Sui precari della scuola la maggioranza ha rischiato grosso, ieri alla Camera. C’è voluto un “aiutino” del presidente di turno Maurizio Lupi (Pdl) per consentire a una dozzina di deputati di rientrare in tempo ed evitare una clamorosa sconfitta. In aula si stava discutendo il decreto cosiddetto salva- precari, varato dal governo a settembre con l’obiettivo di dare una boccata d’ossigeno a circa 13 mila insegnanti precari “tagliati” dalla coppia Tremonti-Gelmini. A metà pomeriggio la maggioranza si accorge di avere qualche problema con le presenze, e chiede una sospensione dei lavori. Ma va sotto di dieci voti. A quel punto si sarebbe dovuto procedere con le votazioni, precisamente con l’emendamento del Pd che chiedeva di abrogare il comma 1 del decreto, quello che prevede che i contratti a termine «non possono in alcun caso trasformarsi in rapporti di lavoro a tempo indeterminato» e che gli anni di precariato non servono per maturare scatti di anzianità. Un comma che, come spiega Manuela Ghizzoni del Pd, «avrebbe condannato al precariato a vita tutti e 260mila i precari della scuola».
BAGARRE IN AULA
I numeri dell’aula, in quel momento, dicono che il centrodestra è minoranza. Ed ecco che arriva l’”aiutino” di Lupi, che dà la parola a due esponenti della maggioranza mentre la dozzina di ritardatari rientra alla spicciolata. Quando il primo dei due, Fedriga della Lega, ha preso la parola, il capogruppo Pd Soro è andato sotto il banco della presidenza gridando: «Non può parlare, c’è la votazione!». Massimo Polledri, del Carroccio, ha scavalcato il suo banco per buttarsi su Soro, ma è stato bloccato dai commessi. La leghista Carolina Lussana è entrata in aula a votazione aperta, col cappotto in mano, e Lupi ha atteso che finisse di votare prima di chiudere la votazione. E così la maggioranza l’ha spuntata: 271 voti contro 269, un soffio. Soro è furibondo con Lupi: «Lei ha fatto una cosa gravissima, d’ora in avanti il suo profilo di presidente è inaffidabile ». E Giachetti (Pd): «Ha commesso un grave errore che ha cambiato l’esito delle votazioni». «Ho rispettato il regolamento, si rileggano i i verbali», replica Lupi, che però viene immediatamente sostituto alla presidenza da Fini, che riesce a riportare la calma chiamando l’aula a salutare i reali di Giordania, seduti in tribuna. «La passione del dibattito italiano non ha nulla da invidiare al Medio Oriente», ha scherzato Fini.
Dalle fila dell’opposizione piovono commenti sul «posto fisso» evocato da Tremonti e pure da Berlusconi. «Dal ministro parole al vento», si scalda Beppe Fioroni. Prima delle 19 nuovo stop ai lavori in aula. Si torna nel comitato ristretto dei nove, per cercare una mediazione, presente la Gelmini. E la maggioranza fa retromarcia. «Abbiamo ottenuto che i contratti a termine si possano trasformare in tempo indeterminato », esulta la Ghizzoni. Sembra che i precari, al momento dell’assunzione definitiva, possano anche recuperare gli scatti di anzianità. Ma il testo, a tarda sera, era ancora oggetto di trattative. L’esame in aula riprende stamattina.
L’Unità, 21 ottobre 2009
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Anche il decreto salva-precari tanto voluto dal ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini rischia di naufragare per le assenze della maggioranza in aula. E’ stata una giornata difficilissima quella di ieri alla Camera. Quando ha capito la trappola in cui stava finendo, la maggioranza ha tentato il tutto per tutto: si sono visti rientrare precipitosamente deputati con le stampelle, Carolina Lussana della Lega ha votato in cappotto e all’ottavo mese di gravidanza. Nel frattempo tutti hanno litigato con tutti. La Gelmini diceva un «ma va…» accompagnato da un gesto anche più eloquente a Piero Fassino che aveva giudicato «sconcertante» il fatto che il ministro non ascoltasse gli interventi dell’opposizione. Un deputato della Lega ha scavalcato i banchi mentre Antonello Soro, capogruppo del Pd, urlava contro Maurizio Lupi, presidente di turno. Ad assistere allo spettacolo anche il re Abdullah di Giordania. Non si sa che cosa abbia pensato dei parlamentari italiani ma si intuisce bene l’imbarazzo del presidente della Camera Gianfranco Fini. La calma in aula, infatti, è tornata solo al suo arrivo, un po’ come a scuola quando il maestro deve assentarsi un istante. E’ lui a chiedere all’Assemblea di «trovare un momento di coesione e accordo» nell’applaudire il re di Giordania.
E’ stato il sottosegretario all’Istruzione Giuseppe Pizza a chiedere, a nome del governo, di accantonare il voto degli emendamenti al primo comma del decreto precari per riformulare una richiesta dell’opposizione. Il presidente della commissione Lavoro Silvano Moffa ha chiesto un quarto d’ora di sospensione della seduta per avere il tempo di presentare una nuova versione del testo, che tra l’altro reintroduce una sorta di graduatoria unica dal 2011-2012 e riduce a due del numero di province per le quali si può esercitare l’opzione. Ma l’aula ha votato contro per 10 voti e dunque, si è andati al voto. A creare problemi è il passaggio per cui i contratti a tempo determinato per il conferimento di supplenze «non possono in alcun caso trasformarsi in rapporti di lavoro a tempo indeterminato e consentire la maturazione di anzianità utile ai fini retributivi prima dell’immissione in ruolo».
Non appena il grande pannello luminoso si è acceso per la votazione, il presidente di turno Maurizio Lupi ha però dato la parola a due deputati della maggioranza. Per l’opposizione si è trattato di un escamotage per permettere a un gruppo di deputati di maggioranza di rientrare in aula e partecipare al voto. Infatti il capogruppo del Pd Soro si scaglia verso il banco della presidenza urlando: «Non può parlare, c’é la votazione». A quel punto Massimo Polledri (Lega) scavalca il suo banco per buttarsi su Soro, ma é bloccato dai commessi. Alla fine la votazione risulta positiva per la maggioranza e il governo per un solo voto e Soro accusa Lupi di aver commesso «una scorrettezza senza precedenti: il suo profilo di presidente della Camera è d’ora in poi inaffidabile». E Lupi difende invitandolo a rileggere «i verbali». A sera il vicepresidente della commissione Cultura Moffa ottiene una sospensione per riunire il Comitato dei nove. L’esame riprende stamattina.
La Stampa, 21 ottobre 2009
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