Eugenio Scalfari ha votato Dario Franceschini alle primarie, mentre il direttore di Repubblica, Ezio Mauro, ha votato scheda bianca. Lo ha raccontato lo stesso Scalfari durante la presentazione del libro di Dario Franceschini «In dieci parole», edito da Bompiani. «Io pur non essendo iscritto al Pd – ha riferito – ho partecipato alle primarie, e anche il direttore di Repubblica, pur non essendo iscritto, ha votato. Abbiamo parlato e ci siamo detti reciprocamente ‘tu che ne dici?». Io gli ho detto: ‘io sono solo il fondatore del giornale, tu sei il direttore di un giornale che vuole essere il rappresentante di una sinistra larga, vedi tu’; e lui ha votato scheda bianca. Io invece ho votato Franceschini. Ma la vocazione maggioritaria l’ho capita meno».
«Franceschini e Bersani – ha proseguito – sono due persone per bene, intelligenti ed esperte di politica, quindi non ho messo il lutto al braccio per la vittoria di Bersani. Anzi Bersani su questo mi convince di più». Il fondatore di Repubblica ha però messo in guardia Bersani, ricordandogli la teoria della persistenza degli aggregati, formulata da Gaetano Mosca: »chi guida una parrocchia non la vuole chiudere, e tanto è più piccola la parrocchia, tanto è più grande è la persistenza. I Verdi vogliono la parrocchietta? Facciamogliela fare. Ma dobbiamo cambiare la legge elettorale».
Alla presentazione era presente anche l’ex presidente della Camera Fausto Bertinotti, che ha provocato un po’ lo stesso Scalfari. «Nel libro c’è la mancanza di un discorso sulla sinistra. Una omissione che non mi convince. Franceschini, forse, omette perchè pensa che non sia più necessaria la sinistra. Per me, anche guardando lo stato del mondo e dell’Europa rende necessaria la presenza di una sinistra dell’eguaglianza», ha detto l’ex presidente della Camera. Apriti cielo: Scalfari, al momento del giro di interventi che lo riguarda, si è alzato in piedi. Ed ha attaccato: «Il problema della sinistra è solo un problema lessicale. Sono parole, bisogna vedere cosa ci sta sotto. Mi viene in mente Nanni Moretti che incalza D’Alema a dire qualcosa di sinistra chiedendosi però anche cosa sia qualcosa di sinistra».
Il fondatore di Repubblica, rivolto a Bertinotti, ha incalzato: «Voi avete sempre votato il governo Prodi, questo è vero. Ma lo avete anche segato. Avete sottoposto il governo a una doccia scozzese per settimane, andando alle manifestazioni e contestandolo. Avete dimostrato che la politica non la capite. Non sapete cos’è».
Scalfari ha fatto anche nomi e cognomi: «Voi avete avuto uno come Ingrao, al quale io ho anche baciato le guance in lacrime ai funerali di Berlinguer, perchè è stato lui che mi ha consolato. Ingrao non ne ha azzeccata una, nessuna. Quando devo capire qualcosa se devo scrivere di politica leggo Ingrao, e poi scrivo il contrario». Il giornalista è andato anche a pescare nella memoria: «Nel ’65, in Emilia, ho moderato il primo confronto tra Ingrao e La Malfa. Ne ha scritto anche ‘le Mondè. Si discuteva di modello. Nel ’65. E oggi, nel 2009, ancora si vuole discutere di modello». Il dibattito, poi, ha preso una piega diversa ed è scivolato più sul Pd e i suoi problemi. Ma, a tornare sui temi del duello Bertinotti-Scalfari, è stato Dario Franceschini.
Parlando del tema delle alleanze, il capogruppo del Pd alla Camera ha dato il colpo di grazia: «Sinistra è un termine glorioso in cui tanti ci siamo riconosciuti, ma anche questo è superato non nei valori, ma nell’identità. Tant’è che le stesse forze di sinistra quasi ovunque oggi si riconoscono nel termine progressisti. Bisogna andare oltre la sinistra, perchè non si può affrontare situazioni nuove con categorie di un secolo che è finito».
L’Unità 19.11.09