Uno degli emendamenti presentati dal governo alla finanziaria riguarda l’estensione della possibilità di assolvimento dell’obbligo d’istruzione nei percorsi di apprendistato.
Prosegue il “colpo su colpo” per stravolgere e svuotare di sostanza l’innalzamento dell’obbligo di istruzione voluto dal precedente governo Prodi. Già con la legge 133/2008 (nel famigerato articolo 64, al comma 4-bis) l’esecutivo Berlusconi ha reso permanente la possibilità di assolvimento dell’obbligo di istruzione decennale nella formazione professionale regionale. Tale innovazione stravolge la normativa originariamente prevista dal centro-sinistra che solo in via provvisoria, nel biennio necessario per l’entrata in vigore della nuova normativa sull’obbligo, aveva previsto tale assolvimento nei percorsi sperimentali regionali di formazione professionale.
Ora, con un colpo di mano assai mal congegnato all’interno degli emendamenti alla finanziaria, si tenta di estendere persino ai percorsi di apprendistato tale possibilità di assolvimento. Un brutto ritorno al passato, che mortifica gli sforzi per far acquisire a tutti i ragazzi entro i 16 anni quel patrimonio di saperi e competenze necessario per affrontare la vita adulta con consapevolezza e pari opportunità. Speravamo di esserci lasciati alle spalle il doppio binario della Moratti che separava i ragazzi di 14 anni in due gruppi incomunicabili: da una parte gli abili al lavoro con scarsissime speranze di successo personale e professionale, dall’altra gli arruolati allo studio con ben maggiori possibilità di affermazioni. Insomma, avanti verso il passato e a farne le spese saranno i ragazzi, precocemente segnati nel loro futuro dalle condizioni sociali, e lo sviluppo dell’intero Paese.
Gli estensori della norma (quasi fossero privi delle necessarie competenze giuridiche ed istituzionali) hanno presentato una proposta comunque inapplicabile qualora fosse approvata. Essa, infatti, pare ignorare che l’obbligo di istruzione riguarda la fascia tra i 14 e i 16 anni e che il Governo precedente, dal 1 settembre 2007, ha elevato a 16 anni l’età dei minori per l’accesso al lavoro e quindi anche alle attività di apprendistato (che è un contratto di lavoro, anche se a causa mista). A meno dell’abrogazione di questa previsione, è quindi impossibile accedere all’apprendistato a 14 anni e assolvere l’obbligo di istruzione in quel percorso. Ma non basta. La norma è priva di ogni significato anche in relazione all’acquisizione dei saperi e delle competenze prevista dai curricula dei primi due anni degli istituti di istruzione secondaria superiore (come previsto dal Regolamento riportato nel DM 139/2007): è del tutto evidente che tale acquisizione non è prevista dai percorsi di apprendistato per come sono oggi impostati e organizzati.
Infine, l’emendamento che contiene la norma potrebbe essere dichiarato inamissibile per il suo carattere ordinamentale: aspettiamo pertanto la decisione della commissione Bilancio, attesa per domani. Ma, indipendentemente dall’esito della Bilancio, resta lo squallore di una politica governativa che ormai si presenta unicamente con il suo più autentico volto reazionario.
Manuela Ghizzoni, capogruppo PD in Commissione Istruzione della Camera