Nel mirino la manovrina d´estate. Il Pd: esecutivo miope e inaffidabile Critiche anche al decreto per l´Abruzzo: rischioso affidarsi a giochi e lotterie. Le entrate dovute alla lotta all´evasione fiscale sono incerte e, come tali, non possono essere utilizzate per finanziare interventi strutturali di politica economica. Lo dice la Corte dei conti. E nel mirino dei giudici contabili entrano anche le norme sullo scudo fiscale e sul contrasto ai paradisi fiscali sulle quali il ministro dell´Economia, Giulio Tremonti, ha puntato per rafforzare i flussi finanziari verso le casse statali e per la copertura di buo-na parte della “manovrina” esti-va del cosiddetto “decreto Abruzzo”.
Certo, le osservazioni delle Corte dei conti non sono nuove, ma assumono un rilievo particolare per il ripetuto ricorso del governo a forme di copertura, per maggiori entrate o minori spese, che proprio per loro natura sono aleatorie. È di per sé difficile, infatti, quantificare con certezza i comportamenti dei contribuenti e, d´altra parte, non è nemmeno mai stata fatta con precisione una verifica successiva sul maggior gettito ottenuto dalla lotta all´evasione. Da questo punto di vista – osserva la stessa Corte – mancano strumenti «affidabili» che permettano di certificare «l´effettivo recupero di evasione dagli effetti imputabili al ciclo economico o a fattori normativi o, anche, a meri errori di stima». Insomma, non è detto che i maggiori incassi dell´erario dipendano dalle misure di contrasto all´evasione adottate dai governi via via succedutisi o invece da altri fattori come, per esempio, un andamento migliore dell´economia.
Secondo un precedente studio della Corte dei Conti, nel periodo 1998-2008 i diversi governi hanno promesso circa 37 miliardi di euro di maggiori incassi legati alla lotta all´evasione. Una cifra, in un paese in cui l´evasione vale quasi il 7 % del Pil, comunque ragguardevole, pari – secondo gli stessi giudici di controllo – a circa «due terzi delle maggiori entrate nette complessive di cui erano accreditate le manovre varate con le leggi Finanziarie del periodo». Nessuno, però, è poi stato in grado di verificare se per coprire un determinato provvedimento si siano davvero utilizzate le risorse derivanti dalla lotta contro gli evasori oppure quelle di altre fonti. In questo modo non c´è trasparenza nelle manovre anti-evasione, ma non si possono nemmeno correggere «gli errori e le approssimazioni con cui vengono formulate le valutazioni degli effetti finanziari dei provvedimenti».
Ma c´è di più nell´ultima indagine della Corte dei conti. «Le incertezze – scrivono i giudici nella Relazione sulle coperture finanziare adottate nel quadrimestre maggio-agosto 2009 – sono accentuate dalla necessità di un raccordo tra le disposizioni relative al contrasto dei paradisi fiscali e agli arbitraggi fiscali internazionali e quelle relative allo scudo fiscale che appaiono insistere sulla medesima base imponibile e che sono legate tra loro da un rapporto di alternatività».
Infine, la copertura del “decreto Abruzzo” affidata in parte agli introiti dovuti alle lotterie. Qui la Corte osserva, al di là del buon andamento generale del settore, che «sussistono sempre problemi circa l´effettiva realizzabilità delle entrate attese da disposizioni che collegano le entrate stesse a specifiche scelte connesse a comportamenti individuali». E, in ogni caso, «non appare comunque ispirata a comportamenti prudenziali una copertura di oneri così elevati e per un periodo di tempo così lungo». Questa è una «bocciatura» secondo l´opposizione del Pd che parla di «miopia del governo» (Pierpaolo Baretta, capogruppo in Commissione Bilancio alla Camera) e di «inaffidabilità delle coperture costruite sul gettito dalla lotta all´evasione» (Stefano Fassina, responsabile dell´Economia).
La Repubblica 29.12.09
Pubblicato il 29 Dicembre 2009