La manifestazione per la libertà d’informazione bollata come farsa. Le voglie di censura dei programmi Rai messa nero su bianco, le nomine sui giornali prima che nel CdA l’inginocchiamento dei giornalisti del servizio pubblico per il compleanno del premier, la campagna contro il canone. Una cappa sempre più pesante che il governo mette alla libertà d’informazione. Così anche Roberto Saviano sarà in piazza per la libertà di stampa. L’autore di Gomorra sarà alla manifestazione indetta dalla Fnsi (Federazione nazionale della stampa) per sabato alle 15.30 in piazza del Popolo a Roma. Il PD ha aderito alla manifestazione e nelle ultime ore si sono aggiunti il cantautore Samuele Bersani, la Fim-Cisl di Torino, il Sindacato nazionale dei giornalisti cinematografici, la redazione di Internazionale, l’Osservatorio sulla legalità e sui diritti, il Cdr del Nuovo Quotidiano di Puglia, Donne in nero e i Cristiano-sociali. Il Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza sarà in piazza perché “è necessario che cittadini e organizzazioni della società civile si mobilitino: la libertà di stampa è davvero a rischio”. Continua poi l’impegno in prima fila di Articolo 21 in vista della manifestazione di sabato.
Manifestazione farsa? Berlusconi lo vedrà sabato. Tocca alla Fnsi replicare alle recenti dichiarazioni del premier: “Quando parla dell’informazione, il presidente del Consiglio troppo spesso non riesce a trattenersi dall’offendere. Dopo aver dato dei “farabutti” a gran parte dei giornalisti, liquida come una “farsa” la manifestazione. La risposta gliela daranno sabato le decine di migliaia di cittadini che riempiranno piazza del Popolo e gli altri che si mobiliteranno in contemporanea in altre città italiane ed europee per iniziative analoghe. Nessuno di loro pensa che ci sia da scherzare sugli attacchi che vengono portati all’articolo 21 della Costituzione”. Ma come se non bastasse il capogruppo Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, in una lettera, chiede l’intervento del cda Rai: “Il fatto che ben due trasmissioni dell’azienda, Annozero e In 1/2h, si siano contese la presenza della D’Addario con la vittoria della prima, è indice non solo dell’esplosione di una faziosità politica mai prima verificatasi, ma anche di un autentico e profondo degrado”. Segue elenco delle tramissioni da lui giudicate faziose: A parte Porta a porta, che è fondamentalmente neutrale, esistono in Rai -prosegue Cicchitto- una serie di talk show e di cosiddetta satira politica – L’Infedele (che come tutti sanno va in onda su La7, ndr), Ballarò, Parla con me, Annozero, Report, Che tempo che fa, In 1/2h – tutti orientati politicamente a sinistra”.
Decisa la replica del Partito Democratico. “E’ cominciata la liquidazione del servizio pubblico – scrive in una nota Roberto Cuillo, membro della direzione – la lettera di Cicchitto, con una nuova lista di proscrizione di trasmissioni sgradite, apre la strada a un vero tentativo di mettere il bavaglio al pluralismo televisivo in Rai. E’ un fatto gravissimo – conclude – che non si è mai verificato prima”.
E la satira diventa “giornalismo militante”. Chi non si allinea va a casa.Con questa politica che rievoca un po’ quella di un altro signore dalle manie autoritarie, Berlusconi e il suo governo allungano le mani (e soprattutto le forbici) sul palinsesto Rai. In questo momento l’ira del capo si concentra tutta sullo show di Serena Dandini, Parla con me, in forse fino alla messa in onda della prima puntata e ripartito faticosamente martedì 29 settembre. Ad infastidire il capo è soprattutto la new entry del programma, una miniserie dal titolo “Lost in WC”. Le puntate raccontano in chiave comica le peripezie di due escort, rimaste chiuse nel bagno di un “palazzo” durante la festa del padrone di casa, ma determinate ad uscire per unirsi alle ballate napoletane che sentono al di la del muro… Il viceministro Romani vede nella minifiction qualcosa di familiare, non ci sta e accusa la Dandini di “giornalismo militante, nessuno mi parli di satira”. C’era da aspettarselo che a furia di guardare Tg1 e Tg5, gli esponenti della maggioranza sarebbero arrivati a non distinguere un telegiornale da una parodia.
Immediata la replica del PD a Romani. Vincenzo Vita, senatore del Pd e membro della commissione di Vigilanza Rai dichiara: “L’inesauribile ansia censoria del governo, noiosamente ripetitiva ma non per questo meno pericolosa, ora ha nel mirino anche la trasmissione della Dandini. La satira. Saprà certo Romani che, da che mondo è mondo, chi attacca la satira non solo dà prova di velleità autoritaria, ma rischia di venire ‘seppellito’ da una risata. Ne tenga conto il viceministro”. Anche Vinicio Peluffo, membro della commissione di Vigilanza Rai ironizza: “Il vice ministro Romani, che ha evidentemente confuso la nostra epoca con il medioevo, dopo le trasmissioni giornalistiche adesso passa ad attaccare la trasmissione della Dandini. E ci sarebbe da ridere se non fosse tragicamente vero. Quanta forza e quanta autorevolezze dimostra, ci chiediamo, un governo che non riesce a tollerare, oltre all’esistenza di un’opposizione, nemmeno la satira? Romani lasci stare la Dandini. La satira è l’ossigeno della democrazia”. Sull’argomento chiude il capogruppo del Partito Democratico in commissione Trasporti e Telecomunicazioni alla Camera, Michele Meta: “Non si può tollerare che la politica, e più specificatamente il Governo, assuma il ruolo di supplenza delle funzioni tipiche del consiglio di amministrazione RAI che, lo ricordiamo, in autonomia ed in perfetta sintonia con lo Statuto ed il codice etico dell’azienda è investito del potere di controllo sul delicato tema del pluralismo e dell’informazione del servizio pubblico.
Nomine Rai? Non serve il Cda. Se i programmi Rai sono faziosi e dannosi per il premier, ancora più devastanti possono essere le persone “sbagliate” al posto giusto. E’ per questo che questa mattina, prima del Cda Rai, campeggiava il nome del nuovo direttore del tg3, Bianca Berlinguer, nominata ufficialmente oggi pomeriggio. “Come da copione – è il commento del democratico Giorgio Merlo, vice presidente della Commissione Vigilanza Rai – a ventiquattro ore dal Cda della Rai, abbiamo la possibilità di conoscere i nomi e i cognomi dei futuri dirigenti delle varie testate televisive e radiofoniche dai vari organi di stampa. Per
evitare i soliti doppiopesismi sarebbe curioso sapere chi
li ha decisi, dove sono stati nominati e in base a quali accordi. Li ha decisi la politica o sono il frutto di fantasie – misteriosamente concomitanti – di svariati organi di stampa?”.
Non c’è pace neanche per i vertici di Rai International (attuale RaiItalia), che questo pomeriggio sono stati oggetto di ricambio. Per Maurizio Chiocchetti, responsabile Italiani nel Mondo, è “l’ennesimo atto della lottizzazione governativa posto in essere nell’azienda televisiva di Stato. Si tratta della stessa azienda che appare impegnata a delegittimare alcuni programmi “non graditi” alla maggioranza. Tale avvicendamento è del tutto incomprensibile. Raitalia infatti ha aumentato in questi anni i propri ascolti e la qualità del servizio reso, quale importante mezzo di comunicazione nazionale, all’estero”.
Rai1, la casa di Berlusconi. E mentre questi segnali velati (forse non così tanto!) fanno capire chi comanda in casa Rai, sulla rete ammiraglia c’è chi non si vergogna a dirlo senza mezzi termini. Solo due giorni fa, il 29 settembre, in occasione del suo compleanno, Berlusconi è intervenuto a UnoMattina, per glorificare il suo miracolo abruzzese, in particolare, e i successi senza precedenti del suo governo in generale. Immancabile nell’iter catodico del cavaliere la battuta conclusiva: “Chiamatemi più spesso, così mi sento meno solo”. La reazione del presentatore Stefano Ziantoni e dell’intervistatrice e vice direttrice del Tg1, Susanna Petruni è degna della più commovente delle soap opera: “Siamo qui ogni mattina questa è anche casa sua”. Profetica, a ben vedere quello che sta succedendo, e un po’ inquietante la replica di Berlusconi. “Vi prendo in parola…”. Solo un paio di anni fa per sentire una frase del genere sarebbe stato necessario sintonizzarsi sul solito Tg4 di Emilio Fede, oggi invece sembra che Porta a Porta abbia fatto scuola e che il diktat, per la reti pubbliche prima che per le private, sia celebrare la grandezza del presidente del consiglio. Anche in modo goffo e quasi umiliante per chi si dice giornalista.
Critiche arrivano da Vinicio Peluffo: “Con la puntata odierna di ‘Unomattina’ è andato in onda l’ennesimo, stucchevole one man show del Presidente del Consiglio. La trasmissione non aveva altro motivo che la celebrazione radiofonica del compleanno di Berlusconi e l’annuncio, ripetuto per la milionesima volta, della consegna di una parte delle abitazioni ai terremotati. Il tutto, prontamente rilanciato dai telegiornali amici, Tg1 in primis. Alla richiesta del Premier di chiamarlo più spesso per farlo “sentire meno solo”, i conduttori del programma hanno invitato Berlusconi a intervenire ogni qualvolta ne abbia voglia. Alla redazione di ‘Uno mattina’ vorremmo ricordare che tra gli scopi del servizio pubblico non è previsto il sostegno psicologico ai premier in crisi. Per quello, se proprio vogliono, esistono le utenze private. Oppure, le tv commerciali, tanto più che, come noto, molte di esse appartengono al gruppo della sua famiglia. Nella settimana della manifestazione per la libertà di stampa quella di ‘Unomattina’ ci pare una gaffe di notevole gravità”.
Sulla stessa linea Vincenzo Vita: “Siamo all’ennesima e incredibile performance del Tg 1 nei confronti del presidente del Consiglio. Oggi, ancora una volta, i giornalisti del Tg1 si sono caratterizzati per una serie di servili convenevoli, durante un’intervista in diretta telefonica nella quale il conduttore, dopo l’appello di Berlusconi ad essere ‘chiamato più spesso’ gli risponde ‘Siamo qui ogni mattina questa è anche casa sua’. E’ questo un ulteriore motivo per esserci tutti, in prima persona, alla manifestazione del 3 ottobre che è contro tutte le forme di censura e anche ovviamente di autocensura.”
Il ricatto del canone. L’ultimo capitolo dell’offensiva della maggioranza e del suo leader all’informazione riguarda il canone Rai. L’auspicio-consiglio del governo, e di Fabrizio Cicchitto in particolare, è semplice quanto sconcertante: un “rigetto
spontaneo da parte di milioni di telespettatori” che “non
vedono risspecchiate in questa Rai le loro sensibilita”. Quindi adesso la guerra è totale: alle reti pubbliche. ai suoi programmi, ai suoi dipendenti e alle sue finanze.
Su questo argomento pubblichiamo le riflessioni di un utente PDNetwork, Mariateresa Capuani: “Vi scrivo per segnalarvi una aspetto del Canone Rai che forse sfugge. Sul sito della Rai si legge (cito testualmente): “Chiunque detenga uno o più apparecchi atti o adattabili alla ricezione dei programmi televisivi deve per legge R.D.L.21/02/1938 n.246 pagare il canone di abbonamento TV. Trattandosi di un’imposta sul possesso o sulla detenzione dell’apparecchio, il canone deve essere pagato indipendentemente dall’uso del televisore o dalla scelta delle emittenti televisive”. Il Canone Rai è quindi un’imposta sul possesso del televisore e della radio. Fare una campagna incitando la gente a non pagare il canone è una cavolata e dimostra l’ignoranza della legge… Noi paghiamo il canone non per avere un servizio ma perchè possediamo un televisore, una radio e al limite un PC. FORSE E’ IL CASO DI FARLO SAPERE: GRAZIE!”.