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“I diritti e la voce dei bambini non sono ancora una priorità”, a cura del Gruppo CRC*

Mancano ancora, nel nostro Paese, alcune fondamentali misure di attuazione della Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, quali il Piano Nazionale per l’Infanzia. Sono inoltre a rischio di discriminazione particolari gruppi, come i minori migranti e quelli residenti in Regioni meno ricche. Né risulta adeguatamente tutelato il diritto alla partecipazione dei bambini e l’ascolto, in particolare nell’ambito dei procedimenti giudiziari dove i minori sono spesso coinvolti, sia come autori di reato sia come parte offesa o vittime di reati sessuali. Sono i dati principali che emergono dal Secondo Rapporto Supplementare alle Nazioni Unite, che il Gruppo di Lavoro sulla citata Convenzione ha presentato a Napoli in questi giorni, nel corso della Conferenza Nazionale sull’Infanzia e l’Adolescenza, organizzata in occasione del ventesimo anniversario della Convenzione stessa

Mancano all’appello alcune fondamentali misure di attuazione della Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (CRC – Convention on the Rights of the Child), quali il Piano Nazionale per l’Infanzia. Sono inoltre a rischio di discriminazione particolari gruppi di minori, come i minori migranti e i minori residenti in Regioni meno ricche. E ancora, non risulta adeguatamente tutelato il diritto alla partecipazione dei bambini e l’ascolto, in particolare nell’ambito dei procedimenti giudiziari dove i minori sono spesso coinvolti, sia come autori di reato sia come parte offesa o vittime di reati sessuali.
In occasione del 20 novembre, che coincide con il ventennale dell’approvazione della Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, il Gruppo CRC* – network di 86 organizzazioni e associazioni del Terzo Settore, coordinato da Save the Children Italia – fa un bilancio della condizione dei bambini nel nostro Paese nel Secondo Rapporto Supplementare alle Nazioni Unite (I diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia) sul monitoraggio della Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza in Italia. Il documento, distribuito in occasione della Conferenza Nazionale sull’Infanzia e l’Adolescenza, in via di conclusione a Napoli, verrà presentato anche il 24 novembre alla Commissione Parlamentare per l’Infanzia e l’Adolescenza e successivamente inviato alle Nazioni Unite.
Sono 10.149.827 (dati Istat al 1° gennaio 2008) i minori presenti in Italia, ma non tutti godono di buone condizioni di vita. Secondo stime ufficiali, i minori in condizioni di povertà relativa (determinata cioè rispetto alla spesa media pro-capite per consumi delle famiglie italiane) sono 1.728.000, pari al 23% della popolazione povera (nonostante costituiscano appena il 18% della popolazione complessiva), con una forte prevalenza delle età infantili (il 61,2% ha meno di 11 anni) e una sproporzionata concentrazione nel Meridione, dove risiede il 72% dei minori poveri italiani (Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali, Rapporto Nazionale sulle Strategie per la Protezione Sociale e l’Inclusione Sociale, novembre 2008, p. 6). A rischio povertà, sfruttamento e caduta nell’illegalità sono inoltre molti minori stranieri, soprattutto i “non accompagnati”: 7.797 quelli ufficialmente registrati dal Comitato Minori Stranieri nel 2008.
Gravi fenomeni di sfruttamento e abuso – come la tratta a scopo di sfruttamento sessuale, la mendicità e il lavoro nero – coinvolgono pure molti minori: sono stati 938 gli under 18 assistiti e protetti fra il 2000 e il 2007. La pedo-pornografia on line, inoltre, continua ad essere un fenomeno in continua espansione, nonostante l’acquisita consapevolezza e l’impegno per il contrasto delle Istituzioni e delle forze di polizia, sia a livello nazionale che internazionale.
«Questo è un anno importante – commenta Arianna Saulini, coordinatrice del Gruppo CRC – per la tutela dei diritti dei bambini, perché ricorrono i vent’anni dall’adozione della Convenzione ONU sui Diritti del Fanciullo. Dal nostro osservatorio privilegiato di 86 organizzazioni che a vario titolo si occupano di infanzia e che dal 2001 realizzano un rapporto di monitoraggio sull’attuazione di questo fondamentale documento nel nostro Paese, esprimiamo forte preoccupazione nel rilevare che mancano ancora dei provvedimenti fondamentali per l’attuazione della Convenzione, come il Piano Nazionale per l’Infanzia e che poco si sia tenuto conto dell’impatto sui minori di alcuni provvedimenti legislativi, come la cosiddetta “Legge Sicurezza” e che la partecipazione e la consultazione dei minori sia, in generale, molto trascurata. I diritti e la voce dei bambini non hanno ancora quella centralità che dovrebbero avere».

Mancata approvazione e pubblicazione del Piano Nazionale per l’Infanzia
Nonostante in questi anni si siano succedute promesse in tal senso, come detto, non è stato ancora approvato il nuovo Piano Nazionale per l’Infanzia, raccomandato dal Comitato ONU già nel 2003 e nel 2006 e che in base all’attuale normativa dovrebbe essere adottato ogni due anni.
«L’ultimo Piano approvato – entra nel merito Saulini – risulta essere ancora quello relativo al 2002-2004, il terzo dall’entrata in vigore della Legge 451/97 [“Istituzione della Commissione parlamentare per l’infanzia e dell’Osservatorio nazionale per l’infanzia”, N.d.R.]. Il che significa che l’Italia è stata priva di un Piano Nazionale per l’Infanzia negli ultimi cinque anni. In tal senso, dunque, la Conferenza Nazionale sull’Infanzia di questi giorni a Napoli è un’occasione “persa”, in quanto avrebbe potuto rappresentare il momento di confronto sulla bozza elaborata dall’Osservatorio Nazionale per l’Infanzia, ma la discussione è stata posticipata a fine gennaio».

La partecipazione dei bambini e delle bambine

«Rileviamo poi con rammarico – prosegue la coordinatrice del Gruppo CRC – un significativo arresto nel nostro Paese della tendenza a coinvolgere, ascoltare e dare la parola ai minori. La Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza riconosce esplicitamente il diritto dei bambini e degli adolescenti a partecipare attivamente ai processi decisionali che li riguardano, determinando quel centrale passaggio concettuale che vede i minori soggetti e non più oggetti di diritto. Negli ultimi anni la promozione della partecipazione dell’infanzia e dell’adolescenza ha avuto, in Italia, una crescita notevole, ma ha subito un significativo arresto nell’ultimo periodo, e la stessa Conferenza di Napoli vede riuniti operatori, istituzioni, professionisti, organizzazioni non governative ed enti locali, ma senza la presenza dei ragazzi. Questo tema nel nostro Paese non è ancora entrato a pieno titolo nell’assetto istituzionale e sociale».
Anche in ambito giudiziario si rileva un inadeguato ascolto del minore. Nei procedimenti penali, infatti, gli strumenti di tutela speciale, previsti dall’ordinamento italiano e relativi all’ascolto del minore parte offesa oppure vittima di un reato sessuale (in particolare gli articoli 11 e 13 della Legge 66/96, in cui si parla di strumenti concreti al fine di proteggere la vittima di reati sessuali durante tutta fase processuale), non hanno ancora raggiunto livelli di omogeneità e di uniformità applicativa da parte dei vari Tribunali. Più positivo, invece, il giudizio sull’ascolto del minore nei procedimenti di separazione, previsto ora espressamente nel disposto della Legge 54/06.

Pacchetto Sicurezza e impatto sui minori
Secondo quanto sostenuto nel Secondo Rapporto Supplementare del Gruppo CRC, è indice di scarsa attenzione all’infanzia che nell’adozione delle riforme legislative l’impatto sui minori non sia talvolta tenuto in debita considerazione. Un esempio è la Legge sulla sicurezza pubblica 94/09, che prevede l’obbligo di presentare il permesso di soggiorno per atti di stato civile, e che quindi ha suscitato preoccupazione in merito al compimento di atti quali la dichiarazione di nascita e il riconoscimento del figlio naturale, fondamentali ai fini del diritto all’identità (articolo 7 della Convenzione ONU) e al diritto alla tutela del minore contro gli allontanamenti arbitrari dei figli dai propri genitori (articolo 9 della Convenzione); è stata dunque necessaria una circolare del Ministero dell’Interno per precisare che la normativa non incide su tali atti e per evitare effetti gravemente discriminatori per quei bambini figli di coppie non regolarmente soggiornanti in Italia.
Negativo, inoltre, è giudicato l’impatto della Legge sulla sicurezza pubblica laddove impone notevoli limitazioni ai minori migranti arrivati in Italia da soli al momento della regolarizzazione della loro posizione al compimento della maggiore età. «La previsione di criteri molto stringenti – spiega Arianna Saulini – comporta una violazione del diritto alla protezione in quanto, da un lato, potrebbe determinare l’aumento delle fughe dei ragazzi e ragazze non ancora maggiorenni dalle comunità, con conseguente pericolo di un loro coinvolgimento in forme di grave sfruttamento, dall’altro rischierebbe seriamente di incentivare l’arrivo di minori soli in età sempre più precoce».

Bambini discriminati
La raccomandazione del Comitato ONU che sottolineava l’importanza di assicurare che il processo di decentramento regionale favorisse l’eliminazione delle disparità fra bambini dovute alla ricchezza delle Regioni di provenienza, è stata ampiamente disattesa, denuncia il 2° Rapporto Supplementare del Gruppo CRC. Infatti, i Livelli Essenziali delle Prestazioni Civili e Sociali (LIVEAS), che dovrebbero individuare e assicurare il rispetto di determinate prestazioni legate al soddisfacimento di diritti civili e sociali, in modo uniforme su tutto il territorio nazionale, senza alcuna discriminazione, non sono stati ancora definiti, pur essendo previsto che questa dovesse essere una priorità (ad esempio nel Rapporto Nazionale sulle Strategie per la Protezione Sociale e l’Inclusione Sociale 2006-2008 – NAP Inclusione, a cura del Ministero del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale, del Ministero della Solidarietà Sociale e del Ministero della Salute, novembre 2006).Tutto ciò contribuisce a creare, di fatto, una sostanziale differenza tra alcune Regioni e altre, in termini di qualità e quantità di servizi e prestazioni a favore dei bambini».
«Discriminatorio, infine e poco comprensibile – conclude Saulini – ci sembra anche il fatto di non avere incluso il tema dei minori migranti e dell’intercultura all’interno dei lavori della Conferenza di Napoli, nonostante i minori migranti costituiscano una presenza consistente e significativa sul territorio italiano».
*Gruppo di Lavoro per la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza.
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