“La Consulta arsenico e coltelli”, di Michele Ainis
Potremmo farne una questione di bon ton, di buona creanza nei rapporti tra le massime istituzioni del Paese. Dopotutto se una sentenza sfavorevole diventa l’occasione per urlare a squarciagola contro il Quirinale e la Consulta, per revocarne in dubbio la «lealtà», finiremo per scassare quel poco che resta del nostro Stato di diritto. E dopotutto se il confronto tra i poteri degenera in una rissa permanente, non c’è poi affatto da stupirsi quando la stessa intolleranza si propaga dalla società politica alla società civile, quando una donna, un nero o un gay vengono picchiati per la strada, come succede a giorni alterni. Ma questa vicenda d’arsenico e coltelli non offende unicamente il senso civico. No, reca un affronto alla logica, più che ai due garanti del nostro ordinamento. E infatti nei loro riguardi la doppia accusa di slealtà suona doppiamente strampalata. Il Presidente, innanzitutto. Sarebbe in mala fede perché, lui comunista, non si è impegnato a convincere quegli altri comunisti che hanno banco alla Consulta. Ma a suo tempo Napolitano ha promulgato il lodo Alfano, …