Invocato, evitato, rimandato. Discusso fino ai minimi dettagli dai rispettivi spin-doctor (Gentiloni per Franceschini, Carlo Rognoni per Marino e Stefano Di Traglia per Bersani). E alla fine, lasciato un po’ briglia sciolto. Eccolo: il confronto. Novanta minuti per duellare, convincere, inchiodare l’avversario. Le telecamere di Youdem sono già puntate sui tre candidati alla segreteria del Pd, Pier Luigi Bersani, Dario Franceschini, Ignazio Marino. E non è ancora detto che ci siano repliche. Di inviti ne sono piovuti da tutte le parti. Da Matrix, Ballarò, Porta a Porta. Si vedrà.
Il dibattito tra i tre candidati alla segreteria del Pd, svoltosi questo pomeriggio a Roma, è disponibile sul sito www.youdem.tv ed in replica questa sera su YouDem Tv Canale 813 Sky
Ore 16.55 “Votateci, aiutateci a fare bene il nostro lavoro che è costruire una società più giusta”, dice Bersani. “Questo congresso ci ha fatto un gran bene. C’è molta delusione, di ragioni ne abbiamo date tante, ma il 25 è una giornata importante, se non verrete a votare sarà contento Berlusconi”, recita l’appello di Franceschini. Infine Marino: “Le cose che non funzionano si possono cambiare, con il voto di tanti italiani possiamo costruire un partito laico, untio, che decide, capace di allontanare questa destra sciatta, illusionista, che non ha il senso del governo, andiamo in milioni a votare, stupiamo l’Italia”.
Ore 16.50 Ultima domanda sul confronto. Ce ne saranno altri? Dove? “In Rai”, dice Marino, Franceschini, touché, gli riconosce di aver per primo sottolineato l’esigenza di un confronto. Va bene a un bis, dunque: “Su qualsiasi tv”. Bersani continua ad essere recalcitrante: “Dopo questo gliene serve un altro? “Un partito è una cosa seria, no a chi vuole fare spettacolo con noi”.
Ore 16.40 Mannoni prova a chiedere qualcosa di più sulla libertà di informazione. Un passo indietro unilaterale sulla Rai, per esempio. Franceschini è il primo a rispondere. Riconosce le responsabilità della politica in generale, non solo del centrodestra (“loro poi esagerano”). Proposta: “Bisogna che le nomine di un solo amministratore delegato non vengano fatte dal parlamento, perché se sono fatte dai partiti politici sono inevitabili i condizionamenti”. Bersani sulla tv cita Marino prima ancora che parli. La sua ricetta: “Norme liberali che tutelino il diritto del cittadino ad avere una informazione plurale”. Marino, che per settimane ha portato al braccio il nastro rosso per la libertà di stampa. “Dario e Pier Luigi avevano un ruolo nel secolo passato e allora una legge sul conflitto d’interesse si poteva fare”. Prova : internet gratuito su tutto il territorio nazionale. “Mia figlia di 17 anni il tg non lo guarda mai, dobbiamo proteggere la rete”. E’ quella la prossima frontiera. Alfano l’ha già capito: “Vuole omologare i bloggers alla carta stampata limitando la possibilità di scambio”. Franceschini: “Se vuoi fare il segretario comincia a usare il noi e non il voi, io in parlamento dal ’96 al 2001 non c’ero ma mi assumo la responsabilità per il fatto che noi non abbiamo fatto la legge sul conflitto d’interesse”.
Ore 16.30 I candidati si confrontano su sicurezza e immigrazione. La posizione Bersani si riassume così: “Sì agli immigrati, senza immigrazione questo paese non può avere futuro. No al burqua, la mia integrazione è guardarsi negli occhi”. Marino sull’argomento si è preparato. E tira fuori le carte. Le dichiarazioni di Franceschini, quelle di Bindi, D’Alema sui respingimenti: una in contraddizione con l’altra. Ricetta: “Cittadinanza a chi nasce sul suolo italiano”. Franceschini: “I respingimenti vanno fatti rispettando la legge, quando li ha fatti il centrosinistra non c’è stata protesta da parte dell’Ue o dell’Onu”. Il ruolo dell’opposizione su questo tema? “Spiegare le buoni ragioni dell’accoglienza, farci sentire quando la destra calpesta i diritti dell’uomo”.
Ore 16.20 Il duello a tre si sposta sul campo delle alleanze. Marino la vede così: “Dobbiamo riportare a casa quei quattro milioni che si sono allontanati dal Pd: socialisti, ambientalisti, radicali. E poi occupiamoci delle alleanze”. Con l’Idv? “Certo, un alleato naturale, anche per me non devono essere eleggibili i condannati con sentenza definitiva”. “Ma come facciamo ad allearci con l’Udc se non si riconosce nel principio di uguaglianza tra le persone e vota contro le norme sull’omofobia”
Franceschini attacca l’idea del centro “che magari dopo la sconfitta di Berlusconi si allea a destra e noi rimaniamo all’opposizione per trent’anni”. E quella di una riforma elettorale sul modello tedesco. “Nessuno però ha mai pensato che vocazione maggioritaria fosse vincere con il 51%. Alleanze sì, ma non il calderone di tutti quelli che ci stanno”. Ricetta Bersani: “Dobbiamo riaprire il cantiere dell’Ulivo”. “Alleanza con le forze che sono in parlamento”, scandisce Bersani: Udc, Di Pietro, “tutti, naturalmente vedendo i problemi che ci sono”. Rifondazione? “Il problema non si pone”.
Ore 16.15 Battibecco sul partito tra Franceschini e Marino. Bersani risponde a Chiamparino: “E’ la decima intervista che fa su quanto è scontento del Pd, ma io dico: dobbiamo starci dentro questo partito, tenercelo stretto”. Franceschini lo attacca ricordandogli che dopo le dimissioni di Veltroni “nessuno si è fatto avanti, io mi sono candidato”. Dice che bisogna fare i conti con gli errori. A proposito: “Non avrei mai accettato Bassolino nelle mie liste”. Una promessa: “Metà della mia squadra la sceglierà in base al merito”. Dice proprio così: metà. Marino spiega che il problema del partito si chiama: “Correnti”. E non solo: “Binetti, Dorina Bianchi, Bosone”, li elenca tutti uno per uno. Franceschini lo interrompe: “Il tuo modello è mandare fuori dal partito tutti quelli che votano come te?”. “No, è tenere fede alla decisione a maggioranza”.
Ore 16.05 La crisi e le politiche economiche. La ricetta di Marino è investire nell’economia verde. Parola chiave, a cui anche gli altri due dicono sì, un po’ seccati. “Marino, abbi pazienza, ho fatto il ministro dell’energia, non ci penso proprio a fare il nucleare”, gli dice Bersani. Franceschini: “Prova a mettere in campo le tue idee senza dirle da un piedistallo”. Un grande piano di piccole opere, invece del Ponte sullo stretto, è l’altra ricetta di Bersani.
Ore 16.00 La sesta domanda è una di quelle che divide: Berlusconi, la crisi istituzionale. “Del ritornello del dialogo non ne posso più, c’è il parlamento”, attacca subito Franceschini: “Non c’è spazio per dialogo con chi calpesta le regole. E tutto quello che gli dà fastidio. Il nostro compito è fare l’opposizione. I nostri elettori ci chiedono di fare più opposizione”, dice e promette “Mii metterò di traverso a pacche sulle spalle sorrisi e inciuci che dodici anni fa hanno impedito di fare la legge sul conflitto di interesse”, dice tra gli applausi. “Questa legislatura la abbiamo iniziata chiacchierando con Berlusconi”, fa notare Bersani, che contrappone il dialogo al “mutismo sui problemi sociali” e sulla necessità di dare al paese una giustizia efficiente. “Noi dobbiamo costruire un’alternativa, il più grande anti-berlusconiano è quello che lo manda a casa”, spiega poi per rispondere sul tema anti-berlusconismo. Marino bacchetta tutti e due: “Voi facevate parte della maggioranza di governo dal ’96 al 2001, io ero negli Usa”. Quanto a Berlusconi: “Non si chiedono le dimissioni in seguito a una decisione della Consulta, ma èuò restare a fare il presidente del Consiglio quando mostra tale disprezzo per la Corte e per il presidente della Repubblica, è lui che si mette fuori dalle regole?”
Ore 15.50 Quinta domanda: università, ricerca, scuola. “Fermate i carri un attimo, discutiamo per un impegno parlamentare assistito dalle migliori intelligenze che abbiamo in questo paese per una riforma formativa del nostro sistema”, dice Bersani. Marino su questi argomenti gioca in casa. Ricorda che da presidente della commissione Sanità del Senato aveva affidato i finanziamenti per i giovani ricercatori a una commissione di cinque ricercatori italiani e cinque stranieri: “La Gelmini ha cancellando tutto, consegnando la scelta ai burocrati del ministero”. E mette al centro la questione del merito: “Valutazione dei prof in base al merito e quelli che non vogliono, mandiamoli in pensione e sostituiamoli con giovani che accettano di essere valutati”, scandisce. “La cultura del merito porta alla libertà individuale”. Merito sì. Però Franceschini mette l’accento su un’altra parola: uguaglianza. “Il figlio dell’operaio e quello del notaio devono avere le stesse opportunità”.
Ore 15.40 Sulla quarta domanda Marino strappa l’applauso. Si parla di diritti civili. Marino espone la sua posizione, ben nota: civil partnership, adozioni ai single. E poi il testamento biologico, battaglia di cui rivendica la partenità. Ma aggiunge anche una novità: “Sono aperto anche sulla liberalizzazione delle droghe leggere”. Franceschini prende le distanze. E spiega che i bambini hanno diritto a una “famiglia naturale”. “La sintesi si crea attraverso la laicità, non dicendo io ho ragione tu hai torto”, lo interrompe Marino.
Ore 15.30 Si entra nel vivo. Terza domanda: caso Binetti, bocciatura della legge contro l’omofobia. “Imparare a far convivere le diversità, rispettarle, ma fare una sintesi”, scandisce Franeschini, che illustra il suo metodo: “Dialogo, ascolto, ma poi si assume la decisione con il voto, tenendo presente che la disciplina non si può imporre contro la libertà di coscienza”. Non vale per la legge contro l’omofobia: “Qui si trattava di una norma sacrosanta, la lotta a ogni discriminazione”. Marino risponde spiegando a Franceschini che la Binetti non è il solo caso. E cita Dorina Bianchi, d’accordo con la destra nel chiedere una indagine del senato sulla Ru486. Ricetta: “Quelli che non si sentono laici dentro il cuore, a questo giro perché non li lasciamo a casa”. Bersani la vede così: “Non lo ordina il dottore di fare il parlamentare, se sei lì non puoi ragionare solo con la tua coscienza ma devi accettare una disciplina, vale il vincolo di maggioranza salvo deroghe che devono essere stabilite da un organo statutario”.
Ore 15.20 La seconda domanda è sulle primarie e le regole che le governano. Bersani ammette: “Qualche barocchismo c’è”. E però: “Le regole ci sono, ma poi c’è anche la politica”. Franceschini ripropone nettamente il lodo Scalfari: “Chi il 25 ottobre prende un voto più degli altri dovrà diventare segretario, questo è il modo di riconoscere il ruolo dei nostri elettori”. “Su questo mi aspetto risposte chiare”. E tira fuori la prima carta: “La proposta di Marino, datata 5 ottobre”. Dice che le primarie vanno rispettate. Marino spiega che prima ancora c’è un principio basilare: “Le regole vanno rispettate”. “Così mi hanno risposto quando ho proposta di allungare di dieci giorno il tesseramento”.
Ore 15.10 Si comincia con una domanda sulla sanità. Tocca a Marino rispondere. Va all’attacco: “La politica deve uscire dal controllo della sanità pubblica. Deve smettere di nominare i primari. Le persone devono sapere che il primario non è quello che è più amico del segretario di partito ma il più bravo”. Bersani parla più generalmente della necessità di “un rinnovamento a partire dal Mezzogiorno ma non solo”. “Come Pd dobbiamo affermare che beni fondamentali non accettiamo che vengono affidati al mercati”. Franceschini ripete le stesse parole di Marino: Ma per non esser generici spiega la sua proposta: “Gli assessori regionali non devono nominare i direttori delle Asl che poi nominano i primari, si può fare per legge o con un atto unilaterale nelle regioni in cui governiamo, come propongo io”.
Ore 15.05 Walter Verini, direttore di Youdem, ex uomo-ombra di Walter Veltroni, introduce tutti i partecipanti. Entrano i candidati. Entrano gli intervistatori: Maurizio Mannoni (Tg3), Tiziana Ferrario (Tg1). Il confronto può iniziare.
Ore 15.00 Il confronto sta per iniziare. Ci saranno repliche in altri studi televisvi? Bersani nicchia: “Intanto di confronto facciamo questo”.
Ore 14.55 Marino, parco con le cravatte, oggi ne sfoggia una molto fantasiosa. Rappresenta la favola di Esopo della lepre e della tartaruga. Lui – confessa – si sente la tartaruga: “Che è quella che alla fine vince”.
Ore 14.50 Nell’attesa i tre candidati scambiano qualche battuta. Bersani reduce dagli studi di Annozero è ancora sconcertato per i numeri Auditel: “Cinque milioni di persone, Berlusconi tira sempre”. Arriva Franceschini: pacche sulle spalle a vantaggio delle telecamere. Marino è dietro le quinte che si riscalda.
Ore 14.40 Tutto è pronto all’Acquario romano di piazza Manfredo Fanti, quartiere Esquilino, dove è stato allestito lo spazio per il confronto tv tra i candidati del Pd. Ma il pubblico sciama ancora fuori e dentro le architetture ottocentesche in attesa che la sfida cominci. Per i tre candidati sono pronte le sedie, rosse, attorno a un tavolo circolare. Gli intervistatori saranno di fronte su due piccoli podi di plastica. Il pubblico, 150 sostenitori, stati equamente ripartiti tra le mozioni, dovranno prendere posto in ordine rigorosamente alfabetico.
www.unita.it
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Le sintesi degli interventi dei tre candidati
Pierluigi Bersani
Dario Franceschini
Ignazio Marino
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