconfitta. La lunga notte di Copenaghen ha prodotto un risultato inaspettato. Né una disfatta in termini negoziali, né un successo dal punto di vista delle aspettative. Solo un passo avanti. Incerto, forse. Ma decisivo. In quanto l’accordo concluso tra Usa, Cina, India, Sudafrica e Brasile per la lotta ai cambiamenti climatici, pur non essendo vincolante, coinvolge per la prima volta due degli attori (Cina e Usa), che fin ora erano rimasti ai margini del dibattito sul global warming, e li relaziona con un altro grande paese emergente, l’India, oltre che naturalmente con paesi importanti e influenti per la lotta ai cambiamenti climatici, come il Brasile e il Sudafrica. “Abbiamo un accordo”, ha detto il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon al termine delle lunghe trattative e delle numerose resistenze e critiche mosse dai paesi più piccoli, “anche se – ammette – non è quello che tutti speravamo”. E infatti, la natura dell’intesa non può pretendere di rimanere nella storia. L’accordo di Copenaghen non …

«L’inciucio è cosa non buona e ingiusta», di Eugenio Scalfari

Ho letto con molto interesse l’articolo del nostro collaboratore Alexander Stille (figlio di tanto padre) pubblicato venerdì scorso su Repubblica. Spiega perché chi si opponga alla politica del Pdl non può che concentrare le sue critiche su Silvio Berlusconi. Non è questione di distinguere la parola “nemico” dalla parola “avversario”, la parola “odio” dalla parola “opposizione”. Su queste differenze lessicali potremmo (inutilmente) discutere per pagine e pagine senza cavarne alcun risultato, come pure potremmo discutere sulla personalizzazione degli scontri politici in altri paesi. Negli Stati Uniti, per esempio, lo scontro personalizzato è una prassi durissima e assolutamente normale. Basta ricordare (ed è appena un anno fa) la polemica senza esclusione di colpi tra Obama e Hillary Clinton durante le primarie, quella tra Gore e Bush nella corsa alla Casa Bianca, la campagna dei giornali che portò alle dimissioni di Nixon e Bill Clinton ad un passo dall’”impeachment” all’epoca dello scandalo Lewinsky. Eppure in nessuno di quei casi i protagonisti avevano mai personalizzato su di sé il partito o la parte politica che rappresentavano come è …