Al Ministro della giustizia. – Per sapere – premesso che:
al Senato della Repubblica è stato presentato un disegno di legge, a firma del senatore Gasparri ed altri, contenente «Misure per la tutela del cittadino contro la durata indeterminata dei processi, in attuazione dell’articolo 111 della Costituzione e dell’articolo 6 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali», il cui contenuto appare pienamente condiviso dall’Esecutivo;
il disegno di legge contiene per i reati, per i quali la pena edittale massima è inferiore ai dieci anni di reclusione, l’individuazione di un termine di durata massimo per ogni grado di giudizio (due anni per ognuno dei tre gradi, uno in caso di giudizio di rinvio dalla Corte di cassazione), il superamento del quale, senza che sia stata pronunciata sentenza, obbliga il giudice della fase processuale in corso a pronunciare una sentenza, con cui dichiara di non doversi procedere per «estinzione del processo» -:
se il Ministro interrogato abbia valutato l’eventuale impatto che l’entrata in vigore della normativa in questione avrà sui procedimenti penali attualmente in corso, con particolare riferimento ai processi in fase dibattimentale di primo grado, individuando il numero dei procedimenti e la tipologia dei reati per i quali è certa la conclusione con sentenza di non luogo a procedere ex articolo 425 del codice di procedura penale, per estinzione del processo, essendo decorsi più di due anni dalla richiesta con cui il pubblico ministero ha esercitato l’azione penale, formulando l’imputazione, senza che sia stata emessa sentenza che definisce il giudizio.
FERRANTI, SERENI, BRESSA, QUARTIANI, GIACHETTI, CAPANO, CAVALLARO, CIRIELLO, CONCIA, CUPERLO, GIANNI FARINA, MELIS, ROSSOMANDO, SAMPERI, TENAGLIA, TIDEI, TOUADI e VACCARO
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Di seguito riportiamo lo svolgimento del Question Time con la risposta del Ministro Alfano e la replica dell’interrogante On. Melis
PRESIDENTE. L’onorevole Ferranti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00778, concernente l’impatto della normativa riguardante il cosiddetto «processo breve» sui procedimenti penali in corso, con particolare riferimento ai processi in fase dibattimentale di primo grado (vedi l’allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).
DONATELLA FERRANTI. Signor Ministro, finalmente si è deciso a venire in Parlamento ad esporre quello che pensa il Governo, perché – parliamoci chiaro – sappiamo benissimo che questo testo sul processo breve, che porta la firma di Gasparri e Quagliariello, è solo formalmente un testo di natura parlamentare, mentre è chiaro a tutti che rappresenta la linea dell’Esecutivo scritta a Palazzo Grazioli. È quindi giusto che sia lei in prima persona ad esporlo e a farsi carico delle conseguenze sul sistema giudiziario.
È un testo odioso, che nasce per interrompere due processi che tolgono il sonno al Presidente del Consiglio, ma attenta ai diritti di tutti.
Siamo d’accordo che il processo debba essere breve: i cittadini sono stanchi delle lungaggini, ma sono anche stanchi delle strumentalizzazioni, e, pur di raggiungere uno scopo, che è quello di tutelare gli interessi processuali di Berlusconi, si mettono a repentaglio processi importanti, per truffa aggravata, frodi fiscali e corruzioni.
Signor Ministro, oggi le chiediamo di dire con esattezza, e non a campione, quanti e quali processi saranno gettati al macero, quante e quali vittime non vedranno mai la giustizia, senza trincerarsi dietro allo scudo del CSM.
PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere.
ANGELINO ALFANO, Ministro della giustizia. Signor Presidente, innanzitutto ripeto all’onorevole Ferranti che il disegno di legge è stato presentato al Senato e non alla Camera il 12 novembre, cioè giovedì scorso. Questo è il primo question-time successivo; forse, avrei dovuto fare un’audizione domiciliare presso la sua residenza privata. La prima occasione utile è questa, quando dovevo venire? Per di più, il disegno di legge è all’altro ramo del Parlamento.
Ciò premesso, sui dati statistici ho riferito rispondendo all’onorevole Palomba. Voglio qui ribadire che il vero problema della giustizia penale italiana è rappresentato dallo spaventoso numero di prescrizioni che ogni giorno, anche adesso, mentre parlo, vengono dichiarate dai giudici.
Anche adesso, mentre parlo, si vanno prescrivendo processi. Ciò significa che l’organizzazione giudiziaria occupa una parte delle proprie risorse per celebrare processi che si prescriveranno, generando sfiducia nella certezza della pena e indebolendo la capacità della norma penale di operare come deterrente.
Nell’ultimo quinquennio, cioè nel periodo 2004-2008, il sistema penale italiano ha bruciato, a causa della prescrizione, 850 mila procedimenti, con una media di circa 170 mila procedimenti penali ogni anno.
Lo dico per inciso: la giustizia penale è costata nel 2008 un miliardo e 640 milioni di euro. Aggiungo, inoltre, che da questi semplici dati si ricava che il processo penale attualmente vigente sperpera oltre 80 milioni di euro l’anno di risorse dei contribuenti per girare a vuoto, cioè per fare processi che si prescrivono, che non portano a niente, né all’assoluzione né alla condanna; tutto ciò oggi, non domani.
Il disegno di legge in esame sotto questo profilo permette di raggiungere tre effetti indiscutibilmente positivi: un risparmio di spesa per i processi inutilmente celebrati, in quanto destinati all’ineluttabile prescrizione; un risparmio di giorni di lavoro e di risorse umane che, non più impegnati in celebrazioni di processi inutili, potranno meglio gestire i procedimenti pendenti, con un virtuoso abbattimento dei tempi di definizione della prescrizione nel prossimo futuro; l’adeguamento del sistema al principio della ragionevole durata del processo, con ulteriori risparmi di spesa conseguenti all’azzeramento del rischio della cosiddetta legge Pinto, perché appare utile ricordare che anche per i reati dichiarati prescritti il cittadino ha titolo per chiedere l’indennizzo conseguente alla durata irragionevole del processo.
A ciò si aggiunga che il disegno di legge soddisfa, da un lato, l’aspettativa dell’imputato che il processo si concluda entro un tempo ragionevole, e dall’altro quella dell’apparato giudiziale e della società civile ad ottenere una giustizia finalmente effettiva.
Per tali ragioni, il diritto dell’imputato a non restare sotto la soggezione del processo per un periodo di tempo troppo lungo può essere pienamente soddisfatto prevedendo ex lege termini di durata massima dei diversi gradi di giudizio, il cui superamento obbliga il giudice della fase a pronunciare una sentenza di non doversi procedere.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ANGELINO ALFANO, Ministro della giustizia. Questa fondamentale esigenza di garanzia e di civiltà è stata avvertita anche nel corso della precedente legislatura, allorquando il Governo Prodi istituì, il 27 luglio 2006, una commissione dando mandato di introdurre nel codice di procedura penale l’istituto della prescrizione processuale, al fine di determinare precisi tempi di durata del processo in linea con il principio costituzionale della sua ragionevole durata.
Infine, l’introduzione di termini di durata massima dei diversi gradi di giudizio e la previsione dell’improcedibilità del processo per violazione di tali termini era stata presentata in tre disegni di legge presentati nella XIV e XV legislatura dai senatori Fassone, Ayala, Brutti, Calvi, Maritati, ed anche un altro dello stesso senatore Brutti e della Finocchiaro.
PRESIDENTE. Signor Ministro…
ANGELINO ALFANO, Ministro della giustizia. Concludo assicurando che tutti gli spunti che perverranno in Parlamento per il miglioramento del testo saranno accolti, ma che noi riteniamo come Governo che sei anni…
PRESIDENTE. Grazie, Ministro, deve concludere.
ANGELINO ALFANO, Ministro della giustizia. …per un processo penale, più le indagini, cioè circa otto anni, è un tempo sufficiente per tenere un cittadino sotto la giurisdizione dello Stato (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. L’onorevole Melis, cofirmatario dell’interrogazione, ha facoltà di replicare.
GUIDO MELIS. Signor Presidente, signor Ministro, noi siamo radicalmente insoddisfatti e anche un po’ stupiti, perché lei ci ha detto praticamente tutto quello che succedeva nel passato (e siamo d’accordo che la situazione ha una sua patologia che va affrontata, vedremo poi come), ma non sa assolutamente quello che accadrà con il provvedimento in esame. Il Ministro della giustizia è all’oscuro: si va avanti così! Non so che Paese siamo, un Paese dove si fa un provvedimento di questa portata e non si sa quali saranno i processi che verranno fermati, quanti saranno fermati, se perderemo interi processi.
Questo è un provvedimento che avete abilmente chiamato del processo breve: ma quale processo breve? Questo è il processo interruptus, signor Ministro, questo è un provvedimento che mira a bloccare i processi, a non farli fare e che crea quindi un vulnus gravissimo sul piano della giustizia, con aspetti anche di incostituzionalità molto evidenti.
Mi sarei aspettato che lei avesse fatto in questa occasione il Ministro della giustizia, ci avesse dato dei numeri: i suoi uffici devono avere contezza di quanto accade quando un provvedimento viene presentato. Invece ci viene a dire che non sappiamo che cosa accade, che lo sapremo in futuro: ma il provvedimento è in discussione da tanto tempo, se ne è parlato sui giornali in molte sedi improprie da almeno un mese a questa parte. In Commissione giustizia abbiamo chiesto il suo intervento ripetutamente: lei non è venuto; se fosse venuto forse avremmo potuto discuterne prima, avremmo potuto mettere in atto prima le indagini di cui lei parla e avremmo potuto forse avere questi dati fondamentali per poter decidere.
Il Parlamento dovrebbe affrontare tale disegno di legge all’oscuro, senza sapere quello che accadrà. Penso che questo provvedimento miri esclusivamente ad uno scopo e sappiamo qual è: bloccare determinati processi che riguardano il Presidente del Consiglio dei ministri; ed è gravissimo che si crei un vulnus così profondo alla certezza del nostro diritto, al nostro sistema processuale, strumentalizzando una situazione grave che va affrontata in termini di organizzazione della giustizia! Bisogna spendere di più, bisogna fare più organizzazione, bisogna avere più risorse per la giustizia, e non tagliarle, come fate invece quotidianamente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!