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“Donne in piazza a Roma: basta soprusi”, di Cesare Zanardo

In Italia una donna su tre, tra i 16 e i 70 anni, è stata vittima – almeno una volta nella sua vita – della violenza di un uomo. Sono, infatti, sei milioni 743 mila le donne che nel nostro Paese hanno subito violenza fisica e sessuale e, per la maggior parte, ci ricorda l’ISTAT, da mariti, fidanzati, padri o parenti. E nel nome di tutte queste donne e per lottare affinché non debba più accadere che oggi, a Roma, migliaia di donne hanno dato vita alla manifestazione nazionale “Torniamo in Piazza”.

Piazza San Giovanni è stata sommersa di cartelloni rosa e bianchi per dar sfogo alla loro rabbia ma, anche, alla forza della loro proposta. Una proposta che punta ad aumentare gli spazi di libertà per tutti, anche gli uomini e non, come vorrebbe qualche ben pensante al governo, a comprimerla.

“Chi ci difende dalle ronde? Nessuna azione razzista in nostro nome” e, ancora, “Unite per la libertà contro la violenza, razzismo e omofobia”. Sono questi i sentimenti diffusi con cui – oltre 10 mila donne (c’erano, ad onor del vero, molti mariti e fidanzati) – hanno espresso il loro punto di vista che non si accontenta di protestare ma, pretende un cambio di mentalità individuale e sociale.

Su un altro striscione il “manifesto” di un altro modo di pensare che vede, nel luogo comune della “bellona”, il vero pericolo per una sana convivenza tra i sessi. In quell’ “Attente mamme!!! Il modello Barbie fa male alle bambine, le vuole sexy, magre uguali alle veline” c’è tutto il senso di un altro modo di vivere e di agire.

Sul palco di Piazza San Giovanni, interviste e video sulla violenza alle donne e sulle mutilazioni genitali femminili e Serena Dandini, la testimonial dello spot che pubblicizza la manifestazione. Dominante, manco a dirlo, lungo il corteo come in piazza, il colore rosa che, per un giorno, ha preso il sopravvento sul grigio e sul nero della violenza. Ognuna delle donne scese in piazza oggi, giovanissime, giovani e “meno” giovani, ha scelto di scendere in strada addobbata di rosa: un collant, una gonna, il make-up, i capelli.

La giornata di protesta di oggi, che conclude le manifestazioni per la Giornata Internazionale contro la violenza alle donne, ha mostrato – ancora una volta, se ce ne fosse stato bisogno – come son “le nostre donne”, per dirla con Bertoli, sempre pronte all’impegno e a costruire momenti di unità.

Durante tutto il percorso e, ancora a S. Giovanni, infatti, su decine di banchetti è iniziata la vendita di arance il cui ricavato sarà devoluto a sostegno della protesta delle lavoratrici e dei lavoratori di Eutelia contro lo smembramento della società e contro i licenziamenti.

Fra le voci che hanno partecipato e raccontato questa giornata di lotta quella di Luisa Laurelli, presidente della Commissione sicurezza della Regione Lazio che denuncia l’aumento della violenza sulle donne a Roma. Riprende i dati raccolti dall’Osservatorio per la Legalità della Regione Lazio che vengono trasmessi all’Osservatorio dal Sistema di indagine della Banca dati interforze del ministero dell’Interno. Dati,purtroppo, che rischiano di rimanere chiusi in un cassetto e che oggi “irrompono” nella manifestazione. “La violenza sessuale – sottolinea la Lauerelli – è aumentata del 52% (dai 150 casi del 2007 ai 229 del 2008),insieme ad una crescita del reato di sfruttamento della prostituzione e pornografia minorile del 70% (da 71 del 2007 a 121 del 2008). Gli atti sessuali con minorenni sono cresciuti del 50% (6 reati nel 2007 e 9 nel 2008). Senza contare tutti i reati non denunciati che in questi casi, sono una percentuale molto elevata”..

E’ per questo – aggiunge il consigliere regionale del Pd – che ho aderito con convinzione alla manifestazione nazionale di oggi. Per dire ‘No’ alle violenze domestiche, culturali e istituzionali che ancora siamo costrette a subire”.

Da segnalare due appendici alla manifestazione. La prima, svoltasi ieri, ha visto impegnate sessanta studentesse e precarie che hanno manifestato, davanti a Palazzo Grazioli, contro il cosiddetto Disegno di Legge Carfagna che istituisce, guarda un pò – proprio per alleggerire il peso della giustizia – il reato di prostituzione pubblica. Con un striscione su cui era scritto “Non c’è casa più chiusa di questa. No alla legge Carfagna”, le ragazze hanno sostato lungamente davanti all’ingresso della residenza romana del capo del governo, armate di ombrelli rossi e rossetto rosso urlando: “Rosso è il colore delle escort”.

In serata il secondo fuori programma. Al termine della manifestazione, mentre le partecipanti si allontanavano alla spicciolata, un gruppo di donne si è accorto di due modelle che, davanti ai grandi magazzini che si trovano in piazzale Appio, pubblicizzavano una marca di lingerie “vestite” solo di reggiseno, culotte e autoreggenti. Immediata la protesta che si è articolata con l’esposizione – davanti alle porte del negozio – di alcuni cartelli, serviti durante la manifestazione, su cui si leggeva “Il nostro problema non è la cellulite ma come liberare le nostre vite”.
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