Quando plana l`avviso ai naviganti pronunciato da Renato Schifani, quel monito alla maggioranza affinché «sia compatta, altrimenti si torna alle elezioni», quell`invito al Parlamento che «deve sostenere il programma del governo», Giorgio Napolitano ha già avuto modo di difendere, come sempre ma con una nettezza che non lascia spazio a dubbi, il sistema parlamentare italiano contro ogni illusione presidenzialista, fosse pure propugnata dalla Seconda carica dello Stato.
Dalla capitale di una Turchia che attende da quarant`anni di entrare nell`Unione Europea, e di fronte alla quale il Capo dello Stato valuta come «pretestuose» le obiezioni dei presidente del Parlamento europeo – il polacco Buzek – Napolitano risponde alla domanda di un giornalista che chiede se anche da noi potrebbe andar bene l`elezione del presidente della Repubblica a suffragio diretto, come ad Ankara sarà dal 2014. Di qui al presidenzialismo il passo è lungo, obietta anzitutto Abdullah Gul che è l`omologo turco di Napolitano e che gli è accanto in conferenza stampa. Ma il presidente italiano coglie il destro per ribadire che la forma «parlamentare resta per l`Italia una soluzione valida, anche se può essere migliorata».
La Repubblica Italiana, aggiunge, «è fondata per costituzione su un sistema di democrazia parlamentare che può essere rafforzato o modificato in alcuni suoi meccanismi. E` legittimo e normale, lo prevede l`articolo 138 della Costituzione. Io mi sono espresso pubblicamente a favore di alcune modifiche su precisi punti». C`è spazio anche per una battuta, per un`aggiunta che nel tono con cui è offerta rimarca ulteriormente l`assurdità di ogni fantasia da presidenzialismo di fatto, quello sovente evocato dal centrodestra, a cominciare proprio da Silvio Berlusconi che si ritiene «eletto dal popolo» poiché la semplice indicazione del suo nome sul simbolo viene permessa dall`attuale legge elettorale. «Io sono presidente di questa Repubblica parlamentare e certamente non farò propagandaper un`altra Repubblica», dice Napolitano con l`aria di chi pronunci una costituzionale ovvietà.
Ed è dunque plastica a fine giornata la rappresentazione di una seconda carica dello Stato che evoca una compattezza della maggioranza parlamentare che sfora la libertà di mandato, pena le elezioni anticipate, e un presidente della Repubblica, cui la costituzione assegna proprio il potere di scioglimento delle Camere, che invece ribadisce la possibilità e perfino la necessità di serie ed organiche riforme istituzionali. Riforme di cui poi Napolitano ad Ankara parla a lungo anche col presidente del Parlamento turco. Assai incuriosito dal bicameralismo perfetto, sua eccellenza Mehmet Ali Sahin, e anche dal fatto che in Italia l`opposizione non possa ricorrere, come invece è in Turchia, direttamente alla Corte suprema contro le leggi volute dal governo.
La Stampa 18.11.09