Con 307 sì e 271 no l’aula di Montecitorio ha dato il via libera alla fiducia sulla Finanziaria. E’ la ventisettesima da inizio legislatura. Il voto finale sui provvedimenti che compongono la manovra (Finanziaria, bilancio e nota di variazione) è in programma per domani in tarda mattinata. Poi i testi passeranno al Senato, dove il via libera definitivo è in programma martedì prossimo. “Lo scudo fiscale rappresenta la più grande manovra finanziaria mai fatta negli ultimi anni” dice il ministro dell’Economia Giulio Tremonti. Che indica la cifra di 80 miliardi come possibile traguardo. E’ stato giusto – spiega Tremonti – mettere a bilancio un euro e poi salire fino ad 80 miliardi”. Poi aggiunge di non conoscere precedenti di un rimpatrio “di 5 punti di Pil in tre mesi”. Dati più precisi si avranno nelle prossime ore, forse già stanotte quando “ci saranno i dati stile exit poll e nei prossimi giorni quelli ufficiali”. Dalle ultime indicazioni che arrivano dal settore finanziario e da fonti di maggioranza il rimpatrio sarebbe in realtà più corposo assestandosi a 100-110 miliardi.
La scelta della fiducia viene difesa della maggioranza. Anche se Umberto Bossi ammette: “Se mettono la fiducia è perchè ci sono dei dubbi che succedano dei pasticci”. Per Fabrizio Cicchitto “non è espediente deplorevole, ma una diretta assunzione di responsabilità”. Parole che suonano come una risposta al presidente della Camera Gianfranco Fini, che ieri aveva criticato la decisione del governo. E che oggi ha avuto un lungo colloquio con Tremonti. “Con Fini i rapporti sono sempre buoni” dice il ministro dell’Economia.
Dure le opposizioni. In particolare l’Idv che parla di un “governo piduista che si occupa solo degli interessi del presidente del consiglio”. Mentre l’Udc annuncia il suo “no” perché questa Finanziaria “ha troppo poco per il lavoro e la famiglia”. Infine il Pd che, per bocca di Dario Franceschini, vede nella manovra economica “un altro passo verso una crisi non dichiarata. La fiducia per voi non è più neanche un modo per contrastare l’opposizione ma un modo ordinario per legiferare, senza neanche più avvertire l’esigenza di motivarla all’Aula”. I deputati dell’ Mpa non partecipano al voto: “Manca il sud”
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