Il senatore «Il privato non è il diavolo e il pubblico non è la perfezione. L’inefficienza dirotta
i pazienti verso le cliniche. E fra i medici bisogna scegliere i migliori curricula, non gli amici».
Senatore Ignazio Marino, quanto è effettivo il controllo di Stato e Regioni sul Ssn e quanto invece pesa l’azione delle lobby?
«Dai dati del consiglio nazionale dell’economia e del lavoro emerge in Italiaundoppio binario pubblico/ privato nelle strutture di ricovero che di fatto risponde alla scelta politica di alcune Regioni».
In che modo si concretizza?
«Un esempio estremo: in Val d’Aosta c’è una struttura pubblica e nessuna casa di cura privata abilitata.E l’assistenza sanitaria è al 70% di proprietà pubblica e al 30% privata. In Lazio, Campania e Sicilia invece è 50% pubblico e 50% privato accreditato. Nel Lazio ci sono 77 cliniche pubbliche contro 85 private, in Lombardia 60 contro 73. È ovvio che c’è unascelta di favorire le attività erogate attraverso il privato».
È necessariamente un male?
«Il privato non è il diavolo e il pubbliconon è la perfezione. Ma si creano anomalie e veri crimini. Penso a Lady Asl a Roma o alla Santa Rita a Milano. La commissione parlamentare d’inchiesta che presiedo si occupa dell’Abruzzo dove il 100% delle cure psichiatriche è affidato al privato. C’è il pericolo di standard di cura inferiori al dovuto».
Chi controlla il privato accreditato?
«Ecco. Ma l’inefficienza è il tallone d’achille del pubblico. Ho presentato una legge per istituire un’agenzia di valutazione dell’efficacia e qualità delle cure mediche. Un ente indipendente e sganciato dalla politica. Se un’agenzia simile verificasse gli aspetti tecnologici di una struttura prima dell’inizio attività si sarebbero evitati i decessi a Castellaneta dove in terapia intensiva è stato erogato un altro gas al posto dell’ossigeno».
Un controllo qualità su centri medici ?
«Anche sui curricula dei medici. A Vibo una ragazza è morta di tonsillite perché non avevano mai eseguito una tracheostomia. Solo eliminando queste carenze potremo valutare alla pari pubblico e privato e il lavoro non dipenderebbe dalle connessioni politiche».
Lei immagina una rivoluzione.
«Che non si ferma qui. Servono criteri diversi di nomina di dirigenti e primari Asl. C’è una commistione enorme tra politica e sanità. Un direttore generale è valutato non perché compra un’apparecchiatura ma per la permeabilità alle raccomandazioni sulle nomine».
L’ultima inchiesta su appalti e segnalazioni ha coinvolto i Mastella, ma sembra accadere ovunque…
«È così. Da me venivano aspiranti primari dicendo: sono di sinistra, lui è appoggiato da Fi, mi sostenga. Hopreso carta epenna e scritto: sceglierò i migliori curricula».
Nel caso Marrazzo si profila un ruolo degli Angelucci, re delle cliniche nel Lazio. Lo stesso Berlusconi avrebbe suggerito al governatore di chiedere il loro aiuto. Emerge un sistema molto più ampio e ramificato delle semplici raccomandazioni.
«La sanità è vista come settore per acquisire denaro e potere. All’aeroporto di Lamezia Terme campeggia la pubblicità di voli sanitari privati per pazienti. Se fossi Loiero lo farei togliere: vuol dire che se sei ricco ti puoi curare, se sei povero… Tre elementi garantiscono l’eguaglianza in una società: giudici indipendenti, scuola pubblica e servizio sanitario pubblico».
Si accusa il vaccino contro l’influenza A: è un business delle lobby farmaceutiche. Quanto contano?
«L’industria farmaceutica ha un peso importante. Quando hanno introdotto le statine per abbassare il colesterolo, i cardiologi hanno abbassato i livelli massimi a valori non raggiungibili con la dieta, e sono diventate il farmaco più diffuso. C’è pressione e si creano standard di salute artificiali e funzionali al business».
Come ci si difende?
«Con la prevenzione. In Italia è solo il 5% dell’investimento di spesa sanitaria. Ma se previeni la malattia riduci il fatturato delle cure».
L’Unità 05.11.09