Signor Presidente,
nella prospettiva della riduzione del danno ho presentato un ordine del giorno che propone di destinare una quota del gettito prodotto dallo scudo fiscale a favore del fondo per gli investimenti nella ricerca di base. In questo primo anno di legislatura, noi del Partito Democratico abbiamo criticato l’esiguità delle risorse destinate dal Governo al settore della conoscenza e ci siamo fortemente opposti alle tante norme che hanno determinato il taglio degli investimenti per la scuola, per l’università, per la ricerca. Il motivo è banale e semplice: sottrarre risorse all’istruzione, all’innovazione, al sapere significa dare meno futuro al Paese, a maggior ragione in una congiuntura economica come quella attuale che ci vede nel bel mezzo di una crisi economica drammatica che purtroppo non ha solo carattere finanziario (come ebbe a dire qualcuno, poi clamorosamente smentito dai fatti, purtroppo per noi).
Pare che il nostro Governo, però, non sia in grado di comprendere la necessità di incrementare gli investimenti nel sapere, mentre lo hanno capito benissimo gli Stati Uniti, la Francia e la Germania, che hanno investito somme davvero ingenti, come ricordava ieri sera la collega De Biasi.
Ma, signor Presidente, c’è di peggio in Italia: il Governo, infatti, oltre ad avere come unica linea di intervento quella dei tagli, aggrava la situazione con la propria inefficienza e sciatteria. È di questa mattina la notizia che il bando Futuro in Ricerca sia di fatto bloccato per la sola responsabilità del Ministero.
Sto parlando dei 50 milioni di euro destinati dall’ultima legge finanziaria del Governo Prodi a vantaggio di progetti di ricerca di giovani studiosi. Ho già polemizzato peraltro con il Ministro su come sono stati individuati i criteri per il bando (non mi dilungo su questo aspetto), ma voglio invece denunciare il fatto gravissimo che, a distanza di ben sette mesi dalla scadenza dei termini per la presentazione dei progetti, non si sia ancora insediata la commissione che deve valutarli: 3 mila e 700 giovani ricercatori hanno creduto nella possibilità di ottenere finanziamenti per le proprie idee ed hanno pensato, alcuni, di poter rientrare dall’estero. Le speranze di costoro sono ad oggi tradite dall’incuria e dalla burocrazia (tanto invisa a questo Governo, almeno a parole, ma che evidentemente impera nel Dicastero della Gelmini).
Voglio concludere questo mio intervento con una considerazione di carattere più generale e politico, che esula dal contenuto dell’ordine del giorno. Lo scudo fiscale previsto dal provvedimento, oltre a rappresentare un gigantesco condono fiscale – lo hanno detto molti colleghi – e un regalo agli evasori, così generoso da non avere eguali nel mondo in termini di percentuali di sconto sulle tasse evase, realizza un meccanismo perverso, forse economicamente utile ma certamente ingiusto dal punto di vista fiscale.
Saranno infatti finanziati con briciole – su questo punto, peraltro, sarà necessario fare chiarezza – alcuni ambiti sociali certamente meritevoli di ogni attenzione, ma sarà utilizzato danaro frutto delle attività illegali. Accade, ad esempio, che al settore dell’istruzione e dell’università viene dato uno con la mano sinistra e di fatto si toglie dieci con la mano destra.
Non so se chiaro ai colleghi e al rappresentante del Governo che con l’approvazione dello scudo fiscale stiamo insegnando ai nostri figli, alle giovani generazioni non il rispetto della legge, ma i vantaggi della furbizia. Stiamo dicendo loro che il banco sul quale stanno studiando è frutto di attività illegali e che coloro che hanno commesso quelle attività illegali hanno ricevuto dallo Stato uno sconto pari al valore corrispettivo di nove di quei banchi che mancheranno ad altrettanti studenti. Stiamo dicendo ai ricercatori precari che a fronte di un microscopio che stanno utilizzando in laboratorio, altri nove ne mancheranno nei dipartimenti, ad esempio di biologia, degli atenei italiani perché lo Stato li ha regalati agli evasori.
Inoltre, il gettito raccolto dallo scudo fiscale è una tantum e non potrà finanziare interventi permanenti, che sono quelli di cui ha bisogno la società della conoscenza. Infine – è noto a tutti – lo scudo diventerà un’immensa operazione di riciclaggio di denaro sporco, utile alla grande criminalità per alimentare le sue attività, certamente in contrasto con gli obiettivi di crescita economica e di benessere sociale che l’investimento nel sapere può introdurre.
Concludo, signor Presidente, ma mi lasci dire che lo scudo fiscale è uno schiaffo in faccia al civismo, alla legalità e al futuro dei nostri giovani e del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
1 ottobre 2009