Il linguista ex ministro dell’Istruzione: da 20 anni non si fanno selezioni pubbliche, così il precariato si accumula e si sfrutta nel modo più bieco. Il Tar ha sancito il commissariamento del ministro Gelmini, se entro trenta giorni non ristabilirà l’ordine delle graduatorie per chi ha fatto ricorso. Come può essere accaduto? «Da più di vent’anni non sono stati fatti concorsi pubblici regolari per le assunzioni dei docenti nelle scuole, l’ultimo si è tenuto durante il ministero Berlinguer. Così la mancanza di concorsi ha accumulato precariato. Da anni e anni è stato sfruttato nel modo più bieco l’uso dei lavoratori temporanei». Un accumulo negli ultimi vent’ anni? «Sì, è diventata una pandemia. D’altra parte la scuola si è retta proprio su questo. Erano state delineate delle vie d’uscita, discusse con i precari stessi e i sindacati,ma sono state abbandonate ». Come giudica le politiche del ministro Gelmini? «È stata scelta la linea della riduzione di spesa persino sulle necessità, fino alla carta igienica, e questo ha portato a tagliare con un tratto di penna gli insegnanti precari. Il Tar avrà le sue buone ragioni di natura amministrativa, ma si arriva all’assunzione a scatola chiusa di migliaia di lavoratori temporanei». Si rischiano ricorsi di altri in graduatoria. Un pasticcio ministeriale? Certo se si sconvolge l’assetto che ministero e provveditorati avevano posto nelle scuole e nelle graduatorie è il caos. È l’effetto della cattiva amministrazione». La Cgil Lazio suggerisce di lasciare le graduatorie come sono. È d’accordo? «Per forza si rischia di aprire un contenzioso senza fine. La sentenza del Tar interviene sulle condizioni drammatiche di chi viene licenziato, ma non può riguardare l’intero apparato della scuola, che dovrebbe essere affidato al ministero, che non è adeguato». Era mai accaduto un commissariamento del ministro dell’Istruzione? «Non mi pare. Evidentemente il Tar non si fida, teme che, senza un vincolo il ministero non intervenga» Tutto questo crea un danno alla scuola, ai lavoratori e ai cittadini. «La politica dei tagli è dettata dal ministro dell’Economia per ridurre al massimo le spese. Ma questa è solo la tessera di un mosaico che vede la riduzione degli investimenti anche nell’università e nella ricerca, di cui nessuno parla». Vuol dire che c’è più attenzione sulla scuola e meno sulla ricerca? «Sullo stato di atrofia della ricerca in Italia c’è una sordità ministeriale, ma anche una generale incomprensione. Questo è un paese che non sa di avere un istituto di alta ricerca, non ci si preoccupa che non venga finanziato o abbia continui tagli». Un programma preciso dal governo? «Si segue un senso unico: il programma di riduzione dello spazio dedicato alla scuola e, ripeto, all’università, alla ricerca e agli istituti di cultura. È un disegno complessivo. È logico che ci sia chi paga le conseguenze di ogni atto sul piano personale, ma c’è un attacco generale al mondo culturale». Ci sono state proteste e manifestazioni, ma non trova che, da parte degli intellettuali, ci sia un po’ di afonia, oltre che di sordità? «Il mondo della ricerca tecnologica e chi lavora nelle università, hanno alzato la voce, ma sono rimasti inascoltati. Aggiungerei al titolo del libro di Asor Rosa “Il grande silenzio” sul silenzio intellettuale, un altro: “La grande sordità”. Al di là delle proteste leghiste, non è triste che un tribunale amministrativo debba intervenire sul funzionamento della scuola? «È triste sì». E come se ne esce? «Con il sussulto di tutti contro questo scempio, la devastazione culturale in atto. Certo se il sussulto non c’è, allora dobbiamo sperare nei Tar. Ma voglio dirla tutta…». Prego «Mi piacerebbe, anche sui precari, vedere delineata una linea alternativa dalle forze d’opposizione. Mi sarà distratto, però vedo solo tante mozioni e non vedo proposte.. Se il programma è l’atrofizzazione culturale, si apre uno dei problemi di fondo della società italiana».
L’Unità 11.10.09
Pubblicato il 11 Ottobre 2009