“Indifferenti alla guerra”, di Claudio Magris
Quel video è un reportage di guerra e a ciò che esso mostra bisognerebbe rispondere come ad un atto di guerra. Il sangue sparso da camorra, mafia o ’ndrangheta è una guerra, non meno dell’11 settembre a New York, dell’Afghanistan o dell’Iraq. Nelle guerre tradizionali è più facile combattere il nemico; queste potenze criminali non hanno un preciso esercito su cui si possa sparare né una capitale che si possa bombardare e che meriterebbe di essere rasa al suolo ben più delle città tedesche durante il secondo conflitto mondiale. Il terrorismo degli anni Settanta era una perniciosa influenza, che si è potuta stroncare; mafia e camorra sono un cancro, che s’insinua negli organi del corpo che lo combatte, mescolandosi con esso e mimetizzandosi, sì da essere difficilmente individuabile ed estirpabile. L’attacco continuato e ininterrotto delle multinazionali del crimine dovrebbe essere considerato un’emergenza di guerra, come l’invasione di un’armata nemica, e dovrebbe essere ai primi posti nelle preoccupazioni del Paese. Sarebbe bene se i giornali pubblicassero ogni giorno l’elenco dei caduti, un vero bollettino bellico. Sembra …