La lezione di Prodi: «Ci rubano gli ingegneri, l’Italia non innova più», di Bianca Di Giovanni
Quando in Confindustria comincia a parlare Romano Prodi inizia un «film» sul mondo e sull’Italia radicalmente diverso da quello «proiettato» fino a un minuto prima da Maurizio Sacconi. Tutto cambia: analisi e prospettive. A cominciare da quelle ampie, che hanno per orizzonte gli equilibri geopolitici. Il ministro del lavoro parla di un «patto transpacifico» che gli Stati Uniti stanno imbastendo con la Cina. Per lui sarebbe la fine del patto Atlantico, e l’inizio per l’Europa di nuove alleanze. Quelle con Russia e arabi (leggi Libia). Il governo è «amico di Putin» (come il premier) e nemico degli «anglo-cinesi ». Per l’Italia è uno stravolgimento, un gioco pericoloso che isola la penisola del consesso occidentale. Per Prodi invece proprio il rapporto con la Cina è la formula per battere la crisi. «State attenti che la Cina è inarrestabile – avverte Prodi – Meglio averla come alleata e prendere i vantaggi». Per aver detto questo, l’ex premier si è preso «molte legnate» in passato. Ma oggi quel messaggio è più vero che mai. Perché nella storia «si …