Manuela Ghizzoni (Pd): “Non c’è il cofinanziamento, i rettori sono scoraggiati dai tagli operati dal governo, e temono i costi del turnover”. L’ultima tranche dei fondi per la ricerca previsti dal regolamento Mussi, 40 milioni di euro, sono stati sbloccati dal ministero dell’Università e della Ricerca. Come aveva annunciato il ministro Mariastella Gelmini il 14 novembre, i fondi verranno trasferiti ai rettori in via amministrativa: il provvedimento non è previsto pertanto dalla Finanziaria 2010, approvata oggi. Ma la norma non soddisfa i ricercatori precari: “I concorsi risultano più che dimezzati rispetto alle previsioni, a causa dell’assenza del cofinanziamento”, dice Francesco Cerisoli, presidente dell’Associazione Precari della Ricerca-Apri. I posti banditi a concorso dovrebbero essere circa 900.
Inizialmente era previsto un cofinanziamento da parte delle università, e si era parlato a lungo di 4000 posti. Ma, nelle ultime settimane, molti rettori si sono tirati indietro: i tagli ai finanziamenti non lasciano molto spazio a nuove assunzioni, in tanti pensano all’utilizzo dei fondi per l’ordinaria amministrazione, o comunque pensano di bandire un numero inferiore di concorsi rispetto a quello previsto. Le assunzioni a tempo indeterminato implicano stipendi da pagare per anni, a fronte di trasferimenti sempre più risicati da parte del governo.
“Chiediamo al ministro Gelmini – dice Cerisoli – che fine abbiano fatto i 4000 posti da ricercatore sbandierati da mesi nelle interviste e nei comunicati stampa. Se questo è il “ricambio generazionale” annunciato dalla Gelmini, siamo di fronte ad un evidente fallimento della politica del ministro”.
“I posti non erano mai stati 4000, erano 2000. – rileva Manuela Ghizzoni, capogruppo del Pd in commissione Cultura alla Camera, che più volte nel corso dei lavori parlamentari aveva sollevato la questione dei fondi Mussi, anche con delle interrogazioni – Sarebbero diventati 4000 con il cofinanziamento delle università. Non ho ancora visto il provvedimento, ma deduco che il governo abbia fatto la scelta di finanziarne la metà, e che quindi non ci siano le quote cofinanziate”.
Colpa delle università, dunque? No, replica Ghizzoni: “E’ una responsabilità di questo governo, che ha messo i rettori in condizioni di tagliare, e quindi li ha messi nell’impossibilità di agire sul turnover. A pagare sono sempre i precari, l’anello più debole della catena”.
La Repubblica 17.12.09