attualità, partito democratico

Tutti contro tutti tra Cosentino, acqua privata ed elezioni

Che fine ha fatto AN e i suoi valori storici? È più conveniente stare sotto l’ala protettrice di Berlusconi o quella della Lega?
C’era una volta un partito legato a valori forti e consolidati. Quel partito ancorato a radici storiche, faceva della legalità e della sicurezza i suoi principi fondanti. Dove è finita Alleanza Nazionale? Il suo scioglimento nel Pdl cosa ha significato? I suoi ideali e i suoi obiettivi ci sono ancora?

Mi sembrano davvero delle domande logiche viste le ultime vicissitudini nella maggioranza che ha indotto anche il “verbo” Feltri a titolare il suo Giornale con “Berlusconi deciso: tutti a casa”. È una chiara provocazione ma gli scricchiolii nel governo sono sempre più evidenti così come è evidente chi sia il capro espiatorio della crisi governativa: Gianfranco Fini.

Veniamo ai fatti. I malumori tra i due leader del centrodestra sono noti soprattutto a seguito della scelta di Berlusconi di considerare il Parlamento come luogo di villeggiatura di deputati e senatori, chiamati ad interrompere il Bingo per votare fiducie ad personam. Nel suo ruolo istituzionale, Fini non lo può accettare. E la stessa cosa si deve dire per la possibile candidatura regionale di Nicola Cosentino, sottosegretario all’Economia, tuttora indagato dalla Procura di Napoli per rapporti con il clan dei Casalesi. Fini non lo accetta.

Sembra una cosa semplice da risolvere, almeno con l’uso del buon senso. Ma così non è. Cosentino ottiene l’appoggio dell’avvocato Ghedini e si incontra con Berlusconi. Non agisce né con coscienza, né con spirito di opportunità politica: si mette nelle mani del Capo. È lui a decidere e solo lui. Del resto Berlusconi sì che se ne intende di giustizia. Se vuole mi metto da parte altrimenti sarò il candidato del Pdl per la giunta campana. Un atteggiamento saggio come quello di un figlio che si rivolge al padre. Una questione di famiglia!

Fini mantiene un profilo basso, non alza i toni ma non si piega ai voleri del One-Man-Show e per questo diventa il bersaglio da colpire. Con ogni mezzo.

Anche i suoi ex colonnelli lo attaccano dimenticandosi, una volta per tutte, che l’agenda politica del governo la fanno solo Silvio e la “loro amata” Lega. Gasparri è il primo firmatario del “ddl immunità”, scritto, sceneggiato e diretto da Ghedini che come Spielberg preferisce lasciare la statuetta dell’Oscar a chi ci mette la faccia. La Russa prende le distanze, così come Ronchi troppo impegnato a privatizzare l’acqua in nome del risparmio e della lotta agli sprechi. Alemanno, sindaco di Roma, fa il capo rivolta anti-Fini e annuncia “mollare Silvio è un suicidio”. A parte l’uso del verbo “mollare” (si è dimenticato “boia chi”) apro una piccola parentesi su Alemanno: ma non era lui a parlare di rimpatrio di clandestini una volta eletto sindaco? Non era lui a parlare di Roma città sicura? Non erano i suoi sostenitori ad andare in giro con magliette e cartelli con la scritta “Veltroni sindaco dei Rom”? Non era la sua faccia sulle portiere di tanti taxi che chiedevano di cambiare Roma? Gli stessi tassisti che avevano manifestato, con calma ed eleganza, contro le privatizzazioni volute dal ministro Bersani. Sembra davvero che sia arrivato il momento di dire che i nodi arrivano al pettine dopo quanto è successo la scorsa notte nella centralissima Stazione Termini, dove due rumeni hanno barbaramente aggredito una persona per derubarlo, nell’indifferenza totale delle persone e con un malcapitato tassista che ha preferito andarsene piuttosto che dare aiuto o chiamare la Polizia. Roma città sicura! Ora l’esercito lo metteranno pure in stazione. Almeno in campagna elettorale. Chiusa parentesi.

E quando tutto sembrava rientrare in una faida interna agli ex di AN e il direttore de “Il Giornale”, ecco che a mettere un po’ di benzina sul fuoco è stato di nuovo il premier. È risaputa l’antipatia e la leggera invidia che prova il Presidente del Senato nei confronti di Fini. Berlusconi ha chiamato il suo amico Renato Schifani “consigliando” alcune dichiarazioni contro il Presidente della Camera: la lettera scritta da Silvio contro Fini iniziava pressapoco cosi: “Gianfranco sei un comunista. Cribbio!”. Renato per favore vedi di aggiustare un po’ la metrica e mandala ai giornalisti. Schifani, di ritorno da un viaggio a Palermo, ha immediatamente dettato il seguente comunicato: “Gianfranco Fini, ci hai ròtto i cabasìsi!”. Per fortuna i suoi addetti stampa lo hanno tradotto in “o il Pdl si ricompatta o si va alle elezioni”. Alle elezioni?

Il Polemista
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