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“Per il premier arriva il lodo-Cassazione” di Liana Milella e Roberto Petrini

Processi tributari chiusi pagando il 5%. Potrebbe beneficiarne Mondadori. La norma sarà inserita nella Finanziaria. Segrate ha una causa 200 milioni. E siamo al “lodo Cassazione” visto che lì, prima o poi, finiscono comunque i processi di Berlusconi. Il contenitore: la legge Finanziaria. Il luogo: il Senato. Il contenuto: due emendamenti, uno per mandare al macero migliaia di processi tributari pur di evitare quello che riguarda la Mondadori; e un altro per premiare le toghe della Cassazione, a cominciare dal suo primo presidente Vincenzo Carbone, spostando l’età pensionabile da 75 a 78 anni e garantirgli così altri tre anni di dominio assoluto sulla Corte. Due emendamenti preceduti da un’abile mossa: prima della regolare udienza fissata per mercoledì 28 ottobre, il processo “Agenzie delle entrate versus Mondadori” – per un contenzioso da 400 miliardi di vecchie lire – viene sottratto al collegio e al presidente Enrico Altieri, che ha fama di giudice inflessibile, e spostato dal vertice della Corte alle sezioni unite. Due giorni dopo ecco al Senato l’emendamento che sta alle spalle: il governo ipotizza che tutti i processi tributari in cui l’imputato abbia avuto ragione in primo e in secondo grado possano chiudersi d’emblée con una transazione del 5% sulla cifra complessiva dovuta. Ma, com’è ovvio, l’emendamento ha bisogno di tempo, visto che la Finanziaria è ancora al suo primo passaggio al Senato, e dunque il processo di Berlusconi viene tolto dalle mani di Altieri e rinviato. Il presidente Carbone si giustifica, dice che è stato il vice segretario generale, che il presidente della sezione tributaria è stato avvertito, adduce una «prassi consolidata», ma gli stessi giudici tributari spiegano che la prassi va invece all’opposto: è il collegio assegnatario, cui si rivolgono le parti, a decidere per l’invio alle sezioni unite di fronte alla richiesta, come in questo caso, delle parti.

Nel lungo elenco delle leggi ad personam ecco dunque il nuovo “lodo Cassazione” che però ha già ricevuto un primo, autorevole stop. Quello del presidente della Camera Gianfranco Fini che, avvisato in tempo dal relatore della Finanziaria al Senato Maurizio Saia, ha bloccato l’ipotesi della transazione al 5 per cento. Alla Suprema corte i giudici, esterrefatti, la considerano «una totale follia che farebbe perdere allo Stato centinaia di miliardi di euro» visto che per la sezione tributaria transitano ogni anno circa 20 mila processi. Ma a Berlusconi questo non importa. Ed ecco che giovedì sera il finiano Saia si vede recapitare sul tavolo l’emendamento incriminato verso l’ora di cena. Glielo manda, per firmarlo e presentarlo, il presidente della commissione Bilancio Antonio Azzollini. Lui lo legge, sente subito puzza di bruciato, avverte Fini. Il piatto, accuratamente preparato a palazzo Chigi anche da Gianni Letta, salta. Fini, che non sapeva nulla, blocca tutto. L’emendamento è congelato.

I finiani s’interrogano “sull’utilizzatore finale” della norma, si chiedono quale processo si voglia chiudere, rileggono l’intervento di Carbone sul processo Mondadori. Il gioco si scopre. Alla sezione tributaria della Corte c’è almeno un altro processo, quello ai danni della Danieli di Udine, che fruirebbe dell’emendamento. Se la Mondadori è finita nel mirino degli accertamenti per via di una complessa ristrutturazione aziendale, quello della Danieli è un caso di dividend stripping con imposte non pagate per 200 milioni di euro. La Mondadori è stata messa in salvo, tolta alle mani del giudice Altieri che, esperto di diritto comunitario, una lunga esperienza al servizio giuridico della Commissione Ue, da quando è in Cassazione ha sanzionato più volte le società che compiono un’operazione al solo fine di ottenere un vantaggio fiscale. In Corte lo chiamano il filone dell’abuso del diritto, sanno che con Altieri non si tratta, Berlusconi ci ha anche provato mandandogli un emissario. Ma l’esito negativo ha prodotto la strategia a tenaglia del “lodo Cassazione”: via d’un colpo i processi, basta pagare il 5 per cento.
La Repubblica 31.10.09