Onorevole Piero Fassino, responsabile Esteri del Pd, l’intervento di Napolitano è davvero uno schiaffo a Berlusconi?
«Le parole del presidente della Repubblica rendono evidente quanto siano inaccettabili e vergognose le parole pronunciate dal presidente del Consiglio. E’ inutile che Bonaiuti e Frattini cerchino di minimizzare quello che tutti gli italiani hanno visto: la violenza con cui Berlusconi inveiva contro l’opposizione scagliandole accuse infamanti. Per una volta dovrebbe avere l’umiltà di riconoscere che ha sbagliato e chiedere scusa alle persone che ha offeso».
Pensa che le parole di Berlusconi siano solo un’uscita da comizio?
«Quando Berlusconi parla a braccio, esaltato dai suoi fans, esprime davvero quello che pensa. E’ inaccettabile che il capo del governo dimentichi che i soldati italiani sono in Afghanistan anche grazie al contributo convinto dell’opposizione. Ed è tanto più grave perché sono state dette a pochi giorni dalla tragedia di Kabul che ha visto tutto il Paese solidale. Altrettanto inaccettabili sono le parole sull’immigrazione: Berlusconi non può non sapere che gli immigrati non li ha fatti arrivare la sinistra, ma che è il nostro sistema produttivo ad averne bisogno».
Pensa che la posizione del premier sia condivisa dal governo?
«Mi auguro che anche nel centrodestra ci sia chi ragiona. Ma certamente questa invettiva così violenta è un segno di debolezza, un’ulteriore conferma di un Berlusconi che non è più sicuro della sua maggioranza, avverte una riduzione dei consensi e cerca di recuperarli caricando i suoi pasdaran. E’ un classico della politica: quando un leader è in difficoltà cerca di uscirne radicalizzando lo scontro».
A Napolitano hanno replicato in modo critico esponenti dell’opposizione extraparlamentare: di sinistra, Rifondazione, e di destra, Forza Nuova. Le nostre critiche vanno rispettate, hanno obiettato.
«Chiunque conosca il rigore e l’equilibrio di Napolitano non può equivocare: nelle sue parole c’era la stigmatizzazione di comportamenti inaccettabili come bruciare bandiere o pronunciare slogan di dileggio nei confronti dei soldati italiani. Non c’era nessuna censura nei confronti di chi esprime concetti politici che possono essere condivisi o no, ma non offendono nessuno».
Continuerete a collaborare col governo in politica estera?
«”Collaborare” è una parola che può generale equivoci. Di fronte a temi particolarmente impegnativi, un’opposizione che ha cultura di governo ha il dovere di assumersi le proprie responsabilità, e noi ce le siamo assunte. Con lo stesso senso di responsabilità vogliamo concorrere a una riflessione sull’andamento delle missioni, a partire da quella afghana».
Presto sarà sul tavolo un altro tema caldo, l’Iran. A quali condizioni collaborerete col governo?
«Chiediamo al governo di contribuire attivamente alla ricerca di una soluzione politica, e di farlo non in modo solitario ma partecipando alle scelte della comunità internazionale nelle sedi in cui se ne discuterà, Unione europea e Onu».
La Stampa, 29 settembre 2009