ROMA – Nel discorso di ringraziamento che Claudio Magris ha fatto a Francoforte, dove gli è stato consegnato il Premio per la Pace, ha evocato il crescente «populismo» e «l´insofferenza per la legge» che affliggono il nostro Paese. Quanto basta per essere definito da certa stampa «un intellettuale da esportazione», un «antiitaliano».
Professor Magris, si può ancora dissentire?
«Non mi sento certo né minacciato né coartato, dico e scrivo quello che penso. C´è un´atmosfera complessiva di profonda intolleranza ma non mi sento in un Fort Apache assediato dai vincenti di oggi, non so vincenti per quanto ancora. Quello che è impressionante invece è che non c´è più differenza tra la realtà e la sua parodia».
Vale a dire?
«Io e mia moglie, qualche settimana fa, abbiamo aperto la televisione e per quasi un minuto abbiamo creduto di assistere ad una volgare parodia di Berlusconi, tanto che mi stava nascendo un sentimento di spontaneo garantismo in sua difesa. Pensavo che sullo schermo ci fosse un imitatore: con la sciarpa bianca, con un gruppo di giovani. Lui che diceva: «Fate le corna tutti, così non potranno dire che le faccio solo io!». E chiedeva: «Chi è che mi ha toccato il culo?». Ma non era una parodia, era la realtà. E io mi chiedo come si possa non rimanere esterrefatti di fronte ad un presidente del consiglio che dà vita ad una scena così. Qui non c´entrano la vita privata, le vicende personali, sulle quali non direi mai nulla. Non è un fatto moralmente grave, è semplicemente un´indecenza».
Lei conosce bene la Germania, la considera una «seconda patria», crede che ci sarebbe spazio per una situazione politica come quella italiana?
«Assolutamente no. Se Angela Merkel si permettesse di invitare a boicottare i giornali che la criticano questo segnerebbe la sua fine».
Perché da noi allora può succedere?
«Per la verità, non solo da noi. Anche in Francia e in Spagna, due Paesi che amo tanto, vedo segnali di progressivo slittamento verso il populismo. C´è una trasformazione sociale in atto che noi non abbiamo capito ed è una grande colpa dal punto di vista intellettuale e politico. Berlusconi è certo intelligente. Il suo gioco, magari l´unico che sa fare, lo fa benissimo. Il centrosinistra, o meglio quello schieramento che ha cercato di opporsi alla nuova politica italiana, ha peccato spesso di aristocraticità, di disprezzo. Invece un fenomeno negativo bisogna conoscerlo per combatterlo».
Professore, per forza finisce nella lista nera. Il Giornale ha ironizzato sui suoi tanti premi, sulla sua «fascinazione» per Di Pietro.
«Per i premi bisogna rivolgersi a chi me li dà. Ho votato e voterei Pd. Alle Europee, dove non c´è una logica di governo e opposizione, ho appoggiato Giorgio Pressburger che si presentava con l´Italia dei Valori e consideravo un ottimo candidato, specie per la politica culturale europea. Tutto qui».
È un fatto che comunque lei è entrato in collisione con il pensiero unico dominante, l´hanno bollata come «antiitaliano».
«Io invece mi considero un patriota, e scrivo ossessivamente in difesa dell´unità d´Italia e della sua bandiera. Criticare un governo non vuol dire criticare un Paese. Chi ama il proprio Paese critica ciò che, a suo avviso, lo peggiora. E´ lecito, anzi doveroso, no?»
Parrebbe di no.
«Non mi preoccupo delle reazioni. Cerco anch´io di mandar giù l´avversario, non di colpirlo sotto la cintola, ma di mandarlo giù sì ed è ovvio che lui faccia altrettanto».
Lei riceve molte lettere?
«Sì, di lettori di ogni genere e cultura, anche da ospedali, da carceri. Molti consensi e anche lettere piene di astio. Rispondo a tutte. C´è una profonda differenza tra chi, anche dall´altra parte, ha il senso di aver partecipato ad una storia comune e chi no. Non è un caso che io non abbia mai ricevuto missive di insulti da persone riferibili al vecchio Msi o ad Alleanza Nazionale; polemiche sì, ma senza astio. Gran parte delle volgarità arrivano dall´area Forza Italia e Lega. E´ come se parlassimo una lingua diversa, con un´altra sintassi in cui uno mette il soggetto al nominativo e l´altro all´accusativo».
Chi ha votato alle primarie?
«Franceschini».
Che gente ha trovato ai gazebo?
«Un´Italia di gente tranquilla, senza alcuno spirito di crociata.
Mi ha fatto un´eccellente impressione. Io sono uno che fa politica solo per spinta etica, e vorrebbe non farla. Non ho mai partecipato ad un´assemblea da studente. Però quando viene il momento bisogna…»
Il momento c´è tutto?
«Un po´ sì. “Vendere il mantello e acquistare una spada”, dice il Vangelo (Luca, 22, 36)».
Repubblica, 2 novembre 2009