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“La riforma delle superiori in surplace”

Non si sblocca, almeno per ora, la riforma della scuola secondaria superiore. Per completare l’iter procedurale della riforma serve infatti il parere delle competenti commissioni di Camera e Senato, che però potrà essere dato solo dopo che il Consiglio di Stato avrà espresso a sua volta il previsto parere obbligatorio.

Ma il Consiglio di Stato ha cominciato solo da poco ad esaminare i regolamenti dei licei e degli istituti tecnici e professionali, e quindi comincia a circolare l’idea che il via libera definitivo alla riforma possa slittare a gennaio.

La stessa Valentina Aprea, presidente della commissione Cultura alla Camera, la prende in considerazione: “Se il parere del Consiglio di Stato non dovesse arrivare prima della pausa natalizia noi daremmo il nostro parere alla ripresa dei lavori ai primi di gennaio”. Il parere sarà predisposto già per la prossima settimana prossima, “e lo voteremo appena ci sarà l’ok del Consiglio di Stato”.

L’opposizione, per voce di Manuela Ghizzoni, capogruppo del Pd in commissione Cultura alla Camera, esprime preoccupazione: “le famiglie chiedono certezze e se la riforma sarà approvata solo a gennaio ci sarà pochissimo tempo per informare correttamente ragazzi e genitori”. Il CGD (Coordinamento Genitori Democratici), associazione di genitori vicina alla sinistra, chiede a sua volta che la riforma slitti al 2011. Richiesta che il Governo ha già detto di non voler accogliere.

Ricordiamo che le iscrizioni alle scuole secondarie superiori dovranno essere completate entro la fine di febbraio 2010.

TuttoScuola, 10 dicembre 2009

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Sull’argomento segnaliamo anche questi articoli da L’Unità

“Colpi di forbici sulla scuola. Verso il crepuscolo dei licei”, di Fabio Luppino

Lo sanno i genitori che in queste settimane stanno ipotizzando un futuro scolastico per i propri figli. Lo sanno i professori, ancora una volta costretti a fare i conti con classi che si ridurranno ulteriormente e che cercano di districarsi tra organico di diritto e organico di fatto, tra spezzoni che verranno e qualità della vita che peggiorerà. Sanno, semplicemente e drammaticamente, che sotto traccia il governo sta cambiando di nuovo e in peggio la scuola, stavolta la superiore, i licei e gli istituti tecnici. L’unico gesto trasparente sta nella messa in rete delle bozze di questa riforma (vedere il sito http://nuovilicei. indire.it/).Ma un così determinante cambiamento che riguarda il futuro di milioni di ragazzi non ha alcun momento pubblico. Il ministero starebbe facendo, anche attraverso quel sito, un ascolto in base al quale arrivare al regolamento definitivo che sarà varato solo ed esclusivamente dal consiglio dei ministri: non ci sarà né un dibattito né un voto nelle aule del Parlamento, per un fatto culturale e sociale enorme. Siamo al 10 dicembre. L’iter di cui sopra è in altissimo mare. Tra poco più di dieci giorni chiudono le scuole e anche la politica andrà in vacanza. Bene che va la cosiddetta riforma della scuola superiore sarà varata in gennaio. Ai genitori viene dato un mese, fine febbraio, per scegliere. Famiglie che, se dovesse andare così, avranno avuto un trattamento differenziato in peggio rispetto a tutti gli altri, perché non hanno potuto avere informazioni vere dalle scuole: non c’è stato l’orientamento, previsto per novembre. Non solo. Non è chiaro se la cosiddetta riforma riguarderà soltanto coloro che si iscrivono alle prime classi o quelli che alle superiori ci sono già: nel primo caso, comunque, verrebbe meno il progettato taglio ai docenti voluto da Tremonti e difficilmente il ministero dell’Economia approverà il rinvio di natura finanziaria. Sicché chi nel 2009 ha iniziato un certo tipo di scuola se la troverà stravolta. Il Consiglio nazionale per la pubblica istruzione ha espresso parere negativo ad una partenza per l’anno scolastico 2010, così le regioni: pareri non vincolanti. Lo spiegheremo nelle pagine successive. Quel che è utile sapere sin da ora è che la riforma non ha alcun architrave didattico-culturale, bensì semplicemente e pedissequamente contabile. Parleremo oggi diffusamente dei licei (in seguito di quel che accadrà nei tecnici). Dimenticate tutte le sperimentazioni, dimenticate le due lingue così come prevede una precisa direttiva comunitaria. Dimenticate, se qualcuno ve ne ha parlato, del piano nazionale informatico (che viene disatteso dal governo della burla delle tre “i”). La scuola, quella che dovrebbe preparare, formare, che dovrebbe introdurre all’università darà sempre meno.

L’Unità, 10 dicembre 2009

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“Scientifico e Linguistico sembreranno dei tecnici”, di Fabio Luppino

Se Sparta piange, Atene non ride. Fine di tutte le sperimentazioni anche allo Scientifico e al Linguistico, ma con diverse aggravanti che cercheremo di spiegare. Filosofia, arte e ginnastica (non ce ne vogliano i professori di Scienze motorie) avranno le stesse ore complessive: 66, due a settimana. Si torna alle tre ore e basta di lingua (solo una), insomma, al più tradizionale vetusto Scientifico. Non si eccede con le Scienze, restano le quattro re di matematica al triennio e le cinque al biennio. Ci sarà lo Scientifico con opzione tecnologica. Scompare il Latino, si fa un po’ più di Fisica e Chimica sin dal primo biennio. Filosofia sempre all’osso. A questo punto perché chiamarlo ancora Liceo, si poteva sorprendere annoverandolo tra gli Istituti tecnici e il ministero ci faceva più bella figura. Il Linguistico della cosiddetta riforma, senza le sperimentazioni che sono state in questo decennio la forza primaria di questo tipo di scuola, sarà derubricato più o meno ad un Istituto tecnico del Turismo (che forse non ci sarà più), anzi peggio. Si faranno bene solo le lingue straniere (ma allora perché continuarlo a chiamare Liceo). Latino si farà solo al biennio; due orette di geografia sempre al biennio; due orette di filosofia, tre di matematica ridotte a due l’ultimo anno, due orette di storia dell’arte al triennio. 27 ore al biennio e 30al triennio, per non esagerare. Per esempio oggi, al liceo Linguistico Joyce di un paese vicino Roma, Ariccia, si fanno 34 ore al biennio e 35 al triennio. Si fanno bene tre lingue, ma anche la matematica ed il Latino si studia quanto basta per tutti e cinque gli anni. Si fanno bene la Filosofia e anche la Storia, si può studiare anche il diritto e abbastanza bene anche Fisica e Chimica. Una vasta e robusta cultura liceale con approfondimento delle lingue. Tutto questo sparirà. Forse perché sapere troppo crea dei cittadini esageratamente consapevoli.

L’Unità, 10 dicembre 2009

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Addio alle sperimentazioni, classico ridotto all’osso”, di Fabio Luppino

I tempi sono cambiati. I liceali devono affrontare come se non bastasse i test d’ingresso per quasi tutti i corsi universitari (un terno al lotto spesso inutile che poco ha a che vedere con il futuro corso di studi) e invece il ministero della Gelmini ha pensato un liceo Classico che ci riporta a Gentile. Ma intanto il ginnasio ha perso la sacralità di un tempo e i saperi si sono di molto allargati. Insomma, e sempre per motivi contabili, il biennio viene ridotto a 27 ore; il liceo propriamente detto, il triennio avrà solo 31 ore, ovviamente si intende settimanali. Per intenderci: al triennio nel Classico che verrà si faranno di matematica ed educazione fisica le stesse ore, due. Così di Fisica e di Storia dell’Arte. Ed anche di lingua, due orette settimanali sì e no. Matematica che oltre alle briciole di analisi, semmai si farà, comprende secondo le indicazioni ministeriali anche informatica. Briciole. Ma per meglio capire verso quale strada si sta andando e cosa stiamo perdendo in termini e qualitativi e quantitativi vediamo cosa offre, oggi, il liceo classico «Mamiani » di Roma, tanto per dire. Ci sono tre indirizzi: classico, linguistico e scientifico. L’ORARIO DI OGGI Le ore settimanali del primo e terzo sono per tutti e cinque gli anni 34, mentre al linguistico sono 34 al biennio e 35 al triennio. Nel primo indirizzo si fa bene la matematica (4 ore settimanali al biennio e tre al triennio). Si fanno più ore di Scienze e di lingue, oltre alla formazione di italiano, latino e greco come aspetto prevalente. Mail latino si fa bene in tutti e tre gli indirizzi: in quello scientifico le ore di matematica sono cinque settimanali al biennio, sei al primo e secondo liceo e cinque al terzo liceo. Chi esce oggi da questa sperimentazione ha una cultura robusta e pressoché totale. Nemmeno facile, ma una sfida che ai ragazzi è offerta. Domani tutto questo sparisce, le sperimentazioni spariscono. Nelle bozze del ministero ci sono continui rinvii ai piani dell’offerta formativa. Ma sia chiaro a tutti: il governo sta tagliando drasticamente i fondi per l’autonomia scolastica. Spesso, poi, con quei soldi le scuole sono costrette a fare altro. In un primo momento quest’anno alle scuole era stato sottilemnte chiesto di pagare le supplenze con i fondi per il pof, come anticipo. Nelle scuole, anche nei migliori licei, mancano le cose elementari: dalla carta per le fotocopie, ai soldi per rimettere a posto nell’immediato fineste rotte o termosifoni non funzionanti in attesa dell’intervento delle istituzioni titolate a farlo. La famosa e tra poco archiviata sperimentazione Brocca, dal nome di chi l’ha pensata diversi anni fa, è stata il fiore all’occhiello di molti licei sia classici sia scientifici. Guardare nei siti delle scuole, che ormai parlano di sé attraverso internet. Le scuole sono in grande ansia. Dalla partenza di questa debole riforma dipende anche la permanenza o meno di molti professori, la loro presenza su uno o più istituti, l’ulteriore rigonfiamento del precariato. Perché è ovvio che il risparmio sulle ore non corrisponderà ad un incremento della dotazione: sarà tutto un taglio a cascata. Le scuole, per non perdere studenti, offriranno corsi a pagamento o aumenteranno le tasse.

L’Unità, 10 dicembre 2009