1. Lei ricorda che la “riforma” che porta il suo nome è stata approvata nel 2008, senza nessun confronto vero, attraverso tre decreti-legge (112, 137, 154), poi convertiti in legge ordinaria con voti di fiducia, praticamente senza discussione alcuna? Non ritiene che questo metodo abbia determinato ostilità, disagio, sfiducia nel mondo della scuola, tanto da mettere a rischio ogni idea di innovazione e riforma? Perché non accetta di confrontarsi serenamente con gli operatori della scuola? Di ascoltare almeno le loro ragioni? 2. Lei non crede di esagerare mostrando insofferenza verso ogni forma di critica, dissenso, preoccupazione per l’attuale situazione della scuola? Non vede il rischio del conformismo di facciata? Lei ritiene forse che la scuola debba pensare all’unisono obbedendo ad alcune verità pedagogiche obbligatorie? E che la scuola debba essere “governata” attraverso interviste e dichiarazioni in prima serata e non – invece – ascoltata in profondità, per coglierne le difficoltà, ma anche le molte risorse che essa sa esprimere, magari silenziosamente? 3. Lei non percepisce che la scuola è un sistema sociale esteso (che si …