Il monito del governatore della Banca d’Italia: “Ancora allarmante il divario tra Nord e Mezzogiorno”. Il divario tra Nord e Sud resta «ampio» e in alcuni settori, dall’istruzione alla sanità, le differenze sono «allarmanti». È il nuovo richiamo sulla questione meridionale che il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, ha lanciato nel corso di un convegno sul Mezzogiorno a palazzo Koch, davanti al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
«Da lungo tempo i risultati economici del Mezzogiorno d’Italia sono deludenti», così il governatore della Banca d’Italia ha inaugurato il convegno. «Il divario di Pil pro-capite rispetto al Centro Nord – ha spiegato – è rimasto sostanzialmente immutato per 30 anni». Il Sud, in cui vive un terzo degli italiani e che produce un quarto del prodotto nazionale lordo «rimane il territorio arretrato più esteso e più popoloso dell’area dell’euro». Draghi ha sottolineato che «un sentiero di crescita più elevato di quello dello scorso decennio è essenziale per la stabilità finanziaria; per abbattere il debito pubblico; per potenziare le nostre infrastrutture e per ridurre il prelievo fiscale». Secondo il governatore «il processo di cambiamento è troppo lento».
«Il divario – ha detto Draghi – tra il Sud e il Centro-nord nei servizi essenziali per i cittadini e le imprese rimane ampio. Le analisi che presentiamo oggi rivelano scarti allarmanti di qualità fra Centro-nord e Mezzogiorno nell’istruzione, nella giustizia civile, nella sanità, negli asili, nell’assistenza sociale, nel trasporto locale, nella gestione dei rifiuti, nella distribuzione idrica».
«Il caso più emblematico è quello della sanità – ha aggiunto il governatore -: il divario deriva chiaramente dalla minore efficienza del servizio reso, non da una carenza di spesa. Svolgere un’attività produttiva in Italia è spesso più difficile che altrove, anche per la minore efficacia della Pubblica amministrazione; nel Mezzogiorno queste difficoltà si accentuano». Questa situazione è aggravata dalla presenza al Sud della criminalità organizzata che «infiltra le pubbliche amministrazioni, inquina la fiducia fra i cittadini, ostacola il funzionamento del libero mercato concorrenziale, accresce i costi della vita economica e civile».
La ricetta del governatore della Banca d’Italia per migliorare la situazione esistente non prevede il solo federalismo: «Non è quella delle politiche regionali la via maestra per chiudere il divario tra il Mezzogiorno e il centro-nord». Draghi ha poi sottolineato che il federalismo fiscale «sarà un’occasione per rendere più efficace l’azione pubblica solo se l’imposizione e la spesa a livello decentrato premieranno l’efficienza, solo se gli amministratori locali saranno capaci di indirizzare le risorse verso gli usi più produttivi e le priorità più urgenti». Altrimenti – ha detto Draghi – «i divari si aggraveranno».
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