La settimana prossima il governo convocherà i sindacati per parlare di dipendenti pubblici. Ma non tutti i sindacati. Ieri il ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta ha annunciato una imminente convocazione di «tutti i sindacati che hanno firmato il nuovo modello contrattuale». Quindi non della Cgil, che quell’accordo non lo ha sottoscritto.
Da fonti sindacali si è appreso che la data dell’incontro sarebbe mercoledì prossimo. L’obiettivo appare chiaro: convincere la Uil a ritirare lo sciopero annunciato per il 21 del mese. E in effetti già ieri il segretario della Uil Pa Salvatore Bosco non ha escluso una «eventuale revoca dello sciopero generale», anche se questa può avvenire solo se all’incontro il governo porterà qualcosa di concreto.
In gioco ci sono i rinnovi dei contratti per il triennio 2010-2012. Nella Finanziaria in corso di approvazione non sono previste le risorse necessarie per coprire gli aumenti di stipendio a 3 milioni e mezzo di dipendenti pubblici. A oggi, sembra improbabile che il ministero dell’Economia possa destinare a questo scopo i pochissimi soldi disponibili. Se così sarà, per i dipendenti pubblici si prospetta un 2010 senza contratto, la questione verrebbe rinviata alla Finanziaria del 2011.
Trattandosi di soldi, è chiaro che al tavolo delle trattative i sindacati vorrebbero anche il ministro Tremonti, che però difficilmente vorrà partecipare all’appuntamento. E a quanto si capisce non ci sarà neppure Gianni Letta: l’unico rappresentante del governo sarà probabilmente Brunetta, visto che la convocazione dovrebbe essere nella sede del suo ministero.
Ma l’assenza che fa discutere è quella della Cgil che, a quanto dice Brunetta, non verrebbe neppure chiamata all’incontro. La scelta di escludere il maggiore sindacato italiano viene pesantemente criticata dal suo segretario generale Guglielmo Epifani, che la definisce «una scortesia sociale, istituzionale e politica, quindi un gravissimo autogol». Sempre per la Cgil, il responsabile dei settori pubblici Michele Gentile chiama in causa direttamente Berlusconi: «Non può permettere ad un componente del suo governo di assumere comportamenti così gravi». Gentile segnala poi che, alla luce della Finanziaria, Brunetta si presenterà al tavolo «con un pugno di mosche e senza la minima attuazione degli impegni assunti quando ha firmato l’accordo separato. Un’intesa non solo sbagliata nei contenuti ma per giunta inattuata».
Ieri anche il sindacato autonomo Confsal ha dichiarato «la mobilitazione di tutti i dipendenti pubblici».
da Il Messaggero 03.12.09
******
Sullo stesso tema
Statali, Brunetta non chiama la Cgil, di Enrico Marro
Contratto Cisl, Uil e autonomi confermano le iniziative di protesta: mancano i fondi per il rinnovo. Non poteva che finire così. Lo scontro quotidiano, che da molti mesi va avanti tra il ministro della Pubblica amministrazione e la Cgil, è culminato ieri nell’annuncio di Renato Brunetta che il sindacato di Guglielmo Epifani non verrà convocato al tavolo per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego. Decisione che ha scatenato la protesta della Cgil, che parla di atto «gravissimo » e chiede l’intervento del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Ma Brunetta motiva l’esclusione del maggiore sindacato con il fatto che la Cgil non è firmataria dell’accordo sulla riforma del modello contrattuale sottoscritto invece da tutti gli altri sindacati il 30 aprile scorso. «Se si parla di contratti — ribatte Epifani — il ministro ha il dovere di convocare tutti. In tutti i tavoli contrattuali, sia dove abbiamo firmato sia no, la Cgil è stata sempre convocata».
Sul tavolo c’è la questione del rinnovo dei contratti per i dipendenti pubblici, che scadono il 31 dicembre. A essere in fermento sono tutti i sindacati perché nella legge Finanziaria non ci sono gli stanziamenti necessari all’adeguamento delle retribuzioni all’indice Ipca (inflazione armonizzata al netto della componente energetica), ma solo i fondi per il pagamento dell’indennità di vacanza contrattuale, in pratica, secondo i sindacati, una ventina di euro al mese di aumento.
Mentre la Funzione pubblica- Cgil guidata da Carlo Podda aveva già da tempo proclamato uno sciopero generale per venerdì 11 dicembre, negli ultimi giorni si sono mosse anche le altre organizzazioni. Da ieri è partita la mobilitazione a livello locale della Fps-Cisl e della Fpl-Uil. Cisl e Uil hanno inoltre indetto per giovedì 10 dicembre una manifestazione davanti alla Camera e alle prefetture. Infine, la Uil ha indetto uno sciopero generale dei pubblici dipendenti per lunedì 21 dicembre e ieri ha annunciato la mobilitazione anche la confederazione autonoma Confsal.
Brunetta, l’altro ieri, aveva replicato a queste iniziative garantendo l’avvio delle procedure previste per il rinnovo dei contratti, ricordando però che, secondo la riforma, i comparti contrattuali dovranno scendere a quattro. Solo successivamente, aveva aggiunto, potranno partire le trattative per il nuovo contratto triennale 2010-2012.
Ieri, l’annuncio della convocazione per avviare appunto l’iter, ma con la sorpresa dell’esclusione della Cgil. «Una scelta sbagliata — dice Epifani —. Potrei dire molto scortese per un ministro che chiede ai dipendenti di essere cortesi. Una scortesia istituzionale e quindi anche un gravissimo autogol».
Al di là di quest’ultima polemica i rapporti tra il ministro e la Cgil sono di fatto interrotti da tempo e c’è un continuo scambio di accuse. Per Brunetta la Cgil vuole boicottare la riforma della pubblica amministrazione, per la Podda il ministro vuole semplicemente far fuori la Fp-Cgil.
Il Corriere della Sera 03.12.09
******
Convocati i sindacati al ministero, ma non quello “rosso”. Epifani: gravissimo autogol, di Paolo Baroni
Il ministro Brunetta convoca i sindacati della funzione pubblica, ma lascia la Cgil fuori dalla porta. «È un autogol» protesta il segretario generale di Corso Italia Guglielmo Epifani. Dalla sede del ministero, dove ormai da mesi sono abituati a rispondere colpo su colpo, nessun commento. «Non vogliamo regalare alla Cgil spazi gratuiti di visibilità» è la parola d’ordine.
Brunetta è irremovibile. Dopo la raffica di scioperi proclamati in ordine sparso dalle varie sigle, il responsabile della pubblica amministrazione ieri mattina ha annunciato di voler incontrare i sindacati. Precisando però che la convocazione, che sarebbe partita di lì a poco, avrebbe riguardato «tutti i sindacati che hanno firmato il nuovo modello contrattuale». Insomma, Cisl, Uil e Ugl, ma non la Cgil.
Per Epifani si tratta di «un grave atto di scortesia istituzionale. In tutti i tavoli contrattuali – spiega – è sempre stata convocata la Cgil. Quando si rappresenta tanta gente non se ne può fare a meno». Mentre il capo dipartimento Settori pubblici Michele Gentile chiama il causa Berlusconi («non può permettere ad un suo ministro di assumere decisioni così gravi»), il segretario della Funzione pubblica Carlo Podda va giù più duro. «Il ministro ha toccato il fondo – sbotta -. La sua decisione rappresenta un attacco alla democrazia. E non parlo di democrazia sindacale, ma di quell’equilibrio democratico che il ministro ha deciso di spezzare lasciando fuori dal tavolo il sindacato più rappresentativo per punirlo per il suo dissenso ad un accordo, quello del 22 gennaio, che per la Cgil è stato una vera è propria imboscata».
Brunetta zitto. Alla Cgil arriva solo la solidarietà dell’ex Paolo Nerozzi che dice: «Brunetta in questo modo non favorisce la serenità del Paese». Al ministero invece spiegano che, dal loro punto di vista, sarebbe stato inutile convocare Podda e C. per discutere il rinnovo di un contratto di cui la Cgil non condivide le regole (durata triennale, nuovo meccanismo di calcolo dell’inflazione, ecc ecc).
Cisl, Uil e Ugl andranno a palazzo Vidoni martedì 9 dicembre. Esattamente il giorno prima l’avvio della mobilitazione delle varie sigle, già divise ancor prima di iniziare la protesta: il 10 Cisl e Uil manifesteranno davanti a Montecitorio e a tutte le Prefetture, il giorno dopo è in programma lo sciopero generale della Cgil, mentre il 21 tocca alla Uil. L’agitazione riguarda tutti i comparti dell’amministrazione centrale: ministeri, agenzie fiscali, presidenza del Consiglio, scuola ed enti pubblici non economici. Per i sindacati la sola indennità di vacanza contrattuale finora stanziata consente aumenti troppo miseri, nell’ordine di 20 euro lordi al mese, e al governo chiedono quasi la luna. Sette miliardi di euro.
La Stampa 03.12.09