A causa della normativa introdotta dal ministero per i Beni e le attività culturali. Una mozione presentata dall’on. Manuela Ghizzoni del Pd ne chiede la modifica.
Decine di restauratori modenesi con anni di studio e di esperienza alle spalle rischiano di trovarsi da un giorno all’altro nell’impossibilità di svolgere il loro lavoro. Questo per effetto della nuova normativa sullo status di restauratore introdotta dal ministero per i Beni e le attività culturali. A raccogliere l’allarme, lanciato dalle associazioni di categoria e da migliaia di operatori del settore, è l’on. Manuela Ghizzoni, capogruppo Pd in commissione Cultura della Camera, che nei giorni scorsi ha presentato una mozione assieme a un gruppo di parlamentari del Partito democratico.
“La professione di restauratore costituisce un patrimonio di sapere e di eccellenza inestimabile anche per il nostro territorio provinciale – spiega la parlamentare modenese – dove sono almeno una cinquantina le aziende, per complessivi 150 addetti, che in base alle nuove normative sulle qualifiche richieste per gli operatori e sui criteri di partecipazione alle gare d’appalto, rischiano di chiudere bottega”.
La circolare ministeriale prevede, tra l’altro, l’attribuzione della qualifica a coloro che hanno conseguito un diploma presso una scuola di restauro. Ad oggi sono solo tre gli istituti riconosciuti in Italia: l’Opificio delle pietre dure, l’Istituto superiore per la conservazione ed il restauro e l’Istituto centrale di patologia del libro, che si aggiungono alle scuole di livello regionale, le più frequentate dai restauratori.
Tuttavia, la frequenza di queste scuole ha avuto luogo quando non erano ancora accreditate, con la conseguenza che moltissimi restauratori qualificati sono in possesso di un diploma non coerente con le indicazioni fornite dal Ministero nell’estate 2009. Ma la documentazione richiesta dal Ministero per i beni e le attività culturali per l’accesso alla prova di idoneità si riferisce ad un periodo temporale anteriore all’anno 2000, ed è per la maggior parte degli operatori del settore impossibile da reperire.
La mozione sottoscritta dall’on. Ghizzoni impegna il governo a rivedere la normativa in modo da riconoscere l’idoneità alla professione di quanti possono comunque documentare di aver acquisito in questi anni tecniche e competenze di alta qualità nel campo del restauro.