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Maledetta “perenzione” o trucco del Governo?

Pubblichiamo la lettera che Manuela Ghizzoni ha inviato al Direttore del Corriere della Sera in merito all’articolo di Cesare Segre, “Ricercatori, trucco ad orologeria”, sulla cosiddetta “perenzione” dei fondi pubblici, vale a dire l’assorbimento nel bilancio dello Stato (leggi il Ministero dell’Economia) delle somme già impegnate ma che non sono state effettivamente spese dai Ministeri nell’arco di un triennio.

Gentile direttore,
l’articolo di Cesare Segre, “Ricercatori, trucco ad orologeria”, del 7 ottobre contiene un’inesattezza, o meglio racconta solo una parte della storia. È vero che la finanziaria 2008 del governo Prodi ha ridotto da sette a tre anni il termine di ‘perenzione’ delle risorse pubbliche impegnate ma non spese (incluse quelle del Firb, Fondo per gli investimenti della ricerca di base), ma quella stessa finanziaria prevedeva un sistema di riattribuzione dei fondi a fronte della sussistenza dell’impegno di spesa. Pertanto, se la norma fosse stata applicata in tutte le sue parti – e il Governo Berlusconi si è guardato bene dal farlo – gli investimenti e i programmi di ricerca, compresi i Firb, non avrebbero subito conseguenze negli effetti di spesa. Sulla questione ho presentato una interrogazione, ma la risposta si fa attendere da luglio.
Non è la finanziaria Prodi ad aver creato il problema, quanto la decisione dell’attuale Governo di applicarne solo una parte e di non tener conto degli effetti dannosi sui programmi di investimento, soprattutto su quelli già in fase avanzata di realizzazione o che per loro natura hanno sviluppo pluriennale. Si tratta di una delle tante scelte sbagliate e stupisce che il ministro Gelmini continui a proclamare politiche a favore dei talenti e del merito mentre l’esecutivo di cui fa parte approva norme di direzione opposta.
Cordialità,
Manuela Ghizzoni – Capogruppo Pd commissione Cultura Camera

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