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“Il grande freddo”, di Andrea Draghetti

Le promesse non sono state tutte mantenute. I riflettori si sono accesi ogni volta che Berlusconi ha visitato l’Abruzzo e si sono spenti quando le difficoltà o la convenienza politica lo convinceva di non poter fare un nuovo show. Ma il premier non ha fatto i calcoli con il vento gelido che, proveniente dai Balcani, ha investito l’Italia rendendo drammatica la vita per quei seimila che abitano ancora nelle tende. Eppure le tendopoli dovevano essere chiuse con la fine di settembre.

Giovanni Lolli, deputato abruzzese del Pd dichiara: “Anche se scomparsi dai discorsi e dagli slogan del presidente del Consiglio, l’Abruzzo e i suoi terremotati sono ancora lì. E quelli rimasti in tenda sottoposti per giunta al pesante calo di temperature di questi giorni. La mozione approvata ieri in maniera bipartisan corregge alcuni degli strafalcioni commessi dal governo nella gestione dell’emergenza post terremoto, ma ancora tanto resta da fare. Innanzitutto, va posto rimedio da subito al clamoroso errore di valutazione sui numeri delle famiglie da ricoverare: è ormai evidente infatti che il numero di case distrutte supera di gran lunga il numero di abitazioni previste dal piano casa. 20mila persone sono ancora alloggiate sulla costa, mentre 6.000 persone sono ancora in tenda, con temperature sotto lo zero e con l’unica prospettiva del trasferimento in alberghi a più di 100 km dalla città. Almeno, con il decreto di ieri, tra le altre cose si è bloccata la vergognosa norma contenuta nel decreto anti crisi, che imponeva agli abruzzesi non solo di ricominciare a pagare le tasse, ma anche di restituire entro il gennaio tutto l’arretrato. Adesso il governo ha il dovere di trasformare al più preso in legge le norme contenute nella mozione votata dalla Camera. Il Partito democratico vigilerà affinché ciò avvenga”.

In soccorso del premier sono arrivati, come è consuetudine negli ultimi mesi, gran parte delle televisioni e dei telegiornali mettondo in secondo piano la vicenda o la inquadrandola come una scelta da parte dei terremotati di non voler lasciare la tenda dove vivono da aprile. E mentre la Protezione civile sta lanciando l’allarme per il gelo all’interno delle 2000 tende, il governo continua a festeggiare la cosiddetta rivoluzione berlusconiana: le case le portano le associazioni e i volontari, i meriti li prende Berlusconi.

I meno fortunati, ovvero coloro che non hanno ancora ricevuto una nuova sistemazione definitiva, sono poco propensi a trasferirsi in alloggi temporanei o alberghi. Un emergenza sociale a cui si è aggiunto anche l’arrivo della neve che ha imbiancato le cime più alte. “Siamo davanti ad una situazione drammatica. Ora le temperature si sono abbassate notevolmente, è arrivato l’inverno, fa freddo e le montagne si sono innevate. Queste persone vogliono la certezza di una casa” così il sindaco dell’Aquila Massimo Cialente.

E le condizioni di vita non sono migliori neanche nelle ore più tiepide soprattutto per tutte le attività scolastiche che si tengono ancora nelle tende. Ieri il termometro ha toccato 5 gradi!

La Protezione Civile continuamente ha rilanciato l’appello per gli sfollati di accettare una locazione temporanea più calda. “Capisco che ci può essere l’orgoglio di rimanere fino alla fine nella tende – ha dichiarato Fabrizio Curcio – ma con l’arrivo di temperature ancora più fredde sarebbe difficile gestire un esodo di massa all’improvviso”.

E non sembrano affatto risolti i problemi neanche per quelli che, sebbene non hanno vissuto la tragedia di aver perso completamente la casa, devono attendere in tenda la conferma di agibilità della loro abitazione (lesione di Classe B).

Dalla lettera mandata dalla Protezione Civile agli ospitati nelle aree di accoglienza si legge: “Sappiamo bene che lasciare gli ambienti e le relazioni che nelle tendopoli si sono instaurate può rappresentare per molti un nuovo trauma, soprattutto se si lascia la tenda per un’altra soluzione abitativa del tutto temporanea e non definitiva. Sappiamo inoltre che tanti, forse tutti quelli che sono stati nelle tendopoli in questi sei mesi, avevano motivi gravi come il lavoro, questioni familiari, altre vere esigenze per non potersi allontanare dalla città. Siamo consapevoli di questo nuovo sforzo e sacrificio che richiediamo a persone già provate dal lungo periodo che ha seguito la fase dell’emergenza dopo il sisma, ma consideriamo questo passaggio, difficile e per molti sgradevole, indispensabile per non correre rischi gravi per la salute e il benessere di tutti nei prossimi mesi”.

Allora non resta che sperare che per l’ennesima volta Berlusconi si presenti a L’Aquila per prendere gli onori di promesse mantenute. Sebbene si tratta del solito show mediatico, almeno viene accompagnato da poche soluzioni per alcuni fortunati. Tra il niente e il poco, è davvero meglio il poco!

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La Camera ha approvato all’unanimità la mozione unitaria, illustrata ieri dal PD, per l’Abruzzo terremotato. E’ un buon risultato, frutto di un costruttivo accordo tra maggioranza e opposizione. La mozione riguarda il prolugamento dell’esenzione fiscale, la restituzione a rate e in lungo periodo, i precari della scuola nell’Aquilano, la zona franca e altre misure a favore dei centri terremotati. Immediati i commenti. Per la presidente della Provincia Stefania Pezzopane, “la mozione unitaria è un passo avanti. Ringrazio tutti per il voto unanime di oggi che ha dato un segnale importante. L’On. Giovanni Lolli ha svolto un grande lavoro di pressing per il raggiungimento di questo risultato. E’ un passo avanti importante a cui hanno contribuito tutti. Ora quanto scritto nella mozione approvata deve trovare applicazione nella Finanziaria. Nessuno molli la presa”.

www.partitodemocratico.it, 15 ottobre 2009