Riportiamo l’interpellanza promossa dall’On. Barbara Pollastrini e sottoscritta da molti deputati.
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per le pari opportunità, per sapere; premesso che:
in occasione del Vertice della Fao sulla sicurezza alimentare nel mondo, che si è svolto a Roma nei giorni scorsi, il colonnello Gheddafi ha fatto organizzare una serie di incontri – galà, presso la sede dell’ambasciatore libico in Italia, con centinaia di ragazze italiane, con l’improbabile scopo di fare loro delle lezioni sull’islam e, pare, sul ruolo della donna nell’islamismo e che si sarebbero conclusi con un invito alle ragazze “alla conversione alla religione islamica”, durante la quale egli ha spiegato di “essere accanto alle donne e per l’uguaglianza dei diritti e non dei doveri, perché nei doveri le donne devono fare quello che la loro costituzione fisica gli consente”;
apprendiamo da notizie di stampa che i collaboratori di Gheddafi si sono dovuti attivare per contattare le ragazze, a centinaia, utilizzando un sito specializzato per il reperi¬mento di hostess, dietro una retribuzione pare fissata in una ses¬santina di euro;
per il reclutamento delle donne, però, il leader libico aveva fissato dei canoni bene precisi: ragazze giovani, di bell’aspetto, obbligatoriamente di altezza non inferiore al metro e settanta (dal metro e sessantanove in poi pare sarebbe scattato immediatamente l’ostracismo), che dovevano presentarsi vestite di nero, indossando scarpe con il tacco alto (non inferiore ai sette centimetri), e inderogabil¬mente con una taglia massima 42;
riportano inoltre le cronache che una delle ra¬gazze sia stata fatta allontanare dal consesso perché giudicata troppo bassa per gli standard fissati e che e un’altra sia stata esortata a lasciare la compagnia per¬ché non del tutto compatibile con i canoni indicati da Gheddafi: in altre parole, perché bruttina.
Se il Ministro non ritenga che i fatti esposti rappresentino un gravissimo vulnus alla dignità della donna, italiana ma non solo, e che essi riportino ad una concezione della donna e ad un utilizzo del suo corpo profondamente contrario al rispetto dei diritti umani delle donne, che pensavamo ormai acquisiti quali simbolo di civiltà e di riconoscimento dei diritti umani e civili di ogni persona, dell’uguaglianza innanzi alla legge e del contrasto a ogni forma di discriminazione per ragione di razza, religione, diversa abilità, età, orientamento sessuale e identità di genere, diritti sanciti nella Costituzione italiana e nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo.
On. Barbara Pollastrini
Pubblicato il 24 Novembre 2009