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“Alunni e maestri nelle classi come in trincea”, di Ilaria Venturi

In una prima a tempo pieno delle Don Milani i bambini hanno una sola maestra «fissa». L´altra, in maternità, lavora solo al venerdì pomeriggio. Così dal lunedì al giovedì c´è la supplente. Poi siccome la maestra «fissa» è stata messa a fare inglese in altre tre classi, dove mancava l´insegnante specializzata, i piccoli vedono arrivare in aula altre due maestre al martedì e al giovedì pomeriggio.
Immaginate le loro facce al loro primo anno di scuola. E quelle dei loro genitori, infuriati. Le maestre allargano le braccia: «E´ un delirio». La scuola è iniziata da un mese. Ma come? «Male», ribattono docenti e famiglie. Sintetizza Romana Veronesi, insegnante alle elementari Scandellara: «La sensazione che proviamo, ogni giorno, è quella di essere in trincea». Dai soldi tirati fuori dai genitori anche per il collegamento Internet – succede alle medie Zanotti e alle elementari Albertazzi – alla girandola di insegnanti in quasi tutte le classi.
C´è di tutto, grandi e piccoli disagi causati dai tagli. Non a caso alla rotonda di via Marco Polo l´altro giorno è apparso lo striscione: «La scuola non è in vendita».
Le segnalazioni dei genitori si moltiplicano. Alle elementari Drusiani il dilemma è: far fare informatica a tutti o recuperare quelli che rimangono indietro? Perché sono saltate le ore di «compresenza», quindi una insegnante è sempre da sola ed è difficile far entrare 22 bambini in un laboratorio con dieci computer o dividere la classe per aiutare chi non ha capito. «Non è che nel frattempo i bambini in difficoltà sono spariti», fa notare un´insegnante. Così l´informatica si fa una volta ogni quindici giorni, anche meno se la si baratta con un´uscita al museo. Ufficialmente tutte le ore (non le classi) sono state concesse, ma chiedendo straordinario ai docenti e ai precari, utilizzando le compresenze. La direttiva (e le pressioni) dall´alto sui presidi – e per questo a cascata pochi insegnanti sono disponibili a parlare con nome – sono chiare: risolvete i problemi, ma non un docente in più. Così i buchi sono stati tappati ma al prezzo della qualità della scuola. In un equilibrio precarissimo. Perché non ci sono soldi per le supplenze. «Mia figlia, che è in terza, non ha ancora l´insegnante di inglese e mio figlio, in quarta, ha avuto per due settimane la maestra di italiano ammalata e la classe è stata divisa per sette giorni su dieci nelle altre classi, gli ultimi due giorni è stata assegnata una supplente. Se le insegnanti si ammalano contemporaneamente senza supplenti si dovrà, immagino, chiudere la scuola. «, è la testimonianza di Marina D´Altri, mamma alle elementari Cremonini Ongaro. Alle medie Zanotti, racconta il presidente del consiglio di Istituto Luca Valenziano, le tre prime sono da 26 e 27 alunni, con un disabile in ciascuna classe. «Questi tagli colpiscono l´educazione dei nostri figli. Ma se si continua così come sarà l´anno prossimo?». Molto peggio.

Repubblica/Bologna, 9 ottobre 2009

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Segnaliamo sull’argomento anche i seguenti articoli

“Superiori, gioco a incastri per applicare la riforma”, di Stefano Parola

Dalla prossima settimana scatteranno in molte scuole superiori di Torino scatteranno le elezioni dei rappresentanti d´istituto. Le operazioni dovranno concludersi entro il 31 ottobre, data entro la quale saranno nominati anche i ragazzi che si faranno portavoce della loro scuola nella Consulta provinciale. La novità di quest´anno è che quest´ultime cariche avranno durata biennale anziché annuale. Una volta eletti tutti i suoi membri, l´organo studentesco provinciale si riunirà il 12 e il 13 novembre per eleggere la giunta e il presidente dei prossimi due anni.
Le ex magistrali diventeranno licei delle scienze umane, gli istituti tecnici confluiranno in due settori con più indirizzi e anche i professionali cambieranno pelle. Questa è la riforma degli istituti superiori che partirà il prossimo anno scolastico, espressa a parole. Perché nei fatti è un gioco di incastri che si preannuncia molto problematico per almeno due motivi. Il primo è che il tempo stringe perché, come spiega l´assessore all´Istruzione del Piemonte, Gianna Pentenero, «dobbiamo completare il piano dell´offerta formativa regionale entro il 31 dicembre di quest´anno». Il secondo è che sui criteri da adottare regna il caos, perché il ministro dell´Istruzione Mariastella Gelmini ha annunciato la volontà di partire l´anno prossimo ma non ha ancora dettato le linee guida.
Ieri l´assessore Pentenero ha fatto un primo punto della situazione con i dirigenti scolastici, i sindacati e l´Ufficio scolastico regionale. Proprio dal direttore generale Francesco De Sanctis sono arrivate le uniche buone notizie della giornata. Una è che la riforma del secondo ciclo riguarderà soltanto le prime classi e non anche le seconde come invece doveva essere in un primo momento. L´altra è che la scadenza per le iscrizioni slitterà da fine gennaio a fine febbraio, per consentire a famiglie e studenti di potersi orientare.
Il resto è fatto di una moltitudine di punti interrogativi. Il più grosso riguarda i cosiddetti “buchi”. Il ministero ha preparato delle “tabelle di confluenza” in cui spiega come incasellare nel nuovo assetto gli indirizzi scolastici già esistenti. Il sistema piemontese passerà da 44 percorsi a 12 e da 104 indirizzi a 23. Ma non si capisce dove andranno a finire alcuni di essi. Per esempio, lo scientifico-tecnologico rientrerà nel liceo scientifico? Può essere, ma esistono anche istituti tecnici che hanno attivato questo tipo di offerta. Un´ambiguità che potrebbe disorientare circa 1.700 ragazzi potenzialmente interessati. Poi non è chiaro se l´indirizzo “erica” degli itc debba confluire nel nuovo istituto per il turismo, o che fine farà la specializzazione aeronautica. Certo, i presidi avranno un po´ di autonomia, potranno gestire tra il 20 e il 30 per cento delle ore di lezione, ma lamentano di avere le mani legate senza risorse.
Durante la tavola rotonda è emerso di tutto. «Le scuole e i dirigenti scolastici sono molto preoccupati, perché questa riforma non è pronta», ha commentato Tommaso De Luca (Asapi), mentre Nicola Puttili (Andis) ha spiegato che «le novità legate ai tecnici e ai professionali non potranno essere messe in atto perché ormai da due anni non si investe sui laboratori e perché ci vogliono non solo risorse ma anche organici adeguati». Enzo Pappalettera (Cisl) ha sottolineato la mancanza di tempo: «Dobbiamo fare in fretta, perché se il prossimo anno un corso parte male rischiamo di far fallire un intero ciclo scolastico di cinque anni. E rischiamo un putiferio nei licei artistici». Preoccupato anche l´assessore provinciale Umberto D´Ottavio: «Il piano dell´offerta formativa richiederebbe due o tre anni per essere elaborato. Bisogna tenere conto della dimensione delle scuole e della sicurezza, dei trasporti, dell´organico. E l´Ufficio scolastico regionale non può evitare di dirci su quali criteri dobbiamo basarci».

Repubblica/Torino, 9 ottobre 2009

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“Succede nelle scuole di Parma”, di S.B.
«Dietro ai problemi legati al sostegno, ci sono bambini che più degli altri hanno bisogno di essere accompagnati nel proprio percorso didattico, bambini che non possono essere lasciati a se stessi, ai quali non fa bene cambiare continuamente insegnante. Sono tanti bambini che insieme alle loro famiglie non riescono a far valere i propri diritti in una società che solo a parole e a “Linee Guida” promette». Lo racconta Vanna Menegatti, insegnante di sostegno di Parma, che oltre ai vari problemi e ai ritardi “storici”, individua questa volta alcune situazioni che hanno reso ancor più difficoltoso, per gli alunni con disabilità, l’inizio dell’anno scolastico

«Su Parma e Provincia – ci aveva scritto nei giorni scorsi l’insegnante di sostegno Vanna Menegatti – le nomine per i posti di sostegno della scuola primaria (circa 75) sono slittate dal 27 agosto all’11 settembre e ancora al 9 ottobre, cosicché, dall’inizio dell’anno scolastico, le scuole stanno decidendo in autonomia sulla chiamata dei supplenti».
Una denuncia che fa pensare a una situazione di grande confusione – in particolare a danno degli alunni con disabilità – come la stessa Menegatti ha avuto modo di confermarci qualche giorno dopo: «Alcune scuole – ci ha scritto infatti – prevedendo altri ritardi su quanto dovrebbe succedere il 9 ottobre, hanno iniziato a chiamare per nomina fino al 30 giugno, altre chiamano tramite l’articolo 40 della Legge 449/97 (Personale della scuola). Insomma, un grande caos con diversi modi di interpretare le disposizioni del Ministero, tutto sempre a scapito dei più bisognosi che in silenzio aspettano».

Siamo a Parma, come detto, e si tratta di una spia quanto mai significativa di un inizio di anno scolastico ancor più problematico dei precedenti, per le persone con disabilità e le loro famiglie. «Molte scuole – secondo Vanna Menegatti – pur continuando a presentare ai genitori Piani dell’Offerta Formativa (POF) ricchi di uscite e progetti vari, non hanno i fondi per pagare gli insegnanti di sostegno, con qualche eccezione riferita agli alunni più gravi (quelli che non riescono a rimanere seduti in silenzio durante la lezione di classe), che vengono seguiti nelle ore spettanti da assistenti forniti dal Comune. Poche altre scuole, poi, hanno scelto per solidarietà di rinunciare ad alcune attività e di nominare supplenti tramite il già citato articolo 40 della Legge 449/97, personale che per altro sarà comunque obbligato alle future nomine a lasciare l’attività iniziata per cambiare scuola».
E in ogni caso, «sono anni – continua Menegatti – che si ripete il ritardo dell’uscita definitiva delle Graduatorie di Istituto di terza fascia, anni che si ripete il cambio degli insegnanti di sostegno con le nomine ad anno scolastico inoltrato, anni che ad attività iniziate restano “scoperti” innumerevoli bambini, anche di non nuova segnalazione ai sensi della Legge 104». A questi problemi “storici”, precisa l’insegnante di sostegno emiliana, quest’anno se ne sono aggiunti degli altri, quale «l’inserimento in coda di tanti docenti nelle cosiddette “Graduatorie a Esaurimento” (GE), che hanno potuto fare domanda su più Province, ciò che ha reso ancora più lunghe le “solite” attese, per il fatto che molti (sia su sostegno che su posto comune) hanno preso contemporaneamente due nomine per poi lasciarne una».

Al di là dei fatti più strettamente amministrativi, comunque, un fatto emerge chiaramente da quanto racconta la nostra corrispondente e cioè che «ogni anno si continua a non voler vedere che dietro al “posto di lavoro” ci sono bambini che più degli altri hanno bisogno di essere accompagnati nel proprio percorso didattico, bambini che non possono essere lasciati a se stessi, ai quali non fa bene cambiare continuamente insegnante. Sono tanti bambini che insieme alle loro famiglie non riescono a far valere i propri diritti in una società che solo a parole e a Linee Guida” promette». Le Linee Guida, appunto, quel documento sull’integrazione scolastica degli alunni con disabilità, emanato dal Ministero in piena estate, che inizialmente in molti avevano giudicato come una buona «base di partenza». Ma quando l’anno scolastico è iniziato concretamente, si è capito ben presto che i provvedimenti e le prassi amministrative non corrispondevano a quei princìpi, come tra gli altri hanno denunciato con chiarezza nei giorni scorsi le Fondazioni Zancan di Padova e Paidea di Torino, in una lettera inviata al ministro Gelmini, di cui anche il nostro sito ha ripreso i contenuti (se ne legga cliccando qui).

Superando.it, 9 ottobre 2009