L´ascesa ai vertici per molti è cominciata prima della decisione finale dei giudici . Prima accusati, poi assolti. Ma nel frattempo tutti promossi. Nella storia professionale dei protagonisti principali, l´irruzione nella scuola Diaz ha rappresentato il trampolino di lancio per una carriera ai massimi vertici. Così è stato, comunque sia andata quella notte di luglio.
Anche per i pochi condannati al processo di primo grado, e per chi ha parlato di «macelleria messicana». Un´ascesa cominciata con largo anticipo rispetto alla sentenza di primo grado e le assoluzioni a raffica. Un segnale di fiducia dal Viminale per chi ha sempre fatto il proprio dovere, sostiene qualcuno. Nella recente memoria difensiva, i legali del prefetto De Gennaro hanno sottolineato i meriti di chi «ha speso tutta la vita nella lotta contro il delitto e a servizio della giustizia: la sua carriera e i suoi successi sono tanto noti da non richiedere prove e commenti».
Per i pubblici ministeri, invece, le indagini hanno raccontato come «la semplice convocazione di un teste ha provocato contatti ed accordi con i colleghi, con superiori e con gli imputati». Parlando di false testimonianze, la procura ha denunciato «un contesto assolutamente omogeneo e circolare all´interno della Polizia di Stato».
Otto anni fa, Gianni De Gennaro era il capo della polizia. Il suo posto è stato preso da Antonio Manganelli, che nel 2001 era in costante contatto telefonico da Roma con i colleghi nel capoluogo ligure, e che nel 2007 sarebbe stato intercettato a complimentarsi con Colucci dopo la sua deposizione: «Gli abbiamo dato un bella botta a ‘sto magistrato».
Commissario straordinario per l´emergenza rifiuti in Campania, De Gennaro da un anno e mezzo è direttore del Dipartimento per le informazioni per la sicurezza. Francesco Gratteri, che durante il G8 era capo dello Sco, è stato assolto nel processo di primo grado per la Diaz: oggi è capo della Direzione anticrimine centrale, dopo aver gestito l´Antiterrorismo ed essere stato questore di Bari. Giovanni Luperi, ex numero due dell´Ucigos, assolto, è diventato capo del Dipartimento analisi dell´Aisi (agenzia informazioni e sicurezza interna), l´ex Sisde. Gilberto Caldarozzi, terzo imputato eccellente per l´assalto alla scuola del G8 e a sua volta assolto, era diventato il numero uno dello Sco ed è poi stato promosso dirigente superiore «per meriti straordinari», legati alla cattura di Provenzano. Vincenzo Canterini, che guidò la “Celere” romana nell´irruzione – quattro anni di reclusione – è diventato questore e rappresenta l´Italia come ufficiale di collegamento dell´Interpol a Bucarest. Spartaco Mortola, nel 2001 capo della Digos, assolto, è vice-questore vicario a Torino. Mai imputato, il responsabile delle pubbliche relazioni Roberto Sgalla – che alla Diaz parlò di «ferite pregresse» dei no-global – dopo aver ricevuto il premio “Comunicazione pubblica” dal Salone europeo della comunicazione di Bologna è diventato capo della polizia Stradale. Era il personaggio-chiave nella contestata testimonianza di Francesco Colucci, che adesso è prefetto per l´Alta Italia a Milano e sta per andare in pensione: «Ho sbaragliato tutti! – diceva Colucci entusiasta dopo aver parlato in aula, due anni fa – Il capo mi ha ringraziato, i colleghi mi hanno ringraziato! Perché ho vanificato il processo che sta facendo Zucca da sei anni su quelle sue ipotesi del c…!». Anche Michelangelo Fournier, che parlò di «macelleria messicana» ma che fu accusato di essere tra i più determinati protagonisti del blitz (due anni di reclusione), è salito ai piani alti della Direzione centrale antidroga.
Tra poco più di un mese, il 20 novembre inizierà il processo di secondo grado. Un anno fa, in primo grado, il tribunale pronunciò 13 condanne e 16 assoluzioni (tutti i vertici della polizia). I pm Enrico Zucca e Francesco Cardona Albini avevano chiesto 28 condanne per un ammontare complessivo di 109 anni e nove mesi di reclusione.
La Repubblica 08.10.09
Pubblicato il 8 Ottobre 2009