“L’incontro fra l’uomo e l’occasione”, di Barbara Spinelli
Non sono pochi coloro che si domandano, quando perdono la fiducia di poter cambiare il mondo: come si rinasce? E ancora: possibile che non esistano politici forti come Churchill o Luigi Einaudi, capaci di spiegare i mali che incombono senza occultarli, d’indicare la rotta senza temere l’impopolarità? Sono due domande diverse, perché la prima riguarda la responsabilità dell’individuo mentre la seconda concerne la selezione del leader. Ma tutte e due hanno in comune l’angoscia del presente e il desiderio di migliorare la pòlis: di renderla meno tenebrosa, opaca. Di uscire da qualcosa che somiglia a una prigione, dietro le cui inferriate l’occhio stanco s’abitua a vedere poco spazio, poche novità, poco futuro. Non è la prima volta che l’uomo ha avuto quest’impressione di cadere, oggi così intensa: questo senso di grandi occasioni per sempre perdute. Eppure la storia insegna che proprio in quei momenti la mente si sveglia, ricomincia: che proprio allora ridiventiamo uomini che agiscono, che prendono iniziative. Alla vigilia della prima guerra mondiale alcuni spiriti vigili intravidero il collasso, dietro la chimera del …