Per le donne in politica e in tv vige il Cun, il canone unico di bellezza.
Allarme. Massima attenzione. Altro che emergenza democratica. Il Paese sta attraversando un’emergenza estetica. Sulle nostre reti tv circolano ancora donne non corrispondenti al Canone Unico Nazionale (Cun) di gioventù e bellezza. Appena una settimana fa, a Porta a Porta , il premier ha stanato Rosy Bindi. Non è bastato, anzi: col suo «lei è più bella che intelligente », Berlusconi ha fatto imbestialire molte donne, chiaramente brutte e/o vecchie. Hanno molto protestato online; e tuttora, a giorni di distanza, frange estremiste di diversamente belle si aggirano per la penisola offrendo le loro foto alla stampa estera e danneggiando l’immagine dell’Italia. No, per carità, stavamo scherzando. L’ultima notizia non è vera. Le altre sì.
E il Cun c’è sul serio, sottotraccia, da anni. Per anni non ci abbiamo fatto caso; magari convinte di essere avanzate e spiritose. Non eravamo come le americane, che per un battutone sul lavoro minacciano cause da ottocento milioni di dollari. Noi ne ridiamo. Né come le tedesche, con quelle scarpe comode ma orrende. Noi anche in ufficio arranchiamo sui tacchi. Né come le norvegesi, che per legge occupano la metà dei posti nei consigli di amministrazione. Iddio ci protegga dalle quote rosa; ci bastano le nostre scarse e molto rosee cooptazioni. E via così. Oltretutto: gli uomini italiani eterosessuali sono abituati benissimo. Possono tornare a casa, non cucinare, rilassarsi su vari canali guardando ragazze poco impegnative e seminude. Per informarsi possono cliccare sui siti di news e distrarsi con parate di bellezze esotiche in tanga. Quando i soliti stranieri molesti ci chiedono «Non vi dà fastidio? », noi italiane rispondiamo «Non tanto»; più che altro per assuefazione. Perché siamo parecchio assuefatte, ed è un guaio collettivo.
Chi scrive l’ha detto e noiosamente lo ripete: cari connazionali, che senso di sé avreste se da quando siete piccoli foste stati bombardati da immagini di fanciulli muti e discinti che affiancano anziane signore petulanti? Se i pettorali e i glutei maschili venissero usati per pubblicizzare qualunque cosa? Se aveste ripetutamente visto rispettabili signori in età discutere e subito venire zittiti perché — a parere dell’interlocutrice — sono brutti? Non vi sentireste, forse, tanto bene. Bè, la media donna italiana è cresciuta così. E, in caso si sia temprata e si sia dedicata a migliorare le capacità professionali invece dei muscoli addominali, niente sconti: lavorerà, ma in sala macchine. Ad apparire saranno le belle, giovani e toniche. In tv come in politica. Dove il principale partito di opposizione ha inseguito il leader della maggioranza con trucchetti di immagine un po’ patetici (due capolista attraenti e ventenni alle elezioni 2008); e il leader della maggioranza ha scelto deputate e ministre di grandi doti anche estetiche. Alcune sarebbero perfette in tv. Anzi, vengono dalla tv, come Mara Carfagna. E’ ministro delle Pari opportunità, non ha detto una parola sugli insulti a Bindi. In effetti, a parte casi unici come Giorgia Meloni, le donne Pdl non hanno detto una parola sugli insulti a Bindi. Sono lontani i tempi in cui le parlamentari, da An a Rifondazione, lavoravano insieme a leggi per le donne. E manifestavano insieme, in jeans, davanti a Montecitorio, perché la Cassazione aveva deciso che se una ragazza porta i pantaloni stretti non è stupro.
Anche oggi ci sarebbero battaglie comuni da fare: contro un maschilismo prepolitico-prevalente nella politica e nei media. E ora una minoranza in aumento sta, come si diceva una volta, prendendo coscienza. Si soffre guardando documentari come Il corpo delle donne di Lorella Zanardo, scaricabile online; si protesta via Web quando la dignità delle donne viene offesa; si rimbeccano i maschi che ti danno della strega inacidita e ti dicono «non ti lamentare, stai benissimo, protesta invece per le donne islamiche» (sacrosanto; ma quelli che dicono così ricordano tanto le nonne che gemevano «finisci la fettina, pensa agli indiani che muoiono di fame», e non si capiva in che modo il nostro ingozzarsi avrebbe portato vantaggi agli indiani; delle donne senza potere non possono aiutare le donne senza diritti, oltretutto). E si conta sui ragazzi, spesso più avanzati dei padri (o dei nonni; l’attuale emergenza misogina è in gran parte provocata da persone anziane; da rispettare, se rispettano noi; e poi speriamo, non si può non farlo).
Il Corriere della Sera, 14.10.2009